Il filosofo americano M. Walzer è intervistato da Europa e anticipa un suo intervento odierno presso il Centro Studi Americani su Il Messaggero.
Su Europa, Walzer spiega come il partito democratico sia un umbrella party, dentro ce n’è di roba, e pure i laburisti inglesi hanno dentro di tutto. Il partito democratico si può fare anche in Italia, si possono mettere insieme spinte socialdemocratiche e liberaldemocratiche: si può e anzi si deve, per contrastare la destra. Poi però nota che Clinton aveva una politica estera, mentre annaspava negli affari interni ("Sulle politiche interne non è praticamente esistito"). Questo è un criterio: un partito democratico lo voglio pure io, che abbia una chiara politica estera, anche se annaspa un po’ sulle questioni del welfare. Oppure: con le idee chiare in politica interna, anche se annaspa un po’ in politica estera. Datemi almeno una delle due cose, e meglio la seconda della prima (mi pare più urgente, ma anche