Archivi del giorno: aprile 14, 2005

Che cosa significa pensare

C’è un rischio dittatura in America, e da dove viene? cosa fareste se Prodi vi stuprasse? chi ne capisce di più di medicina: Margherita Hack, Oriana Fallaci o i medici? se la vita non è solo intelligenza (infatti – infatti!? – gli animali non scrivono la Divina commedia e non dipingono la Cappella Sistina), chi scrive la Divina Commedia e dipinge la Cappella Sistina perché scrive e dipinge, mica perché è intelligente? Sono solo alcuni dei profondi spunti di riflessione che è possibile trarre dalla intervistona di Rocca alla Fallaci.

(Tranquilli, non l’ho mica letta, è che Daw ne ha estratto passi preziosi. Lo stile è schietto, dice Daw, ma non è che se una sciocchezza è schietta è meno sciocchezza)

Le mie due questioni

Le mie due questioni
 
Ho aperto la cartella “Polemiche letterarie”, e paff! Nazione Indiana si è scatenata: dopo Antonio Moresco e Filippo Laporta (con rispostaccia di Moresco), sono intervenuti, a proposito del clima di restaurazione denunciato dal primo, Giuseppe Caliceti (con rispostaccia di Moresco e ancora replica di Caliceti), Carla Benedetti, Sandro Pallavicini, Raul Montanari (con domanda di Carla Benedetti), Livio Romano, e Tiziano Scarpa. Poi c’è l’incursione-digressione di Gianni Biondillo e Loredana Lipperini. Poi c’è l’autocollocazione di Giulio Mozzi. Poi ci sarà dell’altro da qualche altra parte. (Curioso però che tra le altre cose si dica che i blog son belli perché c’è la colonna dei commenti, ma poi questi testi non finiscono nei commenti perché i commenti, a dire della Benedetti, sono diventati infrequentabili).
Ieri, molto (troppo?) diligentemente, mi son letto tutto: inhumanus sum. Ed ecco, al colto dall’inclita, le mie due questioni per capire:
1. ci sarà pure un clima di restaurazione, una cappa pesante e un’aria irrespirabile; mettete però un po’ di date: quando è cominciato e quanto è destinato a durare? Mi fate capire se è per voi un fenomeno epocale, oppure quinquennale, decennale, secolare? Mi pare importante: per la corretta diagnosi e per le opportuna contromisure. Ho infatti l’impressione (ma posso sbagliarmi) che in sede di diagnosi il fenomeno appaia gigantesco, ma che in sede di prognosi non si vada al di là di punzecchiature di penna. Se è gigantesco, le punzecchiature non bastano (e ha ragione Caliceti a parlare di marginalità, che non c’entra nulla con la rassegnazione: mi pare solo più coerente), e se non sono mere punzecchiature, è perché il fenomeno non è gigantesco (oppure: i fenomeni giganteschi sono altri);
2. bisognerà pure avere un sogno, resistere e lottare (linea Bendetti-Moresco), ma questo: mi spiegate quanto c’entra con la letteratura? Si vorrà forse dire che sotto una cappa è buona letteratura solo quella che cerca di togliere la cappa? E perché? C’è una qualche ragione per la quale, ammesso che un’opera debba collocarsi esplicitamente rispetto al proprio tempo (ammesso e non concesso, ovviamente), perché tale collocazione debba essere per forza nel senso del contrasto e dell’opposizione? Perché confondere una legittima e rispettabile (e pure condivisibile) poetica, con la letteratura tout court?
Io, poi, considero che sia un errore pensare che l’intossicazione, la restaurazione, il genocidio culturale siano tali da impedire ut sic di produrre buona letteratura (peraltro: se davvero lo sono, la buona letteratura non c’è, e se non lo sono è anche perché c’è la buona letteratura), e che solo disintossicandosi sia possibile scrivere. Sono anche portato a ritenere che scrivere sia per sé un atto di disintossicazione, ma può esserlo anche per vie del tutto nascoste e impensate, oppure del tutto personali, oppure invece (anzi: soprattutto!) così universali da liberarci non dalla cattiva salute del mercato editoriale italiano, ma da scadenti modi di pensare e di vivere (e per gli scadenti modi di pensare e di vivere, le cause – e la diagnosi – possono rialire anche alla notte dei tempi, anzi: risalgono SEMPRE alla notte dei tempi).
 
P. S. In tutta questa vicenda, le righe più belle sono quelle sull’uva e la volpe (ve le linko di nuovo). E Tiziano Scarpa, sul punto, ha ragione (anche se il punto è un altro).
Aggiornamento: Montanari risponde a Benedetti: si attendono nuovi sviluppi
Aggiornamento! Andrea Inglese risponde a Benedetti (e qui io ci trovo cose interessanti)
Aggiornamento!! Benedetti risponde a sua volta a Montanari (ma il merito si va allontanando).
Aggiornamento!!! Interviene (è al suo esordio sul tema) Helena Janeczek (sì, il merito si è allontanato).
Aggiornamento!!!! Giulio Mozzi preterisce. Ma dubito che si chiuda qua.

Sentieri interrotti

E’ morto Leo Lugarini. La rivista "Il pensiero" alla quale collaboro, era da lui diretta dal 1957, sebbene fosse ormai allestita di fatto da Vincenzo Vitiello, che di Lugarini è stato giovane collega a L’Aquila. L’ultimo libro, Hegel e Heidegger. Divergenze e dissonanze (Guerini 2004) è qui sulla scrivania: l’ho appena aperto. E ne traggo questo passo, come un piccolo omaggio:

"Eravamo partiti dall’aforisma ex nihilo nihil fit. Dapprima sembrò che ne fosse escluso, e perfino vanificato, l’aforisma inverso: ex nihilo omne ens fit. Poi il rapporto è risultato alternativo piuttosto che rigidamente esclusivo; in seguito la situazione si è rovesciata, essendo apparsa, in forza dell’irriducibilità dell’essere all’ente, non l’inconsistenza ma l’incisiva pregnanza del secondo enunciato. Su questo terreno abbiamo veduto incontrarsi Heidegger e Hegel, sotterraneamente accumunati da un’adesione di fondo al dettato del secondo aforisma – in contrasto con la tradizione predominante e di là dal loro differente modo di pensare e dalle loro anche lontane problematiche ed impostazioni. L’accumunamento non è privo di significato. Lascia intravedere la compresenza nel pensiero contemporaneo di una diversa tradizione, contraddistinta nella fattispecie non dall’alternativa tra fondamento e nulla bensì dall’assunzione del nulla a fondamento, del nulla coniugantesi con l’essere".