Archivi del mese: aprile 2005

Lo spaccio della verità. (Istruzioni per l’uso)

Il testo pubblicato dal capodivisione Tuzzi (la celeberrima conferenza veneziana) è teoresi allo stato puro. Tagliata egregiamente, ma non diluita né mescolata con altro. Chi dunque è abituato a trattare la verità con una logica già bell’e confezionata, o con precostituite certezze empiriche, facesse attenzione: il pericolo di overdose è molto forte.

Per motivi di precauzione, oltre a qualche piccolo taglio (specie nelle note), è tagliato via un intero paragrafo. E’ roba che scotta.

Coloro i quali volessero iniettarsi anche il paragrafo in questione (l’aporia del nulla!), debbono farmene richiesta diretta. (Anche uno spacciatore di trionfanti verità osserva una sua morale).

Il paragrafo verrà somministrato al riparo da occhi indiscreti, dietro una pitagorica tendina (cioé: via email).

Effetti collaterali: la somministrazione del preparato provoca, specie nei soggetti allergici alla filosofia teoretica, giramenti di testa, spossatezza, e soprattutto eruttazioni incontrollate di ogni genere di insulti.

Che Dio ve la mandi buona.

Utilities

Ora vediamo se questo blog serve a qualcosa, o è tutto tempo perso: stasera Marco Sprocati compie 40 anni. Ora io: che gli regalo? Per i suggerimenti avete tempo fino alle 17.00. Poi vado.

Protervo intollerante con la malafede dei relativisti, senza disponibilità al dialogo proficuo, che teme il ridicolo per via della propria allure intellettuale e preferisce autocompiacersi sottilmente e sterilmente

CERCASI

(una risposta a Shangri-La, a proposito del famigerato articolo sul Riformista)

