Mi pare giusto provare la funzionalità mediablog di splinder cominciando dall’inizio.
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Sotto l’inquietante incipit E questo vale anche per la filosofia, Millepiani mette in rete la risposta polemica di Carla Benedetti, apparsa su L’Espresso (Scrittori e traditori. Critici, autori, giornalisti: tutti d’accordo sulla presunta morte della letteratura. Ma a chi serve questa tesi? Una risposta polemica). La qual risposta è divisa in due parti: tutti a dire che la letteratura è morta, a rimpiangere e compiangere, e a non saper bene cosa si stia facendo, visto che siamo tutti morti (prima parte); questo ritornello ha una precisa funzione: serve a smobilitare e a liquidare la letteratura (la carica antagonista della letteratura) (seconda parte). E così la normalizzazione avanza, l’ottundimento avanza, la colonizzazione dell’immaginario avanza.
Ora se c’è un aspetto caratteristico della post-modernità, è la performatività. Dire una cosa è farla vera. (Es.: Dire di un titolo di borsa che va bene, significa farlo andar bene; dire di un’opera che è un capolavoro significa elevarla a capolavoro). Ora, dire che il ritornello sulla morte dell’arte (della letteratura, dell’autore) ammazza l’arte, la letteratura, l’autore, significa riconoscere la verità del post-moderno. Ma significa anche mettersi in una posizione disperata, oppure falsa. Se infatti il ritornello ammazza la letteratura, allora la letteratura è morta, e il ritornello è vero. Se invece il ritornello non ammazza la letteratura, allora è semplicemente falsa la tesi che si sostiene.
(Si potrebbe ancora dire: il ritornello cerca di ammazzare la letteratura, e così di inverarsi. Sta a noi impedirlo. Il che però significa: sta a noi falsificarlo. Cioè renderlo falso, cioè accettare in pieno la logica performativa della modernità. E se invece il ritornello fosse semplicemente falso, ma errata pure la funzione che Carla Benedetti gli attribuisce? Vera la prima parte del suo articolo, falsa la seconda?).
P. S. Per la filosofia, un’altra volta.
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Ritorna Walter! Dopo averci deliziato con il Picolit e con il Falerno del Massico Rosso, questa domenica (e, si spera, stabilmente ogni domenica) ricominciamo coi vini. Per questo nuovo inizio, Walter, che è uno che non si risparmia (notate subito, al primo rigo, la severa terra d’Irpinia), ha scelto il Taurasi. (E ditemi dove la trovate una così sapiente guida dei vini, fornita pure dei necessari accostamenti letterari e filosofici).
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