Archivi del giorno: settembre 17, 2005

Il popolo sovrano

Mi arriva a casa un volantino (e arriva a tutta Baronissi, che son pur sempre 15000 abitanti) un voltantino firmato "Il popolo sovrano", e indirizzato al "popolo sovrano, nobile e glorioso di Baronissi, che in neretto reca in alto: Popolo sovrano, nobile e glorioso di Baronissi, non subire la macchia dell’infamia del tradimento. Tu sei il popolo sovrano. Non puoi accettare supinamente "Francia o Spagna, l’importante [è] che si magna. Bisogna sventare l’ignominioso attentato alla sovranità popolare". (I cultori di storia locale sopporteranno che non metta il testo intero online).

Che è successo? Che all’indomani delle elezioni (2003), i DS di Baronissi si son ritrovati in tre gruppi consiliari, due in maggioranza e uno all’opposizione. un partito non può avere una linea politica, se un pezzo sta in maggioranza e un altro pezzo all’opposizione. E allora: o il pezzo che sta all’opposizione se ne va dal partito, o se ne va quello che è in maggioranza, oppure i gruppi si ricompongono. E’ quel che è accaduto: consiglieri di minoranza e consiglieri di maggioranza hanno formato un gruppo consiliare DS, in maggioranza. A marzo (se ben ricordo). Un nuovo gruppo così formato dovrebbe portare una nuova linea politico-programmatica (formalmente, è quel che il partito ha fatto, approvando un documento che contiene i principali punti programmatici: di fatto, siamo allo stallo) e, giocoforza, nuovi equilibri all’interno della giunta. E siamo al punto: arriva il volantino. Anonimo, ma con indirizzo email. Ecco dunque la risposta del sottoscritto:

"Caro popolo sovrano, il popolo sovrano è tutto meno che anonimo! Il popolo sovrano non è una parte di popolo sovrano che si autoproclama l’intero popolo sovrano! Il popolo sovrano potrebbe vergognarsi di essere rappresentato da comitati anonimi che si autoproclamano popolo sovrano e parlano in suo nome!
E perché poi l’autoproclamatosi popolo sovrano, tutto intero, tollera questo e quello, ma non tollera quest’altro? La cosa puzza un po’. Chi glielo dice all’autoproclamatosi popolo sovrano, a quella parte di popolo sovrano che si autoproclama IL popolo sovrano, che sia più tollerabile il passaggio dei consiglieri dall’opposizione alla maggioranza, e la formazione dei gruppi consiliari, rispetto a scelte, che sono prerogativa del Sindaco? Conosce l’autoproclamatosi popolo sovrano la differenza fra legislativo ed esecutivo? Sa il popolo sovrano (l’autoproclamatosi popolo sovrano, che è invece solo una parte del popolo sovrano, e se rimane anonimo potrebbe essere pure popolo sovrano di pellezzano, o popolo sovrano di fisciano, o di vattelapesca) che non sono gli assessori a rappresentarlo, ma i consiglieri? Sa il popolo sovrano che ha da rivolgersi ai consiglieri che lo rappresentano, e chiedere loro di non dare fiducia al Sindaco, qualora le sue scelte non siano gradite?
Caro popolo sovrano (anonima parte del popolo sovrano che si esprime sovranamente anzitutto col voto, non certo con volantini anonimi, e che è rappresentato dai suoi consiglieri, non certo da comitati anonimi autoproclamatisi popolo sovrano), che parole grandi e importanti come persona, dignità, anima, che spande così disinvoltamente, non vanno d’accordo con l’anonimato? Cosa teme l’autoproclamatosi popolo sovrano, da doversi nascondere dietro l’anonimato? E qualora ci fosse pure qualcosa da temere, non è assai poco dignitoso temere? Assai poco nobile e glorioso, e alla fine indegno del popolo nobile e glorioso di Baronissi? Crede il popolo sovrano che mettendo un nome e cognome avrebbe reso la sua denuncia più debole, o non più forte?
Cordiali e non anonimi, non vergognosi saluti, Massimo Adinolfi
P. S. Dove ha sede il comitato? Magari mi iscrivo. Beninteso: se non resta anonimo, un po’ ignobile e molto poco glorioso".

All'anima!

Il festival di filosofia è iniziato, e io me ne sto qui, solo soletto, non c’è un anima, a bighellonare in rete (pare che Leo, Ffdes e Mithrandir ci saranno: attendo appunti e resconti). Il manifesto di ieri ha una presentazione del festival, una presentazione del suo curatore, Remo Bodei, e una lunga intervista al medesimo, in cui si dicono cose molto sensate: che al festival non si paga, mica come a Mantova, che al festival si semina poi dipende dal terreno, che ci vengono un po’ tutti, mica solo studenti (100.000 presenze), che quest’anno si parla di sensi e per taluni ingannano per talaltri aprono al mondo, che comunque c’è un forte interesse per la filosofia come etica pratica – vedi il boom della consulenza filosofica…

La consulenza filosofica! A. A. A. Massimo Adinolfi, consulente filosofico, riceve (con tatto e garbo, cioè: a prezzi modicissimi) il giovedì pomeriggio dalle 15 alle 17 anime belle, anime in pena, animali, animule vaghe, animelle al marsala, anemoni, anime morte, animisti, anemici, amici ed inimici, buonanime, animacce sue e anime mie, anime sole, cartoni animati, anime esanimi, anime morte, anime del purgatorio, anime candide, anime del legno, magnanimi, anime tristi fino alla morte, persone senz’anima e povere anime, animatori.

(La pubblicità, si sa, è l’anima del commercio. Eppoi io non aspiro alle 100.000 presenze; mi bastano un centinaio di anime).

Il senso

Torna Essere e Tempo di M. Heidegger, in una nuova edizione italiana esemplarmente curata da Franco Volpi. Ne parla Sergio Givone, su Il messaggero di ieri, così concludendo:

"il fatto è che secondo Heidegger il pensiero filosofico è venuto a trovarsi di fronte a un’alternativa: o la filosofia riporta in primo piano, dopo averlo trascurato e anzi dimenticato, il problema del senso dell’essere, oppure tanto vale che dichiari bancarotta e lasci il campo alle varie scienze, che fanno benissimo il loro mestiere senza preoccuparsi di porre in questione tale senso. Resta da chiedersi che cosa accadrebbe se della filosofia non ne fosse più nulla. forse gli uomini sarebbero più felici o quantomeno non più tormentati da domande quali: che ci stiamo a fare al mondo? O forse una nuova e più buia notte si preparebbe per tutti".

No, senza la filosofia gli uomini non sarebbero più felici, non sarebbero meno tormentati. Ma con la filosofia siamo più felici o meno tormentati? E se no, che criterio è questo? Eppoi: le scienze possono fare a meno della questione del senso: gli uomini no. E perché? E non ci vorrebbe una filosofia per fondare questo bisogno di senso dell’uomo? Ma non ci muoviamo così in circolo? E non siamo ancora al vecchio adagio, che per smettere di filosofare bisogna ancora filosofare?

Ma poi: si tratta di questo, di ciò di cui l’uomo ha bisogno? Il senso dell’essere è ciò di cui l’uomo ha bisogno: e allora è davvero il senso dell’ essere? E qual è il senso di un simile senso?