Per fortuna il filosofo c’è
Ho ventisei anni, sono laureato in Lettere, e sto frequentando un master in comunicazione [Dunque: con chi te la vuoi prendere?]. L’impostazione che gli organizzatori hanno dato a questo corso post laurea punta a rimuovere tutte quelle posizioni aprioristiche che si possono formare nella mente degli studenti provenienti da facoltà umanistiche, generalmente vicine ai valori espressi dal centrosinistra [Ma che master è? Ma cosa si è formato nella mente di questo ventiseienne?]. Un percorso che giudico lodevole [???] e che mira a dimostrare la complessità della realtà, spingendo gli allievi a formarsi delle opinioni (assolutamente non influenzate) [spingere, non influenzate???]. Questo il senso profondo [capirai] del master, almeno nelle intenzioni.
Leggendo uno dei testi giudicati fondamentali per il corso, infatti [infatti], mi imbatto [ti imbatti] in questa frase: “i fantasmi di quei regimi (fascisti, nazionalsocialisti, comunisti) sono ancora in mezzo a noi, sotto mentite spoglie. Siano esse quelle dei fondamentalismi islamici, delle programmazioni statocentriche o quelle dei comunitarismi radicali”.
Ora capisco lo studente ventiseienne! E’ di centrosinistra. Vuol mostrarsi senza pregiudizi aprioristici, però questa frase non la digerisce (in effetti, presentare una programmazione statocentrica come spoglia dei regimi nazi-fasci-comunisti è un po’ forte). E infatti continua:
“Ora mi chiedo: ma veramente ancora si cerca di fare alta formazione [in effetti, alta formazione è un po’ forte], tra l’altro in modo definito moderno e cosmopolita [ma che master è?], senza ammettere che i fondamentalismi veramente pericolosi per la comunità mondiale sono quelli di carattere economico?”.
La lettera continua, ma io mi fermo. Però mi vorrebbe voglia di domandare: se “i fondamentalismi veramente pericolosi per la comunità mondiale sono quelli di carattere economico”, quale giudizio lo studente ventiseienne iscritto al master in comunicazione dà dei regimi nazi-fasci-comunisti? Sono forse mentite spoglie dei fondamentalismi veramente pericolosi? E se fosse chiamato a scegliere, cosa sceglierebbe? Però mi fermo: ci vorrebbe un filosofo, per rispondere seriamente allo studente.
Ma per fortuna il filosofo c’è! E’ Umberto Galimberti, che sulle colonne dell’ultima pagina dell’austero e pauperistico supplemento Repubblica delle donne, sotto il severo titolo “nel regno del profitto” (e sotto una pensosa fotografia), parte subito lancia in resta: denuncia la mondializzazione del mercato dei capitali, i ricatti finanziari che gli stati nazionali [questi preziosi ninnoli] devono subire, il dissolversi della democrazia in mera esecutrice dei comandi del capitale finanziario. Marx, dice Galimberti, sbagliava per difetto, quando diceva che i governi erano i comitati d’affari della grande borghesia.
Poi Galimberti continua: un tempo un debitore insolvente finiva in schiavitù, oggi interi stati sono schiavi del mercato. Poi Galimberti continua ancora Il capitalismo mostra il suo vero volto: “non sembra remoto lo spettro di un’ingloriosa soluzione finale [soluzione finale] dell’esperimento umano”. Ci vuole coraggio: non c’è che dire.
Ma Galimberti non si ferma: i cataclismi umani che il ‘900 ha metabolizzato [metabolizzato] nelle guerre mondiali tra le potenze, e nelle guerre coloniali contro le potenze, all’inizio del nostro secolo ancora ribollono nelle falde sommerse di una terra regolata dai soli criteri dell’accumulazione infinita e della competizione sfrenata, il cui limite è solo artificio e tregua di guerra, nella più totale assenza di rispetto per uomini e natura”.
Stanno finendo gli aggettivi, e anche l’articolo. Se però la risposta apocalittica di Umberto Galimberti vi convince, invitatelo pure ad esporre le sue idee in una conferenza, una lezione, un seminario. Chiedetegli prima il cachet, però: potreste avere qualche brutta sorpresa.