Orgoglio con giudizio
Oggi faccio l’orgoglioso. L’intervista (segnalatami da porphiryos) a Vincenzo Vitiello, meglio noto nella blogosfera come il mio magister, è splendida. Chissà se si farà l’incontro di Chieti tra Vitiello, Cacciari e Ratzinger (organizzato mentre l’uno non era ancora sindaco, l’altro non ancora papa, ed il primo, invero, già mio magister)!
(Piccole personali chiose per l’uso dell’intervista. Vitiello dice un paio di cose che sottoscrivo in pieno. Dice che la critica di Ratzinger al relativismo "non coglie il senso dei tempi" e che è una battaglia di retroguardia (io ho scritto, disperatamente difensiva) contro qualcosa che "non ha nulla a che fare con l’esistenza cristiana". Dice in secondo luogo che l’incontro interreligioso ha da essere un incontro di preghiera, non un incontro di dottrina. Poi aggiunge che la fede è ragione, ma una ragione (diciamo, esistenziale) oltre la ragione (diciamo, logica): la ragione logica ha qualcosa oltre sé, e questo oltre è ciò che conta per un’esistenza cristiana. Concedo totum. Però: oltre non significa ‘di più’, come se la verità ulteriore fosse più ampia e più comprensiva e più profonda della verità citeriore. Come se avessimo bisogno di gerarchie, e un alto e un basso, o un profondo e una superficie per pensare il loro rapporto. (Io non nego l’ulteriore, né lo affermo, e cerco (non sul blog, tranquilli) di dare a questo né né quel tal senso ontologico, non meramente logico, per cui cadono pure l’ultra e il citra – ma questi, se permettete, sono fatti miei).