Archivi del giorno: settembre 12, 2005

Maestri e compagni nel cammino del pensiero. uno sguardo retrospettivo

E una segnalazione doverosa: Lorenzo e Massimo.

Peter Singer e la vita degli infanti

Grazie a Magister (che riporta anche una inefficacissima replica di Ravasi), ho letto questa conferenza di P. Singer, dal dirompente titolo: "Perché uccidere un infante non è sempre sbagliato". Consiglio vivamente di leggerla, ma intanto in due righe vi riassumo il ragionamento. Definizione di morte. Problemi. Niente di meglio che: perdita irreversibile di coscienza (in senso amplissimo). Ma può darsi che si verifichi la perdita e si respiri ancora: siamo pronti a dichiarere morto uno che respira? No, non siamo pronti. Siamo pronti allora a decidere sulla vita e sulla morte di esseri umani innocenti che abbiano subito una perdita irreversibile di coscienza? Sì, siamo pronti (o quasi). E su un neonato con gravi disabilità, che non abbia ancora accesso alle funzioni superiori della coscienza? Sì, siamo pronti.

Ora estraggo alcuni passi significativi: "Con la perdita irreversibile della coscienza, perdiamo tutto ciò che apprezziamo della nostra propria esistenza, e tutto ciò che ci da’ una ragione di sperare nella sopravvivenza di qualcuno che amiamo"; "Vogliamo veramente introdurre un nuovo concetto di morte il quale implichi che esseri umani che respirano spontaneamente siano morti? Dubito che sia saggio tentare una tale ridefinizione revisionistica di un termine di uso comune […]. Noi saremmo colpevoli di volere mascherare un’importante decisione etica nelle vesti di un fatto scientifico". "Non possiamo tornare alla definizione tradizionale di morte, altrimenti perderemmo la possibilità di ottenere molti organi che aiutano a salvare vite umane. Allo stesso modo, però, non possiamo proseguire oltre e definire la morte in termini di perdita irreversibile della coscienza". "Potremmo, invece, accettare la concezione tradizionale della morte e rifiutare il punto di vista etico secondo cui è sempre sbagliato porre fine intenzionalmente alla vita di un essere umano innocente. Potremmo poi considerare come eticamente accettabile (soggetto al consenso appropriato che viene dato) interrompere l’assistenza alla vita o rimuovere organi per il trapianto laddove vi sia una perdita irreversibile della coscienza".

"Chiedetevi: “È peggio uccidere un essere umano che uccidere, diciamo, un pollo? […]. La differenza, tuttavia, non può essere il semplice fatto che noi apparteniamo a una specie e i polli, ad esempio, a un’altra. Pensare che solo la mera appartenenza a una specie possa fare una differenza tanto cruciale sarebbe una sorta di razzismo di specie, in breve, uno specismo. Supponete che ci siano dei marziani intelligenti, molto simili a noi, del tutto pacifici e amichevoli, ma di una specie diversa. Sarebbe accettabile ucciderli solo perché non sono membri della nostra specie? Sicuramente no […]. La differenza deve avere a che fare col tipo di esseri che sono gli umani. E preciserei aggiungendo che ciò deve avere a che fare con le capacità mentali superiori degli umani, capacità che gli animali non umani non possiedono. Non può trattarsi semplicemente della capacità di provare piacere o dolore, o di soffrire per la rottura di un rapporto come quello fra madre e figlio, poiché tutti i mammiferi hanno queste capacità". "Alcuni umani non le [= le capacità mentali superiori] possiedono. I neonati, ad esempio, non le hanno […] Non penso che il potenziale di un essere sia sufficiente a far sì che sia sbagliato uccidere quell’essere". "Per le ragioni a cui ho appena accennato, non penso che uccidere un qualsiasi infante neonato equivalga moralmente a uccidere un essere razionale e autocosciente".

"io e la mia collega, Helga Kuhse, abbiamo proposto di concedere un intervallo di 28 giorni dopo la nascita, durante il quale i genitori, assieme ai dottori, devono decidere con discrezione sulla vita e la morte del neonato. Ma ora penso che anche questo sia troppo arbitrario per funzionare, quindi, dirò semplicemente che tali decisioni dovrebbero essere prese subito dopo la nascita, non appena la diagnosi accurata della condizione del bambino e il bisogno di un’attenta valutazione da parte dei genitori lo permettano". 

Due casi sulla laicità dello Stato

E’ possibile una società di atei virtuosi, affermava Pierre Bayle, alle origini dell’Illuminismo. E questa è la goccia. In seconda pagina, considerazioni del caso. Anzi, dei casi.