La legge 40 impone l’obbligo dell’impianto, anche per embrioni malformati. Ma le linee guida, ricorda giustamente Il Foglio (editoriale di ieri) "dicono chiaramente che qualora dall’“indagine osservazionale” dell’embrione “vengano evidenziate gravi anomalie irreversibili” il medico ne informa la coppia e “ove il trasferimento dell’embrione, non coercibile, non risulti attuato, la coltura in vitro del medesimo deve essere mantenuta fino al suo estinguersi”. Molto chiaro, ci sembra". Chiarissimo. Cristallino, direi.
Ora, non discuto la questione della gerarchia delle fonti e di quel che accadrebbe se un magistrato… Mi chiedo, però: perché Il Foglio non grida e urla e strepita contro l’obbrobrio di queste linee guida? L’embrione è malformato: embé? Non è un essere umano? Forse che gli embrioni umani malformati hanno meno diritti degli embrioni umani benformati? Brunetta non c’è più? Forse che una donna ha il diritto di prestare il proprio ovulo per la creazione di un embrione, e poi di prendersi la licenza di rifiutare l’impianto, se l’embrione non le aggrada più? E che facciamo: questo sì, questo no, questo sì, questo no? Ci scegliamo gli embrioni, i bambini, gli uomini? La vita di un embrione, la vita di un uomo può dipendere dal capriccio di una donna? (Di una donna? Qui dovete in realtà leggere, se volete sentire giusto, non donna: ma signora borghese brianzola ingioellata, che non è proprio una donna, cioè non è una vera mamma, cioè non è un vero angelo del focolare, cioè non è certo una santa, e dunque sappiamo cos’è).
No, no torniamo alla legge, torniamo allo statuto (dell’embrione): se la donna ha detto che vuole fecondare l’ovulo, sia informata che se lo deve tenere comunque, e basta. Niente ipocrisie, per favore (Come dice Ferrara? Suvvia!)