Archivi del giorno: ottobre 11, 2005

Forche caudine

Stasera ero qua. E ovviamente ero senza cellulare, nell’impossibilità di avvertire non solo i bimbi a casa, ma anche mia moglie, che doveva transitare per lo stesso punto. E ovviamente avevo (ho) 38 e mezzo di febbre. 38 e mezzo per otto chilometri di coda.

Un po’ poco per fare un post? Ne convengo: manca qualcosa. Manca il turismo della spazzatura. Cioè. A Baronissi si fa la raccolta differenziata: piuttosto bene (siamo in Campania). Ma non ogni giorno possiamo donare alla collettività i pannolini. Così quando vado fuori regione, li esporto. Ma poi mi capita come oggi, e me ne dimentico. E li importo.

(Ovviamente, quando salgo in macchina al ritorno me ne ricordo inconfondibilmente, specie se come oggi parcheggio  al sole. Ma la legge di Murphy dice: il tempo per percorrere la distanza che ti separa dal primo cassonetto è sempre superiore al tempo che impieghi per assuefartene, e dimenticartene completamente. E in autostrada, fermo nel traffico, il ricordo, improvviso, ti assale).

L'irrinunciabile principio (e la sua interpretazione rebecchiniana)

"La libertà moderna è diventata un problema".

No, caro Giuliano Ferrara: lo è sempre stata. Forse non per lei, ma posso assicurare: lo è sempre stata. In filosofia, in teologia, in politica: sempre.

Però una soluzione al problema c’è, eccola: "Quale ‘libertà di coscienza’ dunque? [Le virgolette che recingono prudentemente libertà di coscienza sono nel testo, NdB.] La ‘libertà di coscienza’ può essere esercitatasoltanto per questioni moralmente indifferenti, main presenza di una alternativa tra crimine e giustizia, mai può esserci libertà morale di optare per il crimine in nome di una presunta “libertà di coscienza”. 

Così si esprimeva l’erede della civiltà romana e cristiana Gaetano Rebecchini, presso il cui Centro si è tenuto il convegno al quale ha partecipato ieri Ferrara. Si tratta di un principio irrinunciabile, dice giustamente Rebecchini, lasciandoci però in dubbio se la libertà di coscienza possa esercitarsi o meno nella definizione di ciò che è crimine e di ciò che non lo è.

In ogni caso, l’irrinunciabile principio è chiaro: la libertà sì, ma solo dove non conta

 

Più in basso della possibilità sta la realtà

"Se tutto viene messo in dubbio, è ora di credere in qualcosa. E cercherò di spiegare in che senso e perché".

No, non tutto viene messo in dubbio. Ammesso pure che si possa mettere in dubbio tutto, questo non significa che tutto venga messo in dubbio. Secondo voi, perché Giuliano Ferrara salta questa differenza elementare? (E perché poi cerca di spiegare perché, e non domanda di credergli?)

Mi chiamerò laicista

(Per colpa di questa risposta – a Windrosehotel, all’ultimo dei suoi commenti al post qui sotto -, temo che stamane farò tardi all’università: che almeno divenga un post, allora! I colleghi capiranno, se mai dovessi far tardi, questo piccolo relativismo sugli orari).

Caro windrosehotel: a quanto mi risulta, lo strumento della scomunica non è stato inventato da biechi laicisti. Biechi sì, ma non laicisti. Però, se vuoi attribuirlo ai laicisti e dire che rischi di incorrervi, pazienza: lo accetto. Sono tollerante. Ma allora non considerarli e non considerarmi relativista!! Già questo ti dimostra qual è, semmai, il problema: non il relativismo, ma che non ti piace "l’assolutismo" che c’è in giro!! Ovviamente io non mi esprimerei così, ma poiché stai discutendo di quanto minaccioso sia il relativismo per le fondamenta civiche di uno Stato, questo dovrebbe tranquillizzarti.

