“Il patriarca della mia città, Angelo Scola, non ha mai parlato del merito della norma sulla procreazione assistita. Mai”
Capisco. Sul Leftwing ho scritto: il rifiuto di distinguere.
“Io vedo un solo vincitore: Ruini”
Sono d’accordo con Cacciari. Su Leftwing ho scritto che l’Italia è un po’ meno laica.
Questa cosa ha suscitato perplessità. Allora io domando a quanti non pensano che sia così di non farmi ampi discorsi su laicità e laicismo, su astensione attiva o passiva, su maturità e immaturità, civismo e inciviltà, e di dirmi semplicemente in quali ipotetiche circostanze spenderebbero il giudizio che ho speso io su Leftwing per l’Italia dopo il 12 e 13 giugno. Il compito che vi assegno è dunque: l’Italia sarebbe un po’ meno laica se… (se ci fosse l’obbligo domenicale della messa? se ci fosse per legge il divieto di divorziare? se il cattolicesimo fosse religione di Stato? Ma io ho solo detto: un po’ meno laica). E nel vostro ideale Paese laico, ammesso che sia un ideale (lo è?), è augurabile che i vescovi invitino all’astensione: sì o no? Se l’unico vincitore di una consultazione referendaria è il Presidente della Cei, si può sospettare che non è la vittoria di un laico spirito pubblico? Nella mia non ideale frazione di Baronissi, si volantinava pure dentro la Chiesa: è un po’ meno laica la mia frazione, o no? Come deve diventare, la mia frazione (16 votanti alle ore 11.00 di domenica nella mia sezione, su oltre 680 aventi diritto) perché io possa dire un po’ meno laica? Vi deve essere l’obbligo del catechismo per i bimbi, il servizio civile obbligatorio in canonica??
Quod enim laicali
ruditate turgescit non habet effectum nisi fortuito.
Caro dhalgren, sei un chierico?
Non è laica una società in cui la morale di alcuni diventa per legge quella di tutti. Non è laica una società in cui non vengono riconosciuti gli ambiti esclusivi della coscienza e dell’iniziativa individuale. Non è laica una società che non riconosca il rilievo sociale dei diritti fondamentali della persona, primo fra tutti quello alla vita (sana, malata, nascente o morente che sia: bene quindi l’eutanasia, a patto che sia una libera scelta del diretto interessato), e che non li sottragga all’arbitrio di soggetti diversi dal titolare dei diritti medesimi. Non è laica una società che pratica il pregiudizio di colpevolezza invece della presunzione d’innocenza. Non è laica una società che legittimi discriminazioni fondate sulla razza, sulla religione, sul sesso, sulle idee, sul censo. Non è laica una società che contesti ad alcuni – siano essi alte cariche pubbliche o ministri del culto di qualsiasi religione – il diritto di prendere chiare, aperte e libere posizioni politiche (dove sta scritto che si possa volantinare nei circoli ARCI e non nelle Parrocchie: dico, scherziamo?). Non è laica una società laicista.
Bernardo
Caro Bernardo, a lei devo dire: mi accorgo che ha usato criteri largamente ottocenteschi, criteri che hanno avuto corso anche 40 o 50 anni fa.
Aggiungo: come si tenta di misurare il ‘tasso di democrazia’ di un paese, oppure il tasso di libertà, così mi interessa misurare il tasso di laicità di un paese: l’Olanda è più o meno laica dell’Italia, il Messico è più o meno laico dell’Italia? Ecco: cose così.
(Può per cortesia evitare per un solo commento di parlare di laicità vs. laicismo?)
e anche militante.
Beh, caro Massimo, invece di impostare la questione secondo uno schema cronologico entri nel merito, che è meglio: si lasci alle spalle le ansie modernistiche degne ormai solo di modernariato culturale.
Quanto al “tasso” di laicità di questo o quel paese mi permetta di confessarle che preferisco lasciare certi giochini a Maurizio Costanzo: in fede mia non appartengono alla mia cultura.
Io ho risposto alla sua domanda e per me è tutto. Posso solo aggiungere che non mi piacerebbe vivere in Olanda (e poi, mi creda, superiamo il mito nordico: è roba da italiani anni ’50, roba da film di Alberto Sordi).
Bernardo
Dimenticavo: smetterò di parlare di laicità vs. laicismo quando i radicali (e i DS, gli ultimi zerbini della loro disfatta culturale) mostreranno di aver capito la differenza. Non prima.
Bernardo
Come la mette la mette, Bernardo, il divieto di eterologa è proprio l’imposizione di una morale su tutte le altre. Su questo, proprio, non può non concordare, se vuole rimanere coerente.
E in effetti per me l’ultimo quesito era davvero quello che poneva i problemi minori.
Ho sorriso leggendo dei bacchettoni Fini e D’Alema che facevano “distinguo” proprio su quello.
Guardi, korallo, che paradossalmente la questione dell’eterologa è stata quella che ha diviso maggiormente anche il fronte del sì.
Grazie a Dio, invece, io riesco a ottenere discreti risultati dalla mutua operosità dei miei neuroni e delle mie sinapsi, lasciandomi serenamente alle spalle i moralismi piccoloborghesi da due soldi che a quanto pare uniscono ancora destra e sinistra, e le dico: se si fosse stabilito il principio – sacrosanto in relazione alla salute psichica e fisica del concepito – della non riservatezza dei dati del donatore, io sarei stato favorevole all’ammissibilità dell’eterologa.
Questo perché sono così liberale da osservare che, in assenza di soprusi rispetto ai diritti di chi nasce, non c’è alcun motivo di proibire una pratica come la fecondazione eterologa (anche se personalmente non la condividiamo e non la praticheremmo).
Bernardo