Archivi del giorno: aprile 12, 2005

Un incontro mancato

Se il centro-destra si lecca le ferite, è anche perché in tempi non sospetti, da questa parte del mondo, solidi pensatori provvedevano a ridefinire alacremente le coordinate etico-politico-filosofico-ideologiche della sinistra che verrà. E così Etienne Balibar si interrogava da par suo (e con punto interrogativo ben in vista) su un incontro mancato (peccato!). Tra chi? Come tra chi, tra Lenin e Gandhi. Eh sì, l’incontro è proprio mancato. (E anche il bel marxismo ortodosso di una volta finisce che ci manchi un po’).

Tempo di bilanci

Giornata proficua, oggi in facoltà. Esami al mattino, consiglio di Corso di laurea al pomeriggio. Ed in più: il graditissimo regalo da parte di senior s, che ogni tanto spunta anche nei commenti, di un’edizione ottocentesca del Contratto sociale; i complimenti per il blog da parte di una studentessa, che in cambio si prende un bel 30 (ma cosa non ti combinano questi professori al giorno d’oggi!); la visita al nuovo studio nella nuova sede, più spaziosa e con vista (non importa su cosa, ma con vista; eppoi la sede è vecchia, è nuova solo per noi di lettere e filosofia) dono illegale della discografia completa dei Pink Floyd su Cd-Rom da parte di un impiegato. Non mi posso lamentare, proprio no.

Orsù, facciamo prima

Non vorrei dover seguire prima o poi i consigli di Malvino, ma certo che tenere un blog comporta tanta, tanta pazienza. Luminamenti ha finalmente prodotto il suo attesissimo pezzo su Kant, in cui al seguito di Vito Mancuso (se ben capisco) ravvisa "evidenti incongruenze e impossibilità dimostrative [?] causate dalla negazione della conoscibilità dell’anima", poiché a quanto pare ci tiene a far dire a Kant, o almeno a dedurre dalle incongruenze che ravvisa nei suoi scritti (o a fargli provare "senza saperlo"), che "quindi" l’anima esiste (si noti il "quindi"). Io mi sono letto diligentemente(pure troppo) il suo pezzo, e queste benedette incongruenze e impossibilità dimostrative non le ho trovate. Gli ho scritto nei commenti, notando le sue incongruenze (che non son poche per un pezzo non lunghissimo, e che vi elenco in fretta qui: s’inventa un uso dei termini di significato e verità che non c’è in Kant; confonde il considerarsi libero con l’essere libero; scambia l’oggetto interno con l’ente noumenico; salta a piè pari l’idea centrale in Kant dell’autonomia della ragione e così sostiene che per Kant la ragione è disciplinata da qualcosa di più alto di lei; chiede al dovere morale un impegno teoretico che non è affatto richiesto da Kant) – gli scrivo, e lui che mi fa? Mi dice (sempre nei commenti) di ripassarmi la Critica, mi rimanda al poderoso kantismo cattolico (ovviamente: c’è anche l’antikantismo cattolico), cita Ferraris e Deleuze (due non kantiani – magari grandi filosofi ma non certo filosofi kantiani), e insomma tutto, pur di non produrre un argomento uno su qualcuna delle sue incongruenze (a meno che non si consideri un argomento scrivere: "Ma lo dice Kant stesso!").

Ora mi aspetto che venga qui a commentare e a spiegarmi che non ho letto questo e quello, e che non sono rigoroso su questo e su quello, e che quello che ho scritto non c’entra nulla con quel che ha scritto lui, et similia. Caro Luminamenti, dallo per scritto un commento simile: facciamo prima. E argomenta un pochino, suvvia.

P. S. (Il testo kantiano non è affatto privo di incongruenze anche gravi, ma questo non autorizza nessuno a farla così facile come la fa Luminamenti: c’è un uso pratico della ragione, dunque l’anima esiste. Oppure: oltre all’intelletto c’è la ragione, dunque l’anima esiste; o ancora: mi considero libero, dunque l’anima esiste. Ma stiamo scherzando? Ma davvero si pensa di regolare così facilmente i propri conti?).