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Archivi del giorno: ottobre 19, 2005
Una cosa chiamata filosofia
Su Il Foglio Dario Antiseri risponde lungamente a Giuliano Ferrara. Cortamente, si può riassumere così: la scienza è piena di dubbi, e l’etica è senza verità. Non c’è modo di fondare razionalmente, assolutamente i valori morali. E a quei cattolici che ci provano, ricordo che cadono nella tentazione luciferina di voler conoscere il bene e il male. Niente da fare, l’Assoluto non è conoscibile, il cristianesimo non è cultura, né instrumentum regni. Caro Giuliano, capisco le tue preoccupazioni, ma hai toppato.
Sempre più la discussione si inabissa verso il grado zero dell’interesse filosofico. Da una parte c’è Ferrara che esorta: basta dubitare! Ci vuole l’Assoluto, sennò l’uomo chi lo ferma più! Dall’altra Antiseri frena: sì, Giuliano, lo voglio fermare un poco anch’io, però l’Assoluto non te lo dà la ragione, ma solo il salto nella fede. (Un, due tre: salta!).
Nessuno dei due sembra sospettare che fra i dubbi della ragione fallibile e le certezze non razionali della fede religiosa c’è, o ci sarebbe, una cosa chiamata filosofia.
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Rimbambito
Se fossi Emanuele Severino, darei a Marcello Pera la risposta più insolente nel mondo. L’articolo di ieri sul Corriere non era granché, e l’ho pure scritto, brevemente. Ma ecco la risposta di Pera. Pera dice: Severino abbassa a miti democrazia e cristianesimo, perché non sono incontraddittoriamente veri. Ma non c’è solo la verità assoluta, incontraddittoria. A Norcia il Papa ha insegnato questo e quello [con l’errore di sintassi che sappiamo] e io ci credo, noi di Magna Carta ci crediamo. Ora bisogna costruire un’antropologia e un razionalismo nuovi sopra i punti fondamentali di morale indicati dal Papa. Senza quelli, una maggioranza potrebbe pure togliere la pensione a Severino (questa l’ha presa dal mio blog), o chissà quale altra nefandezza.
Ecco quel che non va nella risposta di Pera: se discute con Severino, non può cavarsela con la distinzione fra verità di ragione e verità di fatto, verità logiche e verità empiriche. Domani Severino glielo spiegherà. E non è che la verità del cristianesimo sia meno ‘mitica’, per il fatto che il Papa ci crede, e milioni di italiani ci credono, e centinaia di milioni di uomini ci credono. Qui la parola mito significa solo ‘non assolutamente vero, non incontrovertibilmente vero’, e non ha nulla di offensivo: se peraltro Pera crede che vi siano verità controvertibili, ha il dovere di indicarne una, invece di supporre che vi siano. (E di indicarla incontrovertibilmente, suppongo). Se poi discute in filosofia, Pera non può chiedere di ritagliare sopra certi punti l’antropologia e il razionalismo che ad essi si confanno. Così si ragiona forse dalle parti di Magna Carta, o de Il Foglio, dove si cucinano verità ad hoc; non, però, in filosofia. Infine, la chusa del pezzo di Pera (il mio bizzarro nonno Parmenide mi faceva tenerezza) non si capisce cosa c’entri. (Se qualcuno lo capisce, me lo dica). Forse il ragionier Pera pensa che nonno Severino si è rimbambito, e non s’accorge che il rimbambito è lui.
P. S. Però, mannaggia Severino. Può fare a pezzi Pera sul Corriere, e invece scrive sempre lo stesso articolo.
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Aggiornamento
Son due giorni che da Lipperatura si discute di potenzialità delle Rete. Io voglio vedere chi bussa alla mia porta giovedì alle 17: qua nessuno prende sul serio il post di sotto! In dodici hanno linkato su pagine bianche per vedere, suppongo, se davvero c’è il numero di telefono. C’è, perdinci! O devo mettere su un sito alla Pollastri (non c’entra l’aviaria)? Volete una foto in cui leggo meditabondo la Critica della ragion pura? O è la Critica che non va, e ci metto Avere o essere? Meno ironia, più pensosa comprensione dei destini del mondo? (E di quelli del cliente: ma dov’è il cliente?). Devo commissionare al Nardi–Barnaba un videoblog in cui passeggio sotto gli alberi, mentre rifletto e pondero? Mi trovo un public corner e declamo? Faccio pubblicità sui giornali, accanto alle massaggiatrici? Oppure mi faccio sponsorizzare da una banca, fisso un prezzo astronomico, e mi accompagno con il Presidente dei giovani industriali, per lanciare la nuova moda: io il consulente ce l’ho e tu no? Oppure cerco di sfruttare le incertezze e le fragilità degli adolescenti, e mi butto sul filone neo-romantico? Alberoni sì e io no? E gli aspiranti scrittori? Non c’è nessuno che voglia arricchire le proprie pagine con perle di filosofica saggezza? Insomma, mi rendo conto che ho problemi di target, molte incertezze sul brand, e faccio confusione sulla mission. Ma sistemate queste cose, giovedì chi viene, alle ore 17?
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