Archivi del giorno: luglio 13, 2005

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Questo titolo l’ho messo già, vero? Ma si trattava degli studenti di filosofia alla presentazione del Corso in quel di Cassino, qui invece, più minacciosamente, delle legioni occorse ai romani per conquistare la Grecia e deportare gli imbelli filosofi. Historia magistra vitae: questo sì che è parlar chiaro!

Incroci

Essendomi occupato del Sudoku e di Angelo Sodano, non posso non segnalare questo post che mette in croce le due cose

Pezzi

La conclusione dell’articolo di De Marco sul matrimonio gay:

"La disposizione di legge dei due parlamenti spagnolo e canadese, in quanto vulnerano un istituto di diritto naturale, ovvero costitutivamente umano (che appartiene all’uomo per natura sua), rischiano gravemente di essere illegittime, ed anzi invalide, inesistenti, come mai promulgate, poiché la sostanza dell’istituto matrimoniale non rientra nell’ambito della competenza sovrana. Se il sovrano se la attribuisce, la sua volontà deve essere dichiarata ingiusta. Se la impone, è tirannide".

Per discutere la tesi di De Marco rinuncio a mettere in questione la tesi che vi siano istituti di diritto naturale, e in generale, che abbiamo un concetto di natura che possa essere speso in sede giuridica, politica e morale. De Marco infatti basa l’intero suo ragionamento su un altro punto, il seguente:

 

“La promozione di diritti individuali incondizionati contro le istituzioni fondamentali è promozione di un asservimento irrazionale della comunità all’arbitrario di ognuno”.

(En passant, per gli aspiranti cattolici liberali: io non nego affatto che vi possa essere un cattolicesimo liberale: non mi sogno di negare quel che è storicamente esistito ed esistente. Nego però che un liberalismo che condivida il punto di vista di De Marco, che cioè non conosca diritti individuali incondizionati più alti delle istituzioni fondamentali, sia della stessa specie di un liberalismo che ponga tali diritti al di sopra delle istituzioni fondamentali. E per la precisione e per evitare inutili polemiche: io non mi dico certo liberale tout court).

Continuo. De Marco non segue l’ipocrita linea: questi non son diritti, son desideri (se son desideri, lo sono tanto quanto quelli degli eterosessuali, sicché non è questo il punto). De Marco dice invece (è, en gros, la posizione di Leo Strauss) che è la dottrina dei diritti soggettivi ad essere, come tale, insufficiente: “vuota di ogni sapere storico e antropologico”, questa dottrina non riconosce il senso degli istituti giuridici irriducibili a fondamenti “individualistico-utilitaristici”.

Ora, rinuncio ad argomenti polemici (del tipo: e chi ce l’ha, questo sapere? E chi pone i fondamenti di quegli istituti, se non sono gli individui? Li poniamo dall’alto, visto che in basso il materiale umano è così scadente?). Voglio dare ragione a De Marco, in questa maniera stringata: la distinzione privato/pubblico (individual-soggettivo/oggettivo-istituzionale) chi la fa? C’è bisogno necessariamente di un’istanza più alta dell’individuo per porre la distinzione. (In filosofia: è l’insufficienza di ogni empirismo). Sul terreno storico e antropologico (di una storia e di un’antropologia pensanti, cioè di nuovo: non empiriche): l’individuo non esce come Minerva dalla testa di Giove.

 

Ma De Marco si ferma qui. Al suo sapere antropologico e storico manca un pezzo filosofico, e uno politico.

Il pezzo filosofico: che l’individuo non sia ‘fondamentale’ non significa che lo è l’altro elemento della coppia. Né vale ricorrere, allo scopo, ad un terzo (l’Assoluto, Dio, la natura, la storia, lo Stato), se il terzo è pensato (scusate la brutta parola) onticamente, cioè alla stessa stregua degli altri due (questa onticizzazione, trasferita in politica, si chiama: ideologia). Il terzo è solo la dis-posizione della coppia (mi sono proibito di scrivere: ciò che dispone della coppia), ma di cui non si dispone. Il terzo a cui si appella De Marco è l’in-disponibile. (Se è in-disponibile è incancellabile; se è cancellabile, come teme De Marco e come temono i cattolici, non è/era l’indisponibile)

Il pezzo politico: il liberalismo dei diritti soggettivi individuali è anche la forma dell’attuale umanità storica. Non c’è un’umanità più fondamentale di quella odierna, sulla quale misurare e con la quale correggere quella odierna (questa proposizione suona relativistica solo a chi ha mancato il pezzo filosofico di sopra).

 

(A questo post manca tutto ciò che ne discende abbastanza ovviamente, per chi almeno conosce il mio punto di vista sulla faccenda)