Cara Shangri-La:
1. Io non faccio semplicemente rimbalzare (nell’articolo) l’accusa di fondamentalismo su chi ha fede. Dico tutt’altro: dico che l’accusa di fondamentalismo se la merita non chi nutre una fede forte e chiara, ma chi pretende di imporla.
2. Va benissimo che una fede imposta sia una contraddizione in termini. Però per favore: dai un nome a pratiche (un tempo praticate) come chiedere a un ebreo di convertirsi altrimenti: arrostirlo.
2b Non dico affatto, non ci penso nemmeno, che la Chiesa faccia questo o voglia farlo, dico solo che se fede imposta non ti piace, devi trovare un nome per gli arrosti, per i conversos, ecc. ecc..
2c Concedimi non molta, ma almeno un po’ di intelligenza: fondamentalismo (religioso) è voler imporre ciò che consegue da una certa fede (ma van fatte distinzioni che sotto faccio, 4d). Non si capiva? Mi pare di sì, visti gli esempi che adduci.
3. Io concedo a un cattolico di votare come vuole. Figuriamoci. Concedo pure a un tedesco di votare come vuole, ma non chiamo liberalismo il nazismo (Di nuovo, faccio esempi esorbitanti avendo certezza che tu veda bene ciò di cui l’esempio è esempio: io non paragono mica i cattolici ai nazisti, povera la mia mamma, dico solo che dal diritto dei cattolici – o di chiunque altro – a votare come credono non consegue che le leggi approvate democraticamente a maggioranza siano per ciò stesso laiche, liberali e rispettose dei diritti individuali. La legge 40 lede secondo me certi diritti, in particolare della donna. E’ stata votata a maggioranza: devo per questo, per essere coerente come tu dici, pensare che non li lede?)
4. La malafede dei relativisti. Prima di accusare qualcuno di malafede, ce ne vorrebbe un po’, non credi?
4b. Dal fatto che io trovi l’espressione ‘dittatura del relativismo’ inappropriata ai nostri tempi (per non dire scorretta) secondo quale logica o quale grattatina consegue che io sia un relativista?
4c. Dal fatto che io trovi l’espressione ‘dittatura del relativismo’ inappropriata ai nostri tempi (per non dire scorretta), consegue che io consideri il cattolico un fondamentalista? E poi di chi parli? Del cattolico come tale? Ma dove l’hai letto? Perché mi fai così poco intelligente?
4d. Io son capace di qualche distinzione. Oltre al fondamentalismo c’è il paternalismo, c’è il conservatorismo, c’è il tradizionalismo, c’è l’autoritarismo, c’è il papismo, c’è il clericalismo, c’è la semplice ingerenza, c’è, c’è, c’è. Un’altra volta ne parliamo. Fra poco compiliamo il 740 e ne riparliamo: va bene?
4e Qual è l’espressione proterva del mio articolo, di grazia?
5. Articoli come il mio contribuiscono alla vittoria della destra scassatissima? Questa non l’ho capita. Vabbè che tutto si tiene, però.
6. Io nella noosfera non mi ci addentro. Io non parlo così (e neanche Sini, che fuggevolmente citi, per dire).
7. Può darsi, anzi son sicuro che nel dialogo con la Chiesa non si possano trascurare salvezza e perdizione. Però non è che posso fare tutto in un articolo. o pensi che per discutere di legge 40 dobbiamo parlare di salvezza e perdizione?
8. Menate sillogistiche (e altre piacevolezze). Ma non sarebbe il caso di discutere nel merito, invece di sparare così a casaccio? Vuoi che il prossimo articolo su Ratzinger lo scriva con una premessa del genere:
Premesso che il Papa è persona coltissima e di grande dottrina, con un curriculum impressionante, studi teologici di prima grandezza e un’età ragguardevole, e premesso che è il PAPA, e chi sono io per, pure, dagli abissi di ignoranza nei quali mi trovo, mi pare di poter umilissimamente dire che.
Posso farlo (stile Benigni e Troisi a Savonarola, che dici?), però sai, io mi sono laureato su Kant (son giovane, comunque: puoi sbertucciarmi), su Kant che diceva: “questa è l’epoca della critica”, con quel che segue (te lo risparmio), Kant che difendeva almeno il diritto di penna. Non che nessuno me lo conculchi, per carità, però non andrei troppo fiera di una cosa che suona troppo: chi sei tu, giovincello, per criticare cotanto uomo (cotanto)?
8b Ma poi scusa: com’è che l’ironia dà così fastidio? E’ dissacrante? Appunto. (Io sono uno di quelli che tra il sacro e il santo preferisce il santo).
8c Irony, contingency, solidarity
9. Visto che senza troppo grattare la vernice del tuo articolo mi trovo dipinto da protervo intollerante con la malafede dei relativisti, senza disponibilità al dialogo proficuo, che teme il ridicolo per via della propria allure intellettuale e preferisce autocompiacersi sterilmente e sottilmente (però: tanti complimenti tutti in fila neanche luminamenti!), ti chiedo: ma non ci sarà un po’ di intollerante protervia autocompiacente con annessa malafede causa allure intellettuale e indisponibilità al dialogo nel supporre che un laico consideri la propria verità “qualsiasi fra le altre”? Ma che ne sai tu del modo in cui io vivo (in/per) la verità? Cosa ti fa supporre che chi ritenga che tutte le verità hanno diritto di cittadinanza abbia per sé una verità di serie B, una verità qualsiasi, senza le vertigini della salvezza e della perdizione, e per la quale non varrebbe la pena morire? Cosa ti fa supporre che il fatto che io ritenga di non dover imporre la mia verità, e che sarebbe meglio che nessuno ci provasse, renda la mia verità meno verità, meno esistenzialmente verità la mia verità?
9b Ma soprattutto, sei sicura che la verità è mia, o di un cattolico?
9c Ho un carissimo amico salesiano, che vive la sua fede nel più bello dei modi,  esponendosi al senso del ridicolo, come tu dici. Mi avrà contagiato.
10. Lascio per quest’ultimo punto l’unica questione specifica che riguardi il mio articolo da te trattato (peraltro riconoscendo, bontà tua, che ho montato i freni). Ho l’impressione che tu abbia saltato un rigo, questo: Se si trattasse soltanto di un errore logico, o di un insospettabile amore del nuovo papa per il paradosso, basterebbe, come dicono i logici, calcolare. Ma nelle parole del cardinale Ratzinger pronunciate poche ore prima dell’elezione, c’è qualcosa di più”. L’hai letto? C’è evidentemente anche una retorica e dell’ironia nel metterla nei termini di un errore logico (più d’uno): lo so bene e l’ho detto: e la frase che cito dovrebbe dimostrare anche a te che ne ho perfetta consapevolezza. Il punto è che però c’è (è il mio giudizio: se vuoi opinabile, ma il mio giudizio: o avere un giudizio è protervia autocompiacente eccetera eccetera?) c’è della retorica anche e soprattutto nell’espressione “dittatura del relativismo”, che altrimenti non avrebbe attirato tanti commenti. E il coltissimo e intelligentissimo Eligendo lo sapeva e lo sa bene. E a me hanno insegnato che a retorica si risponde con retorica: alla retorica con la quale si vuol far passare per dittatura quel che dittatura non è, si risponde con altra e sperabilmente migliore e un pochino più veritiera retorica.
P. S. Se posso trovare un posto nel tuo cuore: il tuo è un gran bel blog, e visto che li citi: Sini è forse il più grande, Severino è un fior di pensatore pure lui, e io da costoro imparo, non da altri (cioè sì: dal mio maestro, Vitiello). Ciò non toglie che possa essere con costoro in dissenso radicale su questo o quel punto. Loro hanno oltre settant’anni, ma credo che nessuno di loro mi farebbe pesare la veneranda età.

