Mondi possibili: il mio amico satanista

Il mio amico satanista mi ha detto: "guai a te (alla tua anima, intendo) se domenica non voti di buon mattino! Io sarò dinanzi al seggio, muto e rispettoso della legge, a controllare: se non ti vedo, la sera celebrerò una messa nera e venderò la tua anima al diavolo".

Ora, io non so quanti satanisti ci siano in giro per l’Italia come il mio amico, ma se ce ne fossero decine di migliaia, e se dunque la cosa potesse avere una qualche influenza anche solo indiretta sull’esito elettorale di domenica, sono sicuro che nel mio laicissimo Stato qualcuno – il Presidente della Repubblica, il Ministero dell’Interno – se non altro mi rincuorerebbe con parole come queste: "non preoccuparti, ogni cittadino ha il diritto di non votare. Faremo in modo che gli appelli al voto del tuo amico satanista non abbiano alcun effetto sul voto dei cittadini della Repubblica italiana".

(Oggi, ultima lezione del corso di Filosofia e teoria dei linguaggi, con un riepilogo della teoria del riferimento di Saul Kripke: mondi possibili e situazioni controfattuali)

3 risposte a “Mondi possibili: il mio amico satanista

  1. utente anonimo

    Il presidente, da vecchio azionista ergo educatore del popolo arretrato da millenni di clericofascismo, non direbbe mai questo, anzi darebbe una versione edulcorata del discorso finiano.
    Piuttosto, caro prof., voglio porre un quesito: per un cattolico (magari catto-ulivista come sono e fui) si pecca di più saltando una messa o un referendum (chiedo una risposta non machiavellica)?
    l.p.

  2. Perché rivolge a me una domanda simile? Non sono proprio la persona indicata a rispondere. Se proprio devo dico: nella mia ereticale versione del cristianesimo, non si pecca in nessuno dei due casi. Credo però che si pecchi di più non andando a messa, ma boh.

  3. utente anonimo

    Nella propaganda per il “voto no ma voto”, da parte di alcuni cattolici molto in vista e rapprestativi di una precisa mentalità, io trovo un’indebita sacralizzazione dei pur importanti valori costituzionali, a fronte di una meno drastica cogenza di elementi costitutivi dell’appartenenza ecclesiale.
    In questione è un segmento rilevante e forse, in questo frangente, decisivo di elettorato, la coerenza e congruenza delle sue scelte e lo slittamento più o meno avvertito verso un modo di pensare “alieno”.
    Anche un laico dovrebbe saper riconoscere (indipendentemente dall’oggettiva, e probabilmente vincente, convergenza elettorale)
    la differenza tra la moneta falsa e quella sonante.
    luigipuddu

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