In soli diciotto punti
Spero che Paolo non me ne vorrà (troppo) se prendo il suo testo come palestra per i miei futili esercizi, però trovo istruttivo (per me stesso, beninteso) applicarmici, sia pure di getto (non si può chiedere a un blogger che si sobbarca un testo così lungo di scrivere un testo altrettanto lungo e di NON scriverlo di getto). Si vedrà subito perché.
1. Il post è dedicato al ‘laicismo’ (“tradimento della laicità”). Non se ne dà una definizione ma un paio di note caratteristiche:
a. incapacità di pensare davvero alla separazione dei poteri tra fede e stato
b. assunzione di quella separazione al solo fine di dare allo Stato un potere totale. [Totale].
Domanda: la fede è un potere? O si parlava di Chiese? Esiste una fede senza Chiesa, no (esistono pure gli eretici, gli scismatici, i carismatici)? E che ce ne facciamo, se esiste: la tolleriamo? E qual è la dottrina costituzionale, in tema di separazione dei poteri, che non tradisce e non nega la laicità? Quale che sia questa dottrina, trova Paolo che essa sia per lo meno approssimata dalla costituzione italiana attualmente vigente oppure no? Se del caso, quali aspetti della costituzione italiana dovrebbero essere secondo Paolo mutati, per non tradire la laicità? (Queste ultime domande siano intese al netto, per dir così, del Concordato. Se poi fosse (ma non credo) il Concordato il punto, allora si prenda ad esempio, chessò, la Germania o la Spagna, e si ripropongano le stesse domande).
2. Il laicismo si pone come unico arbitro delle “diverse fedi”.
Come e dove? Nella prassi legislativa o in quella giurisdizionale? Oppure nella pubblica opinione? E se arbitro significa regolatore imparziale delle differenze, può fare Paolo il nome di un altro regolatore (8più imparziale) delle differenze? O è l’imparzialità, che non va? E conosce Paolo un altro modo per stabilire un terreno sul quale regolare il rapporto fra le diverse fedi che il laicismo s’arroga il diritto di voler arbitrare? Insomma, chi fischia: Benedetto XVI?
3. Il tessuto sociale originario [Originario].
Quanto originario? Il tessuto romano-pagano era originario? La sua decomposizione è stato un crimine culturale? Che facciamo: lo recuperiamo? Dives Augustus? (So bene che qui Paolo mi dice: eccolo, il relativista! Mi tengo la critica, poiché il punto non è questo, ma se in tutta questa faccenda sia non il laicista a presupporre che il nuovo è per ciò stesso meglio, come Paolo dice, ma Paolo a presupporre che il vecchio – un certo vecchio, assurto a tessuto sociale originario – sia per ciò stesso meglio).
4. Il laicismo obbliga il cristianesimo a rientrare nel gioco politico [Obbliga]
Non capisco. Forse vuol dire: se il cristiano vuole essere cristiano, è obbligato, ecc. Cioè, se capisco: se il cristiano non entra, il laicismo se lo mangia, e allora il cristianesimo deve per forza entrare nel gioco politico. Va bene: mettiamola pure così, anche se si dovrebbe meglio e più determinatamente dire cosa si mangia il laicismo, e cosa il cristiano deve difendere per continuare ad essere cristiano e respingere l’aggressione del laicismo: può darsi infatti che quel che il laicismo si mangia, essendosi già mangiato roghi e inquisizioni e sillabi (mi si perdoni la fretta nell’esemplificazione) sia proprio quel che mal si concilia con tolleranza e reciproco rispetto. (Io forse ho troppo polemicamente esemplificato: esemplifichi Paolo – oltre al motivo dell’esposizione dei simboli religiosi, che è l’unico esempio del suo post, mi pare, e su cui, a certe condizioni, vedrà che coi laici si riuscirà a convenire).
5. Nelle culture anglosassoni, lo Stato e il relativismo non esistono come Entità culturali. [Entità]
Questa proposizione mi è incomprensibile. Cosa significa per il relativismo esistere come Entità culturale? Dove non esiste il relativismo come Entità culturale, conoscono forse la Verità (e la praticano, e la impongono)? Dove non esiste, ecc., cosa esiste al suo posto? Una pluralità di fedi con pari diritti, poste su un terreno separato dallo Stato? Beh, io mi accontenterei. Caspita se mi accontenterei.
