Archivi del giorno: aprile 28, 2005

Almeno un post

Friedrich ha linkato un lungo testo di Ratzinger sulla libertà. Chi non se lo legge tutto è pigro, dice. Allora me lo sono letto. Nei commenti, di là, ho detto frettolosissimamente la mia. Non riporto qui la risposta proprio perché è frettolosa e passabilmente liquidatoria. Non voglio sputare sentenze. Allora mi limito a dire: io non faccio un solo passo avanti (io, gli altri corrono, eccome se corrono) con il concetto di libertà così come lo tratta il testo di Ratzinger. Forse, faccio qualche passo indietro: sia nelle "astratte considerazioni filooofiche" (queste cavolo di considerazioni filosofiche sono sempre astratte, per la miseria), che in quelle più concretamente politiche.

(Ho perso un’ora, almeno un post mi toccava).

Indiscrezioni

Cominciano a filtrare le prime indiscrezioni sulla conferenza veneziana. Il capodivisione Tuzzi è in grado di mostrare non il pensiero in azione, ma ciò che rimane del suo passaggio su questa terra

Facilonerie

Il pezzo di ffdes su Leftwing è stato ripreso da Malvino. E tanto basterebbe. A me del pezzo ha colpito questa notazione: "che gran parte delle espressioni usate da Ratzinger per illustrare il suo pensiero" provenivano dalla lettera di Paolo agli Efesini. Bene: mi chiedo se nella lettera di Paolo agli Efesini ci fosse la parola ‘relativismo’. Sarebbe curioso. Mi chiedo pure se Ratzinger, dicendo che "si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie" intendesse che una tal dittatura si stia costituendo tra i cristiani, "nella comunità ecclesiale", come ffdes sembra curiosamente intendere, e solo in quella. Il fatto è che se pure si stesse costituendo solo lì (e dire che adesso il Papa è lui: voglio vedere), è perché la Chiesa dà a volte retta alle lusinghe del mondo. Il che significa: nel mondo si sta costituendo una dittatura del relativismo. Caro Marco, c’è o non c’è questa dittatura del relativismo? Ci tiranneggia o no il relativismo (a noi tutti, e quindi anche ai cristiani che ne vengono sballottati)? Son domande facilone, mi rendo conto. Ma pure le risposte lo sono, o dovrebbero esserlo. Non è che se tu dici: ma Ratzinger si rivolge ai cristiani, e a loro dice di non cedere al mondo in cui il relativismo la fa da tiranno (da dittatore) io mi senta più tranquillo:, perché, beh, sì, ce l’ha coi cristiani. Ce l’ha coi cristiani anche (non voglio dire soprattutto ma anche) perché dà quel giudizio sul mondo: è faciloneria lasciar perdere quel giudizio, o provare a discuterlo? Ai cristiani dica quel che vuole: se di me dice che sono sotto dittatura, beh, se ne discute: no?

(Ma poi una curiosità: cos’hai tu contro il libertinismo? Siamo daccapo all’io e alle sue insane voglie – insane ce lo metto io?).

Domande

Torno a casa da Venezia. Disfo la valigia. Accendo il computer. Lancio il feedreader. Leggo la posta. Sesto Empirico (che era a Venezia, e che mi perdonerà se estraggo da una mail privata) mi scrive fra l’altro: "La cosa che mi resta oscura, ripeto, è la problematicità del problema stesso: tu hai presentato un problema ma non hai detto – forse mi è sfuggito – perchè è un problema, che cosa lo fa essere un problema, da quale punto di vista è problema. Secondo me la forza della filosofia risiede non tanto nel sollevare problemi, quanto proprio nel mostrare con chiarezza perchè si tratta di problemi, e che cosa implicano". Ben detto. Giusta obiezione. Proverò a rispondergli, e non sarà facile.

Ma intanto il feedreader ha fatto il suo dovere, e tra i post nuovi mi segnala quello di Windrosehotel, che linka un articolo dell’Avvenire sulla linea neopagana in filosofia: c’è unun libro di Paul Gilbert che sottopone i filosofi italiani ad esame: quanto sono cristiani? quanto sono importanti per i cristiani? quanto conoscono il cristianesimo? che sfida rappresentano per il cristianesimo? ecc. ecc.. Mi colpisce che Gilbert, ordinario di Filosofia teoretica alla Gregoriana, non sembri giudicare rilevante o pertinente domandarsi anche perché la filosofia, italiana e no, debba essere importante o meno per il cristianesimo. Si domanda Gilbert chi fra cristianesimo e filosofie neopagane saprà rispondere meglio alle aspettative di senso degli uomini, e non si domanda invece perché la filosofia dovrebbe rispondere alle aspettative di senso degli uomini, qual è il senso del senso, ecc.

Beh, meglio, molto meglio la domanda di Sesto Empirico.