Poi dici che preferisci parlare di sensibilità, mentalità, ecc. Tolgo allora alla considerazione di sopra l’aspetto puramente formalistico. Se ti preoccupa il relativismo, ti domando se in giro noti uniformità di comportamenti, conformismi, ‘pensiero unico’, ecc. Non so tu, ma quelli stessi che si lamentano del relativismo dei nostri tempi, trovano poi opprimente il "pensiero unico laicista". Se capisco bene, nella tua ottica machiavelliana, in cerca affannosa dell’idem sentire e della communis opinio, dovresti sentirti rinfrancato. Che bello! C’è il pensiero unico laicista! In effetti, io mi volto, e vedo quanto sia diffusa l’idea che bello è magro: mi piacerebbe un po’ più di relativismo, ma niente. Io mi volto, e vedo quanto sia diffusa l’idea che ricco e di successo è bello. Nulla in contrario, ma son filosofo e apprezzerei di più la varietà: niente, un’altra volta. Esempi sciocchini, degni di Paolo Crepet che li propone, e perciò ora mi infilzerai (ma potrei fare un elenco, come tu prometti di fare per i tuoi). Però permettimi di osservare che è un po’ fastidioso sentire provenire dallo stesso pulpito la predica contro il relativismo e insieme contro l’uniformità dei costumi (tutti rilassati, tutti edonisti). Di nuovo: il problema non può essere il relativismo, se in giro è così diffuso l’edonismo, il consumismo, io non so che altro.

Poi prometti un elenco. E va bene. E intanto fornisci un paio di esempi: le sessantenni madri. Le sessantenni madri minacciano lo Stato. E le donne che vogliono un figlio senza avere rapporti sessuali. Parli di mentalità, non di leggi (meno male). Ok. Ma a parte il fatto che quelli stessi (non so tu) che non vogliono donne che abbiano figli senza rapporti sessuali non gradiscono neppure donne che vogliono avere rapporti sessuali senza avere un figlio (e magari considerano queste ultime persino più pericolose!), francamente la minaccia per lo Stato (per lo Stato: di questo qui si discute, non degli eventuali problemi psicologici del bambino) a me sfugge. Non dico cosa piace a me, lo trovo irrilevante. Trovo che però a te tocca spiegare perché un certo modello di famiglia rinsalda lo Stato, e un altro no. Tocca spiegare pure, per questa china, se non sia più saldo uno Stato con delle belle famiglie patriarcali a fargli da perno. Cosa minaccia di più lo Stato: le sessantenni madri, o le quindicenni emancipate? Secondo me, queste ultime!!

E poi tocca pure spiegare, visto che hai tirato in ballo la religio come instrumentum regni, perché vuoi prendere la scorciatoia della religione. I religiosi, quelli seri, se trovano da ridire sulle sessantenni madri, lo fanno in nome della natura e della ragione, non della religione. Tu ci vuoi mettere la religione strumentalmente a sostegno: perché? Perché natura e ragione zoppicano?

Infine potresti dire. Ma alla buon’ora! Non è forse vero che da sempre le comunità umane si sono riuniti intorno a valori e credenze religiose? E non sono state più salde proprio grazie a quei valori e a quelle credenze? Può darsi, non so. Molto si dovrebbe discutere. Ma intanto, concederai che, rispetto a millenni di storia, laicizzazione e secolarizzazione sono un tantino recenti, e bisognerebbe dare a questi processi almeno il beneficio del dubbio. O è troppo relativista? E soprattutto, l’argomento non parlerebbe solo contro la secolarizzazione, ma anche contro libertà individuali e democrazia (e infatti fu ed è usato anche per questo). Se è un buon argomento, bisognerebbe usarlo coerentemente anche contro questi ultimi. (Ma non credo tu voglia).

P. S. A te piace di chiamare la mia posizione non laica, ma laicista. Figurati se mi metto a discutere di lana caprina con te. Però io mi sforzo per quanto possibile di dare agli altri il nome che essi rivendicano per sé. Mi rendo conto che è un principio un po’ relativista, e meglio sarebbe che uno solo desse il nome a tutti, come si legge nella Bibbia, e allora va bene:  ti piacque di chiamarmi laicista, chiamami laicista. (Ti piacque? Questo ‘ti piacque’ mi ricorda qualcosa: mi ricorda che i sovrani assoluti lo usavano, e ora mi accorgo di una cosa: quando il relativismo non c’era, c’era l’arbitrarismo sovrano. Eh già: non so se s’è capito).