Ad maiorem gloriam

Veramente impressionante la documentazione prodotta dal capodivisione Tuzzi: ha la prova che Azioneparallela è stato a Venezia (più tardi, chissà, avrà anche la relazione)! E subito dopo i miei vaniloqui, a proposito di impressioni impressionanti, s’è potuto ascoltare, in tema di fecondazione Carlo Flamigni. il giurista Casonato, e il Filosofo Possenti (la maiuscola indica l’altezza concettuale raggiunta dalla sua relazione).

Possenti ha detto: Uè! C’è una storia della filosofia universale, mica no! Poche storie! Mica conosce solo la scienza, conosce anche la filosofia! Bando alle ciance! Ci sono acquisizioni definitive della filosofia. Horresco! Chi è per il sì ai referendum muove da presupposti utilitaristici, se ne approfitta che l’embrione non sa parlare, lo considera solo un grumo di cellule. Presupposti! Presupposti! Presupposti! Io sì che so vederli.

Allora io, che son Possenti, sai che ti dico? Che non saranno forse decisivi, i motivi, ma sufficienti sì, per sostenere lo statuto personale dell’embrione. E in dubio pro embrione. E quali sono, questi motivi? Sin dal concepimento si attua una trasformazione sostanziale (acquisto per sempre). La persona è rationalis naturae individua substantia (acquisto per sempre! acquisto per sempre!). Dunque, e sottolineo dunque, l’embrione è persona.

Cioè: una vorrebbe sapere dove diavolo stia la rationalis natura, in quale delle poche cellule embrionali. Una vorrebbe sapere quand’è veramente individuo l’embrione (o il pre-embrione). Uno vorrebbe che Possenti spiegasse perché quella definizine si attaglia all’ootide. Ma niente, la scienza è utilitarista, la criocnservazione è "violenza barbarica", il contrattualismo è "volontà di potenza".

E io a sera, a San Trovaso, ho aperto nichilisticamente con lo spritz e chiuso in gloria con lo sgroppino.

Almeno un post

Friedrich ha linkato un lungo testo di Ratzinger sulla libertà. Chi non se lo legge tutto è pigro, dice. Allora me lo sono letto. Nei commenti, di là, ho detto frettolosissimamente la mia. Non riporto qui la risposta proprio perché è frettolosa e passabilmente liquidatoria. Non voglio sputare sentenze. Allora mi limito a dire: io non faccio un solo passo avanti (io, gli altri corrono, eccome se corrono) con il concetto di libertà così come lo tratta il testo di Ratzinger. Forse, faccio qualche passo indietro: sia nelle "astratte considerazioni filooofiche" (queste cavolo di considerazioni filosofiche sono sempre astratte, per la miseria), che in quelle più concretamente politiche.

(Ho perso un’ora, almeno un post mi toccava).

Indiscrezioni

Cominciano a filtrare le prime indiscrezioni sulla conferenza veneziana. Il capodivisione Tuzzi è in grado di mostrare non il pensiero in azione, ma ciò che rimane del suo passaggio su questa terra

Facilonerie

Il pezzo di ffdes su Leftwing è stato ripreso da Malvino. E tanto basterebbe. A me del pezzo ha colpito questa notazione: "che gran parte delle espressioni usate da Ratzinger per illustrare il suo pensiero" provenivano dalla lettera di Paolo agli Efesini. Bene: mi chiedo se nella lettera di Paolo agli Efesini ci fosse la parola ‘relativismo’. Sarebbe curioso. Mi chiedo pure se Ratzinger, dicendo che "si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie" intendesse che una tal dittatura si stia costituendo tra i cristiani, "nella comunità ecclesiale", come ffdes sembra curiosamente intendere, e solo in quella. Il fatto è che se pure si stesse costituendo solo lì (e dire che adesso il Papa è lui: voglio vedere), è perché la Chiesa dà a volte retta alle lusinghe del mondo. Il che significa: nel mondo si sta costituendo una dittatura del relativismo. Caro Marco, c’è o non c’è questa dittatura del relativismo? Ci tiranneggia o no il relativismo (a noi tutti, e quindi anche ai cristiani che ne vengono sballottati)? Son domande facilone, mi rendo conto. Ma pure le risposte lo sono, o dovrebbero esserlo. Non è che se tu dici: ma Ratzinger si rivolge ai cristiani, e a loro dice di non cedere al mondo in cui il relativismo la fa da tiranno (da dittatore) io mi senta più tranquillo:, perché, beh, sì, ce l’ha coi cristiani. Ce l’ha coi cristiani anche (non voglio dire soprattutto ma anche) perché dà quel giudizio sul mondo: è faciloneria lasciar perdere quel giudizio, o provare a discuterlo? Ai cristiani dica quel che vuole: se di me dice che sono sotto dittatura, beh, se ne discute: no?

