"Vorrei ricordare che non è l’etica a fare la letteratura", scrive Luca Doninelli in questo bell’articolo apparso su Il Giornale. E ha perfettamente ragione: "la storia letteraria, artistica e del pensiero è […] piena di portaborse che hanno prodotto opere immortali, mentre di tanti uomini virtuosi e incorruttibili, alieni da ogni conciliazione, non è rimasta traccia".
Ora però aggiungerei pure questo: che come l’etica non fa la letteratura, così non fa l’arte in genere. Ma neppure fa la storia, la matematica o la politica: ma allora che diavolo fa, l’etica? Uno potrebbe dire: l’etica fa l’uomo. E sia. Ma per fare un uomo, non sarebbero necessarie anche tutte le cose che l’etica non fa (la letteratura, la matematica, la politica, ecc. ecc.)? E allora? E se invece qui è proprio l’idea di etica che andrebbe riveduta profondamente, poiché non se ne può più di un’etica ridotta a catechismo delle virtù (e di solito, di un certo genere di pallide virtù)? E se invece è proprio questa idea di etica che è conciliativa da cima a fondo, letteralmente inzuppata di ogni possibile conciliazione?
(Abbiate pazienza, ma ho sul tavolo l’Ethica di Spinoza)