Dichiarazione non di voto (che non è mica una dichiarazione di non voto)

C’è una cosa che devo dire prima che si aprano le urne. Se dovessero vincere i sì, specialmente se dovessero vincere largamente (tutto può essere), vi sarà chi dirà: adesso facciamo altri passi avanti su coppie gay e lesbiche: diamo loro i PACS, diamo loro i figli. Analogamente, se dovessero vincere i no, e se dovessero vincere largamente (tutto può essere), vi sarà chi dirà: e adesso sotto con la legge 194, e perché no con il divorzio. Di coloro i quali non avranno detto prima dell’esito del voto che è loro intenzione mettere in discussione la legge 194, il divorzio, e che ne so, l’obbligo dell’astensione dalla carne al venerdì, non prenderò in considerazione gli argomenti, senza ricordare loro l’ipocrisia di aver taciuto prima. Sicché io dichiaro prima che:
l’eventuale espressione maggioritaria del sì al referendum sulla fecondazione eterologa non significa per me che il popolo italiano è favorevole ai figli per le coppie gay: non è in questi termini che il referendum è stato proposto loro dai promotori e non è sulla base del suo esito che si può procedere in tal senso;
ma io sono favorevole, favorevolissimo al matrimonio gay, e favorevole pure all’adozione di bambini da parte di persone dello stesso sesso.
Sul matrimonio gay,  in breve: “Il divieto di matrimonio tra due adulti consenzienti è cosa assai ardua da motivare. Il matrimonio gay ha affinità troppo evidenti con gli obiettivi dell’emancipazione femminile, di quella dei neri, e di altre classiche forme di lotta contro le discriminazioni”.
Sull’adozione, in breve: sarei contrario se qualcuno mi dimostrasse il danno che i bambini ne ricevono (dimostrazione che mi pare altamente improbabile, specie in un mondo in cui non vigessero più discriminazioni fra coppie etero e coppie omosessuali e la cosa non menasse più scandalo). (Per mio conto, poi, chi mantiene un divieto deve dimostrare che il divieto protegge da un danno, non chi lo vuole togliere). Infine:
“Sul piano sostanziale, il matrimonio gay [figuriamoci le adozioni] è un terremoto, ma un terremoto salutare in cui sono racchiuse energie civili enormi”. (A proposito, segnalo la notizia).
Quando poi immagino la repulsione che ciò provoca in taluni, penso che essa vada compresa e sinanche rispettata. Ma trovo che il dovere di comprensione e rispetto nei confronti del repulso è così più grande, che non posso non chiedergli mentalmente scusa per la repulsione che quel rispetto gli nega.
 
So bene che quel che ho scritto non basta, ma questa è solo una dichiarazione.
(So anche che ho scritto “se vincessero i no”: scrivere “la vittoria dell’astensione” mi suona francamente ridicolo, se non vergognoso. In ogni caso, ho fatto come il Papa: ho scritto astensione dalla carne, così che potevate capire).

20 risposte a “Dichiarazione non di voto (che non è mica una dichiarazione di non voto)

  1. Ho capito: stai cercando di procurarti un invito al mio futuro banchetto di nozze! 😉

  2. Concordo sul punto: “l’eventuale espressione maggioritaria del sì al referendum sulla fecondazione eterologa non significa che il popolo italiano è favorevole ai figli per le coppie gay: non è in questi termini che il referendum è stato proposto”. Perché, se mi avessero proposto di esprimermi sui matrimoni gay osui figli alle coppie gay, avrei votato ben diversamente da come ho fatto, o (come è stato nel caso di altri referendum) sarei rimasto a casa.

  3. Ci sono persone che non si rendono conto che c’è un mare di differenza tra l’ipotesi puramente teorica di un cittadino che vuole sposare sua madre, la sua classe scolastica, il suo pastore tedesco, o la sua collezione di francobolli, e la realtà di milioni di cittadini che manifestano in tutto il mondo perchè gli è vietato lo stesso identico matrimonio che è permesso alle coppie eterosessuali. La cosa buffa è che queste persone accusano gli altri di essere “ideologici”.
    TG

  4. Ah, ma io sono perfettamente consapevole che c’è una gran differenza tra sposare il proprio pastore tedesco, la propria collezione di francobolli, il proprio gatto o la propria Fiat Tipo, e sposare un altro essere umano di sesso uguale al proprio. Né accuso gli omosessuali che manifestano per conquistare il diritto al matrimonio di essere “ideologici”: mi sembra giusto e naturale che manifestino, così come mi sembra giusto e naturale esprimere il mio dissenso ai matrimoni gay e a consentire l’adozione alle coppie gay.

  5. utente anonimo

    “quella a favore del matrimonio gay (è) una rivendicazione più che legittima (e a nostro parere fondamentalmente condivisibile)”

    Con quante persone sto parlando? Siete una poligamia di 1972 individui?
    TG

  6. Ho letto la provocazione. Caro Enzo Reale:
    perché scrivi “entusiasmo”? Riprenderò l’argomento e i tuoi interessanti post, ma intanto: perché sul tuo blog non riammetti i commenti?

