Archivi del giorno: aprile 17, 2005

Record

Trenta minuti trenta per: riordinare la cameretta, mettere il pigiama a Renata, farle fare la pipì, lavarla, darle la buonanotte (ora vengo…), cambiare l’orrendo pannolino di Enrico (vengo, vengo: comincia tu a dormire…), lavarlo, mettergli il pigiamino, cantare la ninna nanna mamma (tienimi con te, nel tuo letto grande, solo per un po’…), e insomma addormentarli tutti e due!

(Thanks to: gli zii, che in giornata me li hanno stancati per benino; la suocera, che al pomeriggio mi ha messo al letto il secondo poco dopo l’una, così che dopo le 15.00 era già sveglio; mia moglie, che me li ha fatti cenare entro le 20.30).

Si ricomincia

Domani inizia il corso di Filosofia e Teoria dei linguaggi. Dopo le vertigini ermeneuticho-speculative dei corsi cassinati, nella sede distaccata di Sora (40 km. in pù), a Scienze della comunicazione, riduco al minimo il tasso di filosoficità speculativa delle lezioni, gioco fuori casa e mi metto a spiegare: D. Marconi, Filosofia del linguaggio. Da Frege ai giorni nostri, Utet, Torino 1999; N. Goodman, I linguaggi dell’arte. L’esperienza estetica: rappresentazioni e simboli (1968), Il Saggiatore, Milano 2003. Si vedrà.

False sottigliezze, veri dilemmi

"La falsa sottigliezza della ragione alienata ritiene di poter opporre il positivo al negativo e, insieme, di poter affermare che l’essere non è (quando non è). Ma se l’è (l’esistere, l’esse) di una determinazione è il suo non esser nulla, allora pensare, di una determinazione qualsiasi, che essa non sia, significa pensare che essa è nulla, ossia significa negare quell’opposizione dell’essere e del nulla, che pur si vorrebbe salvaguardare. L’esistenza conviene dunque a ogni determinazione del positivo in quanto essa è tale; onde non è consentito porre una determinazione senza porla come esistente" (E. Severino, Poscritto a Ritornare a Parmenide, in Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano 1995, p. 66)

Mi son detto: vado a Venezia, in terra Severini, bisognerà pure che decida cosa fare. Ma come fare? C’è qualcuno che mi dice come tirarmi fuori da (o come non entrare dentro) il passo citato? Come sottrarmi a Parmenide, all’elenchos, al destino della verità dell’essere?