6. Le culture statolatrica, ecc.:
Mi spiega Paolo il nesso fra cultura statolatrica e relativismo? Mi dice se è un nesso necessario, e se le sole culture statolatriche che conosce sono fondate e non possono che essere fondate sul relativismo? Una cultura teocratica è fondata sul relativismo? Non è statolatrica, d’accordo: ma non sarà che è comunque un po’ troppo -latrica? Una cultura autoritaria è fondata sul relativismo? E non sarà che è bene guardarsene? Siamo sicuri che il relativismo è il Nemico (io non uso le maiuscole, entifico e ipostatizzo con molta prudenza, ma Paolo lo fa, ed è in omaggio a quest’uso che qui lo faccio anch’io).
7. C’è un cancro, che dal 1789 ha eroso il senso della vita.
Ah, il senso della vita! Il senso della vita cristiano o quello pagano? O il senso della vita tout court? E domanda: Bruno e Spinoza ce l’avevano, questo senso? Si è chiesto Paolo come è fatto il senso della vita? Sa Paolo che se si sta contenti al quia e vale un bel ‘e più non dimandare’ è facile trovare un senso alla vita: basta più non dimandare, e qualcuno un senso te lo dà! (E per curiosità: qual è il senso della vita liberale come lui lo intende?)
8. L’incontro scontro fra fedi e culture in Europa non porterà mai alla reciproca tolleranza. [Mai]
Mai? Sono in corso guerre, in Europa? Guerre culturali, dirà Paolo? Le preferisce o no alle guerre guerreggiate sui campi di battaglia? E com’è fatta la reciproca tolleranza che in Europa ahimè non solo non c’è ma non ci sarà mai? In Italia (che fa parte dell’Europa) non c’è reciproca tolleranza. (En passant: in Olanda c’è la dittatura: ho capito). Chi non tollera chi, di grazia? Vogliamo essere più precisi? Ci sono discriminazioni ai danni dei preti cattolici, in Italia? La Chiesa valdese sta messa meglio?
9. In USA i singoli e le culture non vivono nella tragicità del bellum omnium contra omnes.
Qui si vorrebbero numeri e cifre. Essendo poi quel bellum un dato antropologico (almeno: per chi lo ha teorizzato), viene da chiedersi che specie sovraumana di uomini siano i cittadini degli USA.
10. L’unica religio è offerta (qui da noi) dalla statualità.
Ma no: è offerta anche dalle relazioni parentali, dall’amicizia, dai gruppi sociali, dai partiti politici, dalla squadra del cuore. Dai blog. Poi qui c’è un giochino sotto. Se io dico: ognuno si leghi all’altro come vuole, Paolo può certo saltare su e dire che in questo modo c’è qualcosa come “la dittatura del relativismo”, ma, a non dir altro (altrove ho detto altro), è la più lieve dittatura che si conosca – mi pare. Domando al Paolo liberale: è d’accordo o no che la statualità debba costituire i legami minimi tra gli individui, lasciando ad essi di legarsi come meglio credono, o trova che uno Stato che imponesse di andar a messa la domenica sarebbe preferibile, perché indubbiamente offre ben più robusta religio? E chi o cosa impedisce alla religione di religare? Se è lo Stato a impedirlo, come lo impedisce? Vietando l’ora di religione a scuola? Tassando iniquamente i chierichetti, o come?
11. Catacombe culturali.[Catacombe]
S’è fatto Paolo un giro per le Università pontificie? Che ne pensa dei Legionari di Cristo? Sa se ricevono o meno contributi statali? Non è che qui qualcuno (non Paolo) vuol difendere posizioni e privilegi acquisiti?
12. Il liberalismo solo minore dei mali possibili, tuonava Churchill.
Posso trasecolare? Questa sarebbe una condanna del liberalismo? Lo sarebbe forse solo se fosse falso, e ci fosse un male minimo, cioè minore del minore: allora sarebbe una condanna. Solo se ci fosse di meglio: di meglio, però, non nell’animo di ciascuno, ma nello spazio pubblico, perché di questo si tratta. Ratzinger condanna la dottrina politico-filosofica liberale, o no? E quale vi oppone? Non sarà mica comunista? Ci torniamo a rileggere il De Monarchia (che era già un bel passo avanti), o i monarcomachi? Però Paolo vorrà dire che è una condanna, perché è il bene che occorre proseguire. Sì, ma il povero Winston voleva proprio dire che a voler proseguire (quello che si ritiene essere) il bene degli altri, invece di lasciare agli altri di scegliersi il proprio, si finisce a volte col compiere un male un pochino più grande (la qual cosa mi are strettamente imparentata non con la condanna del liberalismo, ma con la sua affermazione).