(Ma poi una curiosità: cos’hai tu contro il libertinismo? Siamo daccapo all’io e alle sue insane voglie – insane ce lo metto io?).

Domande

Torno a casa da Venezia. Disfo la valigia. Accendo il computer. Lancio il feedreader. Leggo la posta. Sesto Empirico (che era a Venezia, e che mi perdonerà se estraggo da una mail privata) mi scrive fra l’altro: "La cosa che mi resta oscura, ripeto, è la problematicità del problema stesso: tu hai presentato un problema ma non hai detto – forse mi è sfuggito – perchè è un problema, che cosa lo fa essere un problema, da quale punto di vista è problema. Secondo me la forza della filosofia risiede non tanto nel sollevare problemi, quanto proprio nel mostrare con chiarezza perchè si tratta di problemi, e che cosa implicano". Ben detto. Giusta obiezione. Proverò a rispondergli, e non sarà facile.

Ma intanto il feedreader ha fatto il suo dovere, e tra i post nuovi mi segnala quello di Windrosehotel, che linka un articolo dell’Avvenire sulla linea neopagana in filosofia: c’è unun libro di Paul Gilbert che sottopone i filosofi italiani ad esame: quanto sono cristiani? quanto sono importanti per i cristiani? quanto conoscono il cristianesimo? che sfida rappresentano per il cristianesimo? ecc. ecc.. Mi colpisce che Gilbert, ordinario di Filosofia teoretica alla Gregoriana, non sembri giudicare rilevante o pertinente domandarsi anche perché la filosofia, italiana e no, debba essere importante o meno per il cristianesimo. Si domanda Gilbert chi fra cristianesimo e filosofie neopagane saprà rispondere meglio alle aspettative di senso degli uomini, e non si domanda invece perché la filosofia dovrebbe rispondere alle aspettative di senso degli uomini, qual è il senso del senso, ecc.

Beh, meglio, molto meglio la domanda di Sesto Empirico.

Misure e contromisure

C’è Leftwing: credevate forse che partissi senza lasciarvi un pensierino? C’è Ratzinger e la misura della stoffa, che è mio, e c’è Ratzinger e la misura della fede, che è suo).

Poi c’è la goccia, che è di Ludovico.

Vigilia veneziana

Io, la notte, ne approfitto per dormire.

(dedicato con una punta di perfidia ad ansiosi ed insonni)

Ohne warum
 
Mi sto convincendo che alla fine quello che (a parte il titolo di questo post) non fa filosofia, nel senso che si fa piuttosto ragionevole e di buon senso, sono io. Sofri scrive: sono ragionevolmente ateo? E Attentialcane domanda: che significa ragionevolmente? Pensi così di poterti esimere da una dimostrazione della non esistenza di Dio? Beh, io sì. Penso che un ateo non è dogmaticamente ateo se gli manca una dimostrazione dell’inesistenza di Dio. Né un  credente è dogmaticamente, cioè fideisticamente e non ragionevolmente credente, se gli manca una dimostrazione dell’esistenza di Dio. Diversamente da Attentialcane (che sul punto sembra andare singolarmente d’accordo con Benedetto XVI) penso che sia abbastanza irragionevole pretende una dimostrazione dell’esistenza di Dio, o della sua inesistenza.
(e Si faccia lo stesso discorso anche quando si voglia ragionare in termini di probabilità, di verosimiglianza, ecc.).

