Archivi del giorno: giugno 27, 2005

Ad secundam ad tertiam ad quartam ad quintam

I libri che sto leggendo ora:
C. Benedetti, L’ombra lunga dell’autore. Indagine su una figura cancellata (ho letto le prime 50 pagine, su suggerimento di Giulio Mozzi, a mia precisa richiesta).
M. Donà, Sulla negazione (appena iniziato)
H. Melville, Bartleby lo scrivano (trattasi di rilettura, avviata sull’onda di questo saggio-post, e appena conclusasi)
T. Giartosio, Doppio ritratto (ripreso, dopo che la prima lettura si era fermata a circa un terzo)
B. Spinoza, Etica (per lavoro, dovendo tenere il corso l’anno prossimo su)
 
L’ultimo libro che ho comprato:
Tre insieme (prodigi e maledizione della carta di credito): C. Benedetti (in lettura); C. Sini, Archivio Spinoza (letto: straordinario); G. Agamben, La potenza del pensiero (in attesa)
 
Tre libri che consiglio:
C. Sini, Archivio Spinoza (Ghibli; o un altro di Sini a piacere), Ghibli; V. Vitiello, Topologia del moderno  (Marietti); U. Casadei, Il suicidio di Angela B. (Sironi)
(Invece di consigliare i libri che non ti aspetti – io, poi, non sono un gran lettore: non sono quindi la persona più indicata; o i libri fondamentali – cioè Platone? cioè Kant? – consiglio i libri leggendo i quali si può ritenere di capire come penso io)  
 
Cinque blog a cui passo il testimone:
blogregular, wXre, Bazarov, Porphyrios, Milton (secondo il criterio, che in verità avrebbe incluso anche altri: blog che leggo, ma da cui non so precisamente che risposta aspettarmi)

Risposta alla prima domanda

(Le domande sono cinque, me le ha rivolte Davide L. Malesi). Libri della mia biblioteca:

La mia biblioteca è divisa fisicamente in due. Un pezzo è qui, nello studio. L’altro pezzo è su in mansarda. Il pezzo di biblioteca che sta in mansarda è il pezzo morto; il pezzo che sta qui è quello vivo. Forse il pezzo di sopra non è proprio del tutto morto (ce ne vuole per far morire un libro), ma sepolto sì.
Dei libri che stanno qui nel mio studio ho avviato la catalogazione qualche mese fa. Non sono molti: sono io che sono pigro. I libri catalogati sono poco più di un migliaio. Quelli non catalogati sei- settecento. Poi ci sono le fotocopie. Fotocopie di libri, intendo. Dotazione abbastanza cospicua, intorno ai 500 esemplari, credo. Si tratta per lo più di fotocopie fatte quand’ero studente (benché anche adesso a volte non disdegni del tutto…). Per lo più letteratura filosofica secondaria, con significative eccezioni (Essere e tempo di Heidegger è in fotocopie, e così pure lo erano fino a qualche tempo fa le Ricerche filosofiche di Wittgenstein e le Idee di Husserl).
Due terzi dei libri che posseggo, sono libri di filosofia (e dintorni: libri che considero cioè rilevanti per me in quanto mi occupo di filosofia; per esempio, scienze umane in genere). L’altro terzo è quasi tutta letteratura. Settori significativi: filosofia italiana, francese, tedesca. Ma non sono un bibliofilo, non me ne importa nulla di edizioni di pregio, di collezioni complete, di libri in buona condizione. I libri letti sono quasi sempre sottolineati, scarabocchiati (dai figli), annotati.
Per completare la risposta alla domanda va aggiunto che, studente, avevo a disposizione la biblioteca di (allora) oltre 10.000 volumi del professore col quale mi sono laureato, che abitava a 50 metri da casa mia, e che oggi ho a disposizione la biblioteca dell’università di salerno (4 km da casa: fino a dieci libri in prestito fino a due mesi – per i docenti, mica per tutti). Tendo infine a non comprare libri che posso ottenere in prestito, salvo eccezioni dovute non all’importanza del libro, ma all’uso che ne faccio.
(Voglio completare il quadro: dai miei, sono rimasti – e vorrà pur di qualcosa – i libri che hanno dominato la mia formazione (si fa per dire): libri o racconti di genere – famtascienza e gialli; preferito: Stout -, libri di scacchi. E un po’ di club degli editori)

Memento

In concomitanza con la terza prova scritta sono disponibili addirittura memorabilità dell’esame di Stato. La gocciolina è Descartes.

Posto

Posto. Sono di nuovo al mio posto (di ritorno dal blograduno). Dai colli piacentini ai monti picentini: così va la vita.