Archivi del giorno: Maggio 13, 2005

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Vattimo su Il Riformista, a proposito di Dio, verità e secolarizzazione (gentilmente ospitato dal capodivisione: un grazie per la segnalazione a b.georg);

Franca Bimbi sul Riformista, a proposito di Chiesa e progresso scientifico (ovviamente, trattandosi di parto cesareo, in due parti: una e due)

Il civile direttore di Avvenire, Dino Boffo, che nel fondo invita civilmente il costituzionalista Michele Ainis a darsi una calmata, su La Stampa di ieri.

Non so che (farmene)
Oggi Lipperatura mette in rete il pezzo di D’Orrico apparso ieri sul Magazine del Corriere. D’Orrrico fa sue le seguenti parole di Steiner:
“[Steiner] dice che non c’è modo di dimostrare “che chi pone Madame Bovary al di sopra di Anna Karenina o considera Gli Ambasciatori altrettanto grande e importante dei Demoni è in errore, che non ha il minimo orecchio per certe tonalità essenziali”. Eppure così è: “Questo tipo di ‘sordità’ non può assolutamente essere smentita da una qualche argomentazione logica”. E Steiner conclude: “Lasciatemi dunque affermare la mia incrollabile convinzione della supremazia di Tolstoj e Dostoevskij tra tutti i romanzieri”.
Con tutto il rispetto dovuto a un grandissimo studioso, e lasciandogli pure le sue incrollabili convinzioni, ma questa (messa così) è una sciocchezza bella e buona. (Più benevolmente: un modo un po’ enfatico di esprimere il proprio giudizio). Per esser chiari:
Primo: c’è forse qualcuno che ha preteso seriamente di dimostrare con qualche argomentazione logica che il romanzo di tizio è migliore (o peggiore) del romanzo di Caio?
Secondo: esistono per caso solo le argomentazioni logiche? Mai sentito parlare di retorica e dialettica? E dunque:
Terzo: perché lasciar intendere scioccamente che se manca l’argomentazione logica manca ogni argomentazione?
Quarto: perché lasciar intendere scioccamente che le questioni di sensibilità sono questioni illogiche e irrazionali? E dunque:
Quinto perché dovremmo far nostro un concetto così molle di sensibilità? Ma allora:
Sesto: mai sentito nulla di estetica fenomenologica, di Max Scheler e di Maurice Merleau-Ponty? E allora:
Settimo: eccovi una bella citazione dal mio amatissimo Maurice:
“Il sensibile è, come la vita, un tesoro sempre pieno di cose da dire per chi è filosofo (cioè scrittore). […]. Vero è, in sostanza, che il sensibile non offre nulla che si possa dire se non si è filosofo o scrittore, ma ciò non dipende dal fatto che esso sarebbe un in Sè ineffabile, bensì dal fatto che non si sa dire”. D’altronde, ad hominem:
Ottavo: se uno non sa dire perché un libro è meglio di un altro, perché ci scrive sopra? Davvero considera del tutto idiosincratico il suo giudizio? E se è così
Nono: perché allora il Corriere non mi assume immantinente? E in alternativa, cara Lipperini:
Decimo: perché non ci fa un pensierino Repubblica?
 

P.S. Se non si fosse capito, io non sopporto proprio quel certo ‘non so che’. Di uno che mi dice che però guarda, il libro ha un certo ‘non so che’, non so che farmene.

Record

Sulla questione del relativismo (etico? scientifico? filosofico? teologico?), la palma dell’articolo più incredibilmente scombinato è per adesso appannaggio di Antonino Zichichi. (Consentitemi anzi un po’ di dogmatismo: Zichichi è imbattibile).

Tiene banco la questione del sindaco Cofferati.

(Tiene banco grazie a Franco Giordano, capogruppo di Rifondazione a Bologna, e a Franco Berardi Bifo). Ma

di sicuro vi hanno raccontato delle baggianate sulla città di Bologna… allora leggete questo blog di bolognesi e documentatevi!  

Libretti rossi
Sono andato alla Libreria Feltrinelli, in cerca di Perceber di Leonardo Colombati e della sua mitica copertina rossa. Tra le novità, di rosso trovo:
A. Forcellino, Michelangelo. Una vita inquieta
G. Bettinelli, Rhapsody in black. In vespa dall’Angola allo Yemen
J. Lansdale, Tramonto e polvere
C. Cussler, Il serpente dei Maya
G. Parise, Quando la fantasia ballava il «boogie»
S. Lodato – M. Travaglio, Intoccabili
Ma il rosso della copertina rossa di Perceber non c’è. Di rosé c’è Coelho (Lo Zahir), di arancione Gomez-Travaglio (Regime), di arancione smorto c’è Fowler (Jane Austen book club) e un paio di Adelphi, ma il rosso di Perceber non c’è. Salgo su, e tra le proposte ne trovo altre tre rosse:
Land Brad, Un cuore si spegne per tanta dolcezza
Justine Lévy, Niente di grave
Paola Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane
Ma il rosso della copertina rossa di Perceber non c’è.
Mi rassegno: chiedo al personale. – Leonardi Colombati, Perceber? Venga con me -. E mi mostra, tra i libri ordinati per autore, beneaugurantemente sopra i long-seller, due smaglianti copie di Perceber. Ne prende una, e me la porge. Rimane in attesa. – Che fa, la prende? – mi chiede poi. Il fatto è che io Perceber ce l’ho già, ce l’ho tutto bianco, è vero, mi manca la copertina (appunto quella cercavo!), ma Perceber ce l’ho già. Mostro la copia-pilota in mio possesso. – Ah! – mi fa un po’ deluso e un po’ sorpreso l’impiegato. – Bella la copertina, vero? – gli faccio io, anche se in realtà volevo dirgli: – Sono un feticista, sa? –. Poi controllo che i numeri di pagine corrispondano, e che in particolare sia a pagina 166 quello che c’è a pagina 166 nella mia copia, e cioè:
“c’è un silenzio, come se per la prima volta gli oggetti esistessero senza aver bisogno di essere nominati, ci si sente messi in relazione solo con se stessi, senza antenne. Intangibili e soli”.
Sì, c’è: è la stessa numerazione di pagina. Controllo pure se ci sono ancora i pochi refusi di stampa che ho trovato nella mia copia (non ci sono, buon per Colombati, bravi quelli della Sironi), e riconsegno il libro.
– Arrivederci -. – Arrivederci -.
 
P. S. Ora su Perceber devo proprio scrivere. Per coloro che fossero stati attratti dalla frase di pagina 166: nel libro gli oggetti sono tutti nominati. Tutti.