Cacciari: una democrazia puramente procedurale, meramente individualistica non basta a noi, e non è proponibile all’Islam. Non abbiamo anche noi l’esigenza di costruire (certamente: "in modo pluralistico") un ethos comune, e di "combinare gli elementi procedurali della democrazia con il riconoscimento di valori comunitari?".
Ne abbiamo bisogno. E perché ne abbiamo bisogno? Perché sennò una forma politica non si regge. Ma se questo è vero, e se è vero che le democrazie occidentali, bene o male, reggono la baracca da una cinquantina d’anni (qui da noi, altrove anche qualche decennio in più), non significa questo, in termini di mera logica, che esse secernono un ethos comune, e dei valori comunitari? Non sarà che il problema è che a volte non piacciono i valori comunitari e l’ethos comune che una democrazia procedurale e individualistica secerne? (La Nazionale di calcio, la televisione, l’icona pop?). Come si costruiscono, invece, altri valori comunitari?
Cacciari: "Se dovessi metterla in termini geopolitici e filosofici generali dovrei dire che certamente il processo di omogeneizzazione e globalizzazione andrà avanti con una sua ferrea logica e alla fine sarà proprio il complesso tecnico-scientifico a imporre sempre più una way of life, e quindi anche una way of politics comune. Ma questo cosa comporta? Non comporta forse, questa prospettiva, la distruzione di ogni identità culturale? Nell’omogeneizzazione e uniformizzazione universale della globalizzazione le diversità, le distinzioni vengono soffocate, mentre la cultura è plralismo, molteplicità".
Se dovessi metterla in termini geopolitici e filosofici generali, non mi riesce di capire perché la globalizzazione, mentre distrugge sicuramente delle differenze, dovrebbe essere incapace di produrne altre.