Le mie due questioni
Ho aperto la cartella “Polemiche letterarie”, e paff! Nazione Indiana si è scatenata: dopo Antonio Moresco e Filippo Laporta (con rispostaccia di Moresco), sono intervenuti, a proposito del clima di restaurazione denunciato dal primo, Giuseppe Caliceti (con rispostaccia di Moresco e ancora replica di Caliceti), Carla Benedetti, Sandro Pallavicini, Raul Montanari (con domanda di Carla Benedetti), Livio Romano, e Tiziano Scarpa. Poi c’è l’incursione-digressione di Gianni Biondillo e Loredana Lipperini. Poi c’è l’autocollocazione di Giulio Mozzi. Poi ci sarà dell’altro da qualche altra parte. (Curioso però che tra le altre cose si dica che i blog son belli perché c’è la colonna dei commenti, ma poi questi testi non finiscono nei commenti perché i commenti, a dire della Benedetti, sono diventati infrequentabili).
Ieri, molto (troppo?) diligentemente, mi son letto tutto: inhumanus sum. Ed ecco, al colto dall’inclita, le mie due questioni per capire:
1. ci sarà pure un clima di restaurazione, una cappa pesante e un’aria irrespirabile; mettete però un po’ di date: quando è cominciato e quanto è destinato a durare? Mi fate capire se è per voi un fenomeno epocale, oppure quinquennale, decennale, secolare? Mi pare importante: per la corretta diagnosi e per le opportuna contromisure. Ho infatti l’impressione (ma posso sbagliarmi) che in sede di diagnosi il fenomeno appaia gigantesco, ma che in sede di prognosi non si vada al di là di punzecchiature di penna. Se è gigantesco, le punzecchiature non bastano (e ha ragione Caliceti a parlare di marginalità, che non c’entra nulla con la rassegnazione: mi pare solo più coerente), e se non sono mere punzecchiature, è perché il fenomeno non è gigantesco (oppure: i fenomeni giganteschi sono altri);
2. bisognerà pure avere un sogno, resistere e lottare (linea Bendetti-Moresco), ma questo: mi spiegate quanto c’entra con la letteratura? Si vorrà forse dire che sotto una cappa è buona letteratura solo quella che cerca di togliere la cappa? E perché? C’è una qualche ragione per la quale, ammesso che un’opera debba collocarsi esplicitamente rispetto al proprio tempo (ammesso e non concesso, ovviamente), perché tale collocazione debba essere per forza nel senso del contrasto e dell’opposizione? Perché confondere una legittima e rispettabile (e pure condivisibile) poetica, con la letteratura tout court?
Io, poi, considero che sia un errore pensare che l’intossicazione, la restaurazione, il genocidio culturale siano tali da impedire ut sic di produrre buona letteratura (peraltro: se davvero lo sono, la buona letteratura non c’è, e se non lo sono è anche perché c’è la buona letteratura), e che solo disintossicandosi sia possibile scrivere. Sono anche portato a ritenere che scrivere sia per sé un atto di disintossicazione, ma può esserlo anche per vie del tutto nascoste e impensate, oppure del tutto personali, oppure invece (anzi: soprattutto!) così universali da liberarci non dalla cattiva salute del mercato editoriale italiano, ma da scadenti modi di pensare e di vivere (e per gli scadenti modi di pensare e di vivere, le cause – e la diagnosi – possono rialire anche alla notte dei tempi, anzi: risalgono SEMPRE alla notte dei tempi).
P. S. In tutta questa vicenda, le righe più belle sono quelle sull’uva e la volpe (ve le linko di nuovo). E Tiziano Scarpa, sul punto, ha ragione (anche se il punto è un altro).
Aggiornamento: Montanari risponde a Benedetti: si attendono nuovi sviluppi
Aggiornamento! Andrea Inglese risponde a Benedetti (e qui io ci trovo cose interessanti)
Aggiornamento!! Benedetti risponde a sua volta a Montanari (ma il merito si va allontanando).
Aggiornamento!!! Interviene (è al suo esordio sul tema) Helena Janeczek (sì, il merito si è allontanato).
Aggiornamento!!!! Giulio Mozzi preterisce. Ma dubito che si chiuda qua.