Archivi del giorno: luglio 23, 2005

Pesce vivo non esagera

Via, non esageriamo: la ‘scomunica‘ di Harry Potter ! Ah, ah! Solo che è gnostico, lo gnosticismo è il più antico nemico del cristianesimo, e dunque Harry Potter è anti-cristiano (e guardate che: "i simbolismi archetipici sono nascosti ma attivi").

(Della serie: che me ne occupi io…)

Ma che bella la serata (seconda parte)

E qui comincia il bello. Un corteo di macchine si inoltre nella campagna sorana, dove il classico ristorantone per matrimoni (ma vedeste, con la piscina!) accoglie tutti gli sponsor – cioè i commercianti di sora, oltre al solito tavolo delle autorità. A fianco c’è il mio tavolo: un paio di colleghi, tre giornalisti e il Direttore artistico. Io attacco il mio tormentone preferito di questi giorni: (sul motivo di 8 e mezzo) voglio Flavia Vento, l’anno prossimo, Direttore, mi inviti la Vento? Un collega vuole la Bellucci, ma io pretendo che dichiari prima la sua predilezione per i filosofi. La collega di matematica propina giochini logici. Il redattore de Il tempo  è punto da vaghezza e vuole iscriversi a Scienze della comunicazione. Lo dissuado vigorosamente, cercando di dirottarlo su Filosofia. Ii miei argomenti gli sembrano buoni, ma intanto c’è agitazione al tavolo delle autorità.

Trilli di telefonino. Il sindaco è palesemente rabbuiato. Intorno, molti si alzano, si allontanano per parlare al telefono; ritornano. Un telefono arriva al nostro tavolo, per il Direttore artistico. E’ la questura: il commissario. Che succede? Scandalo! In piazza, volano fischi, proteste, grida di vergogna: troppe nudità! Sospendete la proeizione! Fermate il film! Ci sono i bambini! Il commissario intima al telefono: o sospendete la proiezione, o fioccano le denunce. Pe-na-li! Il Direttore impallidisce, s’incazza, mentre il sindaco sa di essersi giocata la già difficile rielezione. C’è un po’ di scaricabarile: il sindaco sul direttore, questi su Ornella Muti: ha scelto lei il film. (Poi: ma dove siamo? Ma in che paese viviamo!) Io gli suggerisco invece di non sospendere la proiezione: di beccarsi le denunce, di salire sul palco e farsi bersagliare dai pomodori, se possibile di finire in carcere! E’ la grande occasione!

Ahimè, prevale il buon senso (diciamo così). La proiezione viene sospesa (intorno alla metà del primo tempo: figuriamoci se arrivavano alla castrazione di Depardieu! La castrazione in piazza! O misericordia!). Tutti di corsa a Sora, in piazza! La presentatrice, con iridescente abito al quale mancano solo le lampadine, non si perde d’animo.(Io mi aspettavo una piazza ondeggiante e furiosa, e invece son lì tutti buoni). Si leva qualche buuu! La presentatrice chiama la Muti. Applausi. Deboli, timidi, ma applausi. Chiama i politici: a uno a uno. Nessuno si fa vivo. Se la squagliano. Li chiama tre volte: per nome. Niente. Ad ogni invocazione, partono i fischi (ma molto civili, per carità). (A me spiace solo che il Moige non abbia una sezione a Sora).

Ma Ornella Muti (qui me ne innamoro) prende a sfotticchiare un po’. Alla presentatrice che chiede alla bellissimaOrnella, alla fantastica Ornella, alla inarrivabile Ornella, di far pace con il pubblico lei risponde: beh, perché, per cosa? Per il film, fa lei. Cosa aveva che non andava, il film? Chiede Ornella. Beh…Beh cosa? E il Sindaco dov’è? Beh… E il senatore dov’è? Beh… La brava presentatrice chiama un po’ tutti, dal gioiellere al profumiere, ma i politici, loro, non salgono. Niente autorità, per quest’anno.

E io per l’anno prossimo voglio Flavia Vento.

Ma che bella la serata (prima parte)

Va così. Ornella Muti si fa attendere per un’ora; il Direttore artstico è preoccupato per i tempi: dopo c’è la proiezione del film, poi la premiazione, e devono parlare tutti: il sindaco, l’assessore, il senatore, i giornalisti. Massimo, devi stare in cinque minuti. In cinque minuti dibattere di cinema e comunicazione! Ma certo.

La Muti arriva. C’è un terzo della gente che c’era gli altri anni per Valeria Marini e per la Cucinotta: ormai, se non passi in tv, puoi anche aver fatto la storia del cinema italiano: non interessi. (Però non è solo bella, è decisamente, invitantemente seducente). Si comincia. Parla il Sindaco: un minuto. Parla l’assessore: un minuto. Parla il gornalista: un minuto. Parla un altro giornalista: tre minuti. Ma sin qui siamo ai saluti e agli omaggi alla bellezza e alla carriera. Poi mi vien data la parola per i miei dotti cinque minuti. Allora io dico: volete che io parli di cinema e comunicazione? E io parlo contro la comunicazione. La comunicazione non c’azzecca nulla. Quale sarebbe la cosa della comunicazione? Che cosa comunica un film? Che cosa dice un film? Un bel niente? Non li vedete attori e autori che alla domanda: cosa voleva dire il film non accocchiano due parole in fila? Forse non si tratta di dire. Forse (frase di Flaubert da me molto amata), i capolavori sono stupidi come i grandi animali e le montagne. Però parlare di stupidità non è carino. E allora? Quand’è che un attrice è brava (cinematograficamente parlando). Quando buca lo schermo (omaggio al volo alla Muti). Quando buca lo schermo? E che roba è il bucare lo schermo? Qui avevo in testa un sacco di filosofemi sulla schermo che non si vede però fa vedere (Però si vede anche, e si vede – di traverso – proprio quando viene ‘bucato’), ma lascio perdere. Beh, se un attrice buca lo schermo, ci lascia a bocca aperta qualunque cosa faccia o dica. Meraviglia. Come il cielo di Wittgenstein. La prova? Quant contano le mie parole, e quanto la presenza della Muti, qualunque cosa dica? (Ecco che la chiacchierata si autodistrugge)

In tutto: quattro minuti e quaranta secondi. Seguono domande alla Muti, molto affabile, e poi tutti a mangiare, mentre in piazza proiettano L’ultima donna di Ferreri.