Archivi del giorno: ottobre 21, 2005

Giri di Walzer

Il filosofo americano M. Walzer è intervistato da Europa e anticipa un suo intervento odierno presso il Centro Studi Americani su Il Messaggero.

Su Europa, Walzer spiega come il partito democratico sia un umbrella party, dentro ce n’è di roba, e pure i laburisti inglesi hanno dentro di tutto. Il partito democratico si può fare anche in Italia, si possono mettere insieme spinte socialdemocratiche e liberaldemocratiche: si può e anzi si deve, per contrastare la destra. Poi però nota che Clinton aveva una politica estera, mentre annaspava negli affari interni ("Sulle politiche interne non è praticamente esistito"). Questo è un criterio: un partito democratico lo voglio pure io, che abbia una chiara politica estera, anche se annaspa un po’ sulle questioni del welfare. Oppure: con le idee chiare in politica interna, anche se annaspa un po’ in politica estera. Datemi almeno una delle due cose, e meglio la seconda della prima (mi pare più urgente, ma anche più complicata).

Sui rapporti fra politica e religione Walzer discute in linea di principio su Il Messaggero (la religione non scompare, a un liberale non interessa come ciascuno si forma le proprie convinzioni, "malgrado ciò, la separazione tra politica e religione è un importante valore democratico", e la separazione richiede fra l’altro "un’accettazione dell’aperto, pragmatico, contingente, incerto non probante e tollerante carattere di ogni argomentazione". Nell’intervista a Europa, infine, trova sia interessante notare che "l’educazione religiosa ha più successo negli Stati Uniti, senza sostegno statale, piuttosto che in Europa, dove gode del finanziamento pubblico".

Questo si può dire, senza passare per anticlericali beceri o per nichilisti disfattisti?

Esergo corsivo neretto

Tocqueville si organizza. Leggo Paolo della Sala avanzare proposte. Auguri. Vi invidio. Non invidio però l’esergo (Gorgia!), non invidio il primo corsivo che incontro: Tutto è comunicazione, e non invidio il primo neretto che incontro. Comunicare è persuadere. Ora discuteranno dei confini politici e ideologici dell’area tocquevilliana, di come mai progetti come questi partano in periodo pre-elettorale, di costruire una rete sul territorio (addirittura!), di chi invitare all’indispensabile convegno, ma a me bastano esergo corsivo e neretto per tenermi alla larga.

Per il momento, la comunicazione nei commenti è ristretta: si manda solo via email. Fastigi dell’organizzazione.

Rockpolitik

Battiato presenta a Baronissi, in anteprima nazionale, Musikanten, film sugli ultimi anni della vita di Beethoven. Pubblico delle grandi occasioni, nell’aula del consiglio comunale. Applausi. Politici. Autorità Il Presidente della Pro Loco dice che è emozionato e che è un grande onore. Il Sindaco dice che è un grande onore. Il consigliere provinciale o qualcosa del genere dice che è un grande onore, e com’è bello per un politico far passerella dinanzi a cotanto pubblico (schietto, il consigliere!), la musicologa ricorda che Battiato un tempo a Beethoven e Sinatra preferiva l’insalata, e ora invece fa un film su Beethoven, allora non era vero! Il docente universitario dice cose sensate, e aspetta di vedere il film. Battiato dice vedete che non è un film semplice, Sgalambro dice solo: buon film!

Poi inizia la proiezione. Il docente aspetta davvero. Ma il Sindaco se ne va, il Parlamentare europeo se ne va. Il Presidente della Pro-Loco se ne va. Il vice-presidente della provincia se ne vuole andare, ma non osa, ma poi osa e se ne va. Il capogruppo DS resta fino alla fine ma pretende spiegazioni. La gente applaude un film che se non fosse gratis mai e poi mai andrebbe a vedere. Io mi mangio una pizza con Nardi e i suoi amici, e me ne torno a casa contento. Il film non è riuscito, se si voleva illustrare la musica con le immagini, o le immagini con la musica, io non l’ho capito, però almeno non ho visto Rockpolitik, ed è già un bel guadagno.

Contare fino a dieci.

1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10! Record! Dieci link consecutivi allo stesso blog! Il fatto è che Leo s’è incazzato per le stronzate scritte da Repubblica, e perché io le ho riprese. Ahimè, ho le mie colpe, e Leo si è stufato di essere accusato "ogni tre per due e per motivi puramente ideologici, di essere, se va bene, dei mangiapane a tradimento, se va male, dei parassiti al soldo del Vaticano".

Ma io, poi, cosa ho scritto? Che Leo o i suoi colleghi insegnanti mangiano pane a tradimento? Non mi pare. Che sono parassiti al soldo del Vaticano? Neanche (al soldo del Vaticano proprio no!). No, io ho scritto (e chiarito nei commenti al post) che si ha un bel parlare di religione civile, ma, di grazia, fatemi sapere: il modo in cui è regolata la presenza degli insegnanti di religione nelle scuole italiane, rientra nel modello di religione civile proposto da Pera, o no?

Leo però è amareggiato, perché vede il suo lavoro "vituperato e calunniato strumentalmente, avendo come obiettivo altro, che sia Pera, il Vaticano o il centrodestra…": e qui ce l’ha proprio con me. Ma io non vitupero il suo lavoro, né mi pare di calunniarlo. Io non discuto se Leo lavori più o meno dei suoi colleghi, se sia più o meno precario di loro. Io dico: l’insegnante di religione deve essere idoneo. A decidere se sia idoneo è l’autorità ecclesiastica, in base a "retta dottrina, testimonianza di vita cristiana, abilità pedagogica". Leo aggiunge: non mi pare tanto scandaloso. Io non so se sia scandaloso, so che in questo modo la Chiesa cattolica gode di un privilegio. So che in questo modo c’è un certo numero di posti di insegnante nella scuola dello Stato italiano a cui si accede solo se si ha (non solo ma anche) il certificato d’idoneità rilasciato dall’autorità ecclesiastica. So infine che retta dottrina e libertà d’insegnamento non è detto vadano d’amore e d’accordo.

Ma Leo ricorda che il concordato riconosce il valore della cultura religiosa, e in particolare tiene conto del fatto che "i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano". Eccola, la religione civile, riconosciuta per legge! A Leo forse piace, a me francamente no. Non solo non mi piace, ma lo trovo ingiusto, e se fossi cattolico di Santa Romana Chiesa, me ne vergognerei. Mi vergognerei non del mio lavoro, ovviamente, ma del privilegioodi cui gode la Chiesa alla quale appartengo. Tutto qui.

P.S. Se qualcuno mi fa notare che senti da che pulpito, hai idea di come siano selezionati i docenti universitari, e di quali privilegi godano, ecc. ecc., sappia che sfonda una porta aperta. E che a parlar male della categoria sono il primo (però non ditelo troppo in giro!), e non per questo sento calpestato il mio lavoro o la mia dignità.