Archivi del giorno: Maggio 29, 2005

Politicamente corretto

Un consiglio: quando avete torto, prendetevela con il pensiero unico. Farete la vostra brava figura di persone indipendenti e coraggiose, e potrete all’occorrenza negare persino l’evidenza.

C'è, c'è e poi c'è

Ecco il più mirabile passaggio dell’intervento del Presidente del Senato Marcello Pera sul Corriere: "Certo, il ginecologo con le sue provette non vede persone quando tratta embrioni, così come non vedono persone il genetista o il biologo con i loro microscopi puntati su strie cellulari. Ma non le vedono, le persone, non perché non ci siano, semplicemente perché gli strumenti non sono adatti. La persona non si vede né si tocca, perché «persona» non è un termine empirico che denoti qualcosa. «Persona» è termine morale, filosofico, assiologico, religioso, culturale che connota qualcuno. Con la fecondazione, naturale o artificiale che sia, questo qualcuno c’è sùbito, fin dal concepimento. Perciò, fin dal concepimento, ha diritti".

Capito? La persona non si vede, ma c’è. Vi sfugge l’argomentazione? Come mai? Ve l’ho data. La ripeto: "non si vede né si tocca, ma c’è". L’argomentazione è questa: c’è. C’è, c’è e poi c’è: ecco. Un pochino concisa, forse, ma evidentemente il Presidente del Senato sa essere oltremodo incisivo. Però al Presidente fa problema il fatto che i referendum sforbiciano i diritti, perché la faccenda è tanto tanto complicata, Dio mio com’è complicata, e richiede la considerazione di un mucchio di cose. Perciò lui, uomo saggio, si astiene (Considerato il mucchio, Pera propone però più complessa che mai la sua argomentazione preferita: che la persona c’è. E più non dimandare).

La questione

"…come dire: vi è un’affermazione che è altra e superiore rispetto all’affermazione legata alla negazione. La differenza della prima affermazione, indipendente dalla negazione, rispetto alla seconda legata invece alla negazione, impone di sostenere, contro il principio hegeliano, che v’è alla base della determinazione che è negazione la determinazine che non è negazione. La differenza positiva si impone alla negativa. E ciò anche in Aristotele […]. Il principio di non contraddizione, per il quale A non è B, presuppone un essere al di là della contraddizione, che permette ad A come a B di essere. D’altronde per distinguere ‘differenza’ da ‘diversità’, la prima in quanto relativa a un’identità determinata (questo A ouk estin questo B), la seconda in quanto generica (questo A ouk esti B, C, D, e così via). Aristotele deve porre un’alterità altra dalla differenza e dalla diversità: diaphorà dè kai eterotes allo (Met, X, 1054b 13-23)".

Chi trovasse questo passo tratto da V. Vitiello, Dire Dio. Insegreto, Città Nuova, 2005, pp. 90-91 particolarmente intrigante, può andare dal capodivisone Tuzzi e vedere la questione che lì viene posta (anche perché in nota, a sostegno della determinazione non negativa, si citano in questa pagina L. Tarca e M. Adinolfi. Di qui la briga).