  7. Azionezapatera.
    luigipuddu

  8. Mi piace, azionezapatera!

  9. Parlare di matrimonio gay è prima di tutto contro il linguaggio, ovvero antifilologico: è il tentativo – un po’ patetico, me lo consenta – di cancellare il concetto di normalità con la normalità stessa. Piuttosto contraddittorio, direi. Credo che in proposito scriverò presto qualcosa sul mio blog. Nel frattempo attenzione alla nemesi linguistica: zapatero in spagnolo significa calzolaio. Azionezapatera, quindi, fa pensare più a un indomito attivista dei tacchi e dei plantari che non a un paladino delle magnifiche sorti e progressive (e in effetti…).

    Ossequi,

    Bernardo

  10. Caro Bernardo:
    1. contro il linguaggio è allora ogni uso nuovo di una parola già presente nel vocabolario secondo significati definiti. Un po’ triste, questa mummificazione della lingua (Nietzsche e Wittgenstein la perdoneranno);
    2. perché patetico?
    3. cancellare il concetto di normalità con la normalità. Per esempio: prima era normale muoversi a cavallo, poi hanno inventato l’automobile, ed è divenuto normale andare in auto: piuttosto contraddittorio, non trova?
    (se c’è di più, nella sua proposizione, è una sua quaternio terminorum)
    zapatero-calzolaio. Non ho nulla da rimproverare ai calzolai – se non i prezzi. Nel caso del calzolaio di Spagna, il prezzo da pagare è la sua ironia: la sopporteremo.
    5. Indomito. Non saprei
    6. Attivista. Non saprei.
    7. Magnifiche sorti e progressive: ma ogni volta che si vuol cambiare qualcosa bisogna tirar fuori questa retorica?

  11. utente anonimo

    E anche il patrimonio, neh, filologicamente va intestato al marito e non alla moglie, per carità…
    TG

  12. Caro Massimo:

    1- nessuna mummificazione: una cosa è l’uso creativo e “vivente” della lingua, un’altra la sua manipolazione ideologica, tra l’altro filologicamente ridicola;

    2- il cavallo e l’automobile non c’entrano nulla: patetico è l’attacco alla normalità da parte di chi aspira solo a un riconoscimento da parte di quella stessa normalità; così i termini della questione, lungi dall’essere realmente modificati, vengono solo inseriti all’interno di una circolarità viziosa tanto semplicistica quanto fintamente innovativa (è un po’ come la critica del perbenismo da parte di chi grida “voglio essere un perbenista anch’io!”);

    – neppure io ho nulla da rimproverare ai calzolai, a patto che facciano bene il loro mestiere e non s’improvvisino capi del governo;

    magnifiche sorti e progressive: no, non è necessario fare ricorso a una simile retorica ogni volta che qualcuno vuole cambiare qualcosa, è necessario farlo, invece, ogni volta che qualcuno vuole cambiare qualcosa in nome del progresso, della civiltà e della modernità (è lì che mi scappa da ridere, non me ne voglia).

    Infine: a scanso di equivoci sono assolutamente favorevole al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali per quanto concerne i diritti anche patrimoniali (es. reversibilità del trattamento previdenziale), purché rimanga ben chiara la distinzione con la famiglia e non si parli in alcun modo di accesso all’adozione di bambini.

    Bernardo

  13. Mi chiedo se anche le leggi che hanno permesso il matrimonio interrazziale negli Stati Uniti (a partrie dal caso Loving vs. Virginia, 1967) siano state il frutto patetico di un “attacco alla normalità da parte di chi aspira solo a un riconoscimento da parte di quella stessa normalità”.

  14. Mi chiedo la stessa cosa di Tommaso

  15. Oliviero dice sull’argomento: “calmo calmo, bello!”

  16. Signori miei, se l’ideologia vi impedisce di vedere la differenza abissale che passa fra normalità e tradizione (e conseguentemente i contenuti essenziali del matrimonio eterosessuale che rendono, piaccia o no, quello omosessuale solo un artificio da legulei paraliberali) non posso fare molto per voi. Anche quest’assenza di sensibilità per le sfumature, d’altra parte, rientra a buon diritto nel “patetico” di cui parlavo.

    Bernardo

  17. Giusto: bando alle sfumature e ai fromalismi. Mi interessano moltissimo i “contenuti essenziali del matrimonio eterosessuale”. Quali sono?

  18. Vista la batosta referendaria, possiamo accantonare questa strana ipotesi del ‘matrimonio gay’. Raccoglierebbe il favore del 2,55% degli elettori.

    Angelo

  19. Io non accantono affatto. Approvo se ci riesco in parlamento e poi: sull’amore non si vota, e invito all’astensione in caso di referendum

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