Stilos/2

Sossio Giametta (studiosissimo di Nietzsche) comincia così: "Un caso ancora più chiaro di quello di Heidegger, in cui la responsabilità politica va ricondotta più che a singole enunciazioni politiche alla dottrina pura, è quello di Nietzsche. Nietzsche non fu mai un pensatore politico. Fu anzi sempre un antipolitico". L’inizio non mi entusiasma, perché non mi entusiasma l’espressione ‘dottrina pura’ (specie se applicata a Nietzsche), e perché in generale sarebbe buona norma non limitarsi mai – per Nietzsche come per nessun altro – a singole enunciazioni.

Poi Giametta prosegue, citando per esempio Colli: "Nietzsche sputa sulla politica" e Croce ("tornato agli onori della cronaca": ma è un complimento, per un filosofo, finire in cronaca?): Nietzsche pseudo-filosofo, filosofo che era poeta. Quindi Giametta aggiunge di suo: "Ecco cos’era Nietzsche. moralista, alunno della grandezza, educatore, psicologo, diagnostico della décadence, profeta della crisi e poeta tragico". Insomma (sembrerebbe): tutto, ma non filosofo. Pseudo-filosofo, appunto (il che significa dar subito torto a Nietzsche quanto all’idea di filosofia in forza della quale lo si espunge da essa).

Infine Giametta dice: Nietzsche incarna non una crisi poliica, ma una crisi di civiltà, da cui conseguono "con la forza della fatalità, tali e tante conseguenze politiche. Le sue enunciazioni politiche sono innumerevoli e inequivoche, ma se non fosse stato per la dottrina pura [di nuovo la dottrina pura] esse sarebbero rimaste inefficaci". Qui non mi è chiaro che cosa Giametta intenda per efficacia, in che modo quelle enunciazioni, ben sostenute dalla dottrina pura, sarebbero state efficaci (in ogni caso, c’era la forza della fatalità: e dunque). Però la conclusione di Giametta è netta: riassunta la dottrina pura, "Nietzsche diventa il costruttore di quello che sarà il cuore teorico del fascismo. E’ questo il suo traviamento".

Perbacco! Giametta cita Losurdo e gli rimprovera la lettura di Nietzsche totus politicus. Però fa di Nietzsche il costruttore di quello che sarà il cuore teorico del fascismo (grazie alla dottrina pura, mica alle singole enunciazioni).

Chapeau!

3 risposte a “Stilos/2

  1. Però vorrei dire una cosa, senza la quale si continua a fare sgusciare il problema. L’apoliticità è politica, lo è tanto (ma meno) quella di Nietzsche, tanto – vistosamente – quella di Heidegger. E su questo ti consiglio il libro di Bourdieu su Heidegger, caldamente lo consiglio come necessario compendio a Heidegger. Tra l’altro mi hanno risposto quelli di Eurasia (con lettera intestata) tirando fuori lo stesso argomento della loro apoliticità. Sto rispondendo. Ma ecco, bisogna un po’ capire cosa voglia davvero dire essere apolitici, antipolitici, ecc (uno) e poi quali siano le conseguenze, sul piano pratico, di quest’apoliticità (due).

  2. Ma infatti: la parola meno entusiasmante (almeno a parimerito con ‘dottrina pura’) è “impolitico”.

  3. L’apoliticità è politica. Ma lo è anche l’antipoliticità? A me pare che Nietzsche neghi il valore stesso della Politica, che alla fine muore con Dio, la metafisica, e tutto il resto. Non è un semplice chiamarsi fuori dalla Politica. E’ qualcosa di diverso e più radicale. Se poi sia comunque un “gesto” politico, non lo so.

    Saluti

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