13. Il Papa non può dire di preferire la democrazia liberale al socialismo statolatrico. [Non può]
Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Iirlanda, Spagna, ecc.: sono, dal punto di vista del diritto e della prassi costituzionali, democrazie liberali o no? Se no, per cosa non lo sono (nessuno è perfetto, sia chiaro), e per che cosa lo sono? Eppoi, perché il Papa non può dire di preferire, ecc.? Il suo compito primario è la fede cristiana? E che vuol dire: non ha compiti secondari? Non parla il Papa di questo e di quello? Non è la città del Vaticano uno Stato? E la fede cristiana è forse indifferente all’alternativa?
14. Cervello devastato di uno Scalfari.
Ricordare sempre (qualunque cosa abbia scritto Scalfari, che è un po’ che non leggo): chi giudica si giudica.
15 L’uomo a una dimensione.
Cioè: quante dimensioni avrei io? Studio filosofia, insegno, gioco (giocavo) a pallone, ho moglie e figli (e che figli! e che moglie, va!), fratelli e sorelle e per fortuna ancora genitori, sono iscritto a un partito, gioco (giocavo) a scacchi e a bridge, invento una storiella a sera, amo la pizza, ascolto poca musica ma ho qualche nozione di estetica, mi sono visto persino un po’ del Grande Fratello, ho un amico salesiano e un fratello ateo, seguo quando posso Otto e mezzo, leggo Corriere e Riformista, faccio qualche serviziuccio in casa (sempre pochi, per mia moglie) e sono dotato di un buon senso dell’ironia e (mi si creda o no) dell’autoironia: quante dimensioni ho? Paolo le vuole contare, per favore? Sono un individuo così piatto?
16. Il relativismo ci vuole inconsapevoli (qui salto amore e matrimonio, per carità di patria, e perché ho letto qualche classico latino).
Inconsapevoli di cosa? Di cosa sono inconsapevole, posto che sia relativista? Mi si faccia consapevole subito! Ci vuole irresponsabili, il relativismo? E quali sono le responsabilità a cui manco? Io voto, leggo, penso, amo, dormo sei-sette ore a notte, non calpesto le aioule, non rispetto i limiti di velocità ma in modo che ritengo ragionevole, d’inverno porto (lo ammetto) la maglia di lana (e c’è caso che dorma pure coi calzini), pago le tasse, di regola non frego il prossimo, ho rispetto dei vivi e dei morti, ed ho insomma il mio ethos (non dico che ho i miei valori perché qui sto a fare il pagano, e perché da filosofo non lo direi comunque): quali responsabilità mi mancano? Verso Dio? Ho persino, qui lo confesso, un’idea mistica di Dio che non lego però e perciò a nessuna figura etica particolare, e in particolare non ad una morale sessuale: beh?
17. Il relativista ha paura che ci si chieda perché?
Non è che Paolo ha paura che vi siano più risposte, o nessuna risposta? (O, come io penso, che la domanda possa essere mal posta?).
18. Territori miserrimi, quelli degli altri. [Miserrimi]
Non si va molto lontano se si predica reciproco rispetto e reciproca tolleranza, e poi si dipinge il mondo senza Ratzinger così: relativismo inconsapevole e irresponsabile, uomo a una dimensione, statolatria, eccetera eccetera.
Potevo farla più breve. Ciò con cui Paolo non concorda, mi pare, è il silete theologi in munere alieno [alieno] con cui inizia la modernità. Contesta esplicitamente la versione che gli risulta essere più intransigente, quella francese, ma solo perché vi vede l’applicazione più coerente di quel principio, che avversa. La sua posizione è dunque una posziione pre-moderna, e tradizionalista. Niente di male, per carità. Ma il liberalismo, qualunque cosa sia, è – pare a me – alquanto moderno.