Gay Pride

Poiché ho aderito, volevo darvene buona ragione

L’onore delle armi
 
Prima di incocciare, rendo onore. Questo è per Tarca il momento kantiano della filosofia:
La contraddizione è determinata dal fatto che si tratta ciò che è condizione della possibilità del mondo, ovvero il suo fondamento, come una cosa del mondo: la soluzione della contraddizione consiste nel distinguere nettamente i due ambiti. Questo consente: da un lato di essere rigorosi in quanto scienziati, liberando il pensiero del mondo dai gravami metafisici, e dall’altro lato di essere autentici in quanto uomini, affrancando la dimensione spirituale (etico-religiosa) dal feticismo al quale essa si riduce quando assoggetta il divino a parametri antropologici e mondani” (L. V. Tarca, Differenza e negazione, La città del sole 2001, pp. 368-369).
(Si noterà che siamo dalle parti del comune buon senso, prima di stravolgere il quale bisogna pensarci bene).

In soli diciotto punti (!)

La relazione veneziana di martedì (ore 13.00, a Filosofia ma non so bene dove) ha i suoi paragrafetti, che vi regalo in anteprima, così fate a tempo a non venire:

  1. Ringraziamenti
  2. Il titolo: ambizione e incomprensibilità
  3. Indifferenza, in due, e quel che indifferenza non è
  4. Diversità e indifferenza: le pesanti responsabilità di Hegel
  5. In che rapporto stanno i diversi di fronte alla loro determinatezza, o: l’indifferenza della differenza
  6. I diversi si determinano, o: l’indifferenza come differenza determinata
  7. I due lati dell’indifferenza come differenza determinata: il momento della diversità
  8. I parenti poveri: l’eguale, il diseguale e il terzo incomodo
  9. Intermezzo: La poca luce dell’indifferenza e l’arcobaleno della letizia
  10. Il ragionamento di Platone: qualcosa è, ed è qualcosa
  11. Viatico per sottrarsi alla solare evidenza del principio
  12.  L’essere preso come: un’interpretazione sintetica del principio di identità
  13. Il caput mortuum del pensiero e la verità concreta (un’obiezione seria ed importante)
  14. Quel che viene detto col parlare identico
  15. Una domanda prima che cali il sipario dell’identità
  16. Che cosa significa pensare in regime di indifferenza
  17. Il luogo dell’indifferenza e la grazia del pensiero
  18. Postilla inconclusiva ma scientifica

Gli armadi la filosofia e il cambio di stagione

Ad ogni cambio di stagione, arriva la polemica fra la scienza e la filosofia (tra scienziati e filosofi): su Repubblica di ieri (che non trovo online, e nemmeno trovo più on carta), una pagina di Odifreddi contro Severino. Sfrondata dalle polemiche, la sostanza è questa: tu Severino mi dici che la scienza ignora la filosofia, e così ignora i suoi più profondi presupposti, e io ti dico: la scienza avrà pure i suoi non adeguatamente pensati presupposti, ma può la filosofia pretendere di conoscere quei presupposti se non conosce la scienza? La scienza è cieca senza la filosofia, ma la filosofia, ahilei, è vuota senza la scienza.

Ora, premesso che io rimprovero a me stesso di non conoscere se non per sommissimi capi cosa fa la scienza oggi (le scienze), e di avere di logica e matematica solo debolissimi rudimenti, e premesso che non c’è solo questo che la filosofia non può ignorare, perché a differenza di Odifreddi il filosofo non può mica dare per ovvio che la verità accade dalle parti di Einstein e non da quelle di Proust, e dunque sotto con l’arte (le arti), e la letteratura; e poiché poi non c’è motivo per ritenere che si possa far filosofia ignorando quel che di screanzato nel mondo ti combinano gli uomini, e dunque sotto con la storia e la politica e le scienze umani; e poiché gli uomini parlano e il linguaggio è più che la nostra pelle,. e col linguaggio non si scrivano poesie ma anche programmi per computer, sotto con tutto il resto, dalla psicologia alla linguistica all’I.A.; premesso tutto questo (ma premesso anche tutto quello che ho dimenticato, perché la filosofia, da che mondo è mondo e filosofo è filosofo, si occupa di tutto, ma proprio di tutto, e non può cavarsela stando ai principi se non vede cosa e come dai principi principia, né se il principiato qualche problema ai principi lo dia, e allora si cambia e si ricomincia, e poi chi l’ha detto che ci sono ‘sti principi?), premesso premesso premesso, una domanda:

e se la filosofia fosse vuota? Se la verità fosse vuota? Chi l’ha detto che in filosofia dobbiamo stipare ogni cosa? Ad ogni cambio di stagione, svuotate gli armadi!

(L’ultima proposizione serve a curare con l’ironia la massiccia dose di misticismo presente nel post).