JimMomo su
Notizie Radicali riassume molto utilmente il suo punto di vista sulla ‘guerra al terrorismo’.
Il primo punto (la sicurezza interna) chiede “misure adeguate e proporzionate alla minaccia”. Non riesco a dargli torto (la discussione di quali misure siano adeguate e proporzionate è cosa sulla quale però non ho che opinioni). JimMomo domanda: “Le garanzie che vigono in una democrazia possono essere utilizzate per la sua distruzione?”. Qui la faccenda è più difficile, poiché se le garanzie appartengono all’essenza della democrazia (sotto un certo livello, è così), ciò di cui si tratta è la sospensione della democrazia per salvare la democrazia (è il tema del non irresistibile libro di J. Derrida,
Stati canaglia). E’ un
double bind, una situazione senza apparente via d’uscita. Si può snaturare la democrazia, per difenderla? Se sì, non è più democrazia; se no, resta indifesa e viene spazzata via.
JimMomo può certo osservare che per lui non si tratta, con le “misure adeguate e proporzionate”, di snaturare un bel nulla, ma qui io discuto di quel punto – al quale può darsi che per fortuna non si sia ancora giunti – nel quale la sua domanda si pone così come l’ho posta. Posta in quel punto in cui la domanda di JimMomo suona così come l’ho interpretata, come dobbiamo rispondere?
Qui mi permetto di dire. Il nostro compito, adesso, non è rispondere sì, e rimproverare coloro i quali rispondono no che sono pavidi, deboli, ciechi. Ma non è neppure rispondere no, e rimproverare coloro i quali rispondono sì di essere guerrafondai, eversivi, autoritari. Il nostro compito, adesso, è fare di tutto per non giungere a quel punto. La democrazia è possibile solo a distanza da quel punto. La democrazia è quella distanza. Difende la democrazia non chi risponde sì, o chi risponde no, ma chi mantiene la distanza.
Quel punto è certo il punto decisivo – tutti i pensatori realisti, da Machiavelli a Hobbes a Schmitt a Giuliano Ferrara ce lo insegnano. Il punto decisivo: l’ora della verità.
Perciò io amo la democrazia: perché mi tiene il più lontano possibile dalla verità. (Quella con la verità, è una partita che mi gioco volentieri altrove. Ma è molto difficile contrastare l’idea che si è veramente, autenticamente se stessi solo nell’ora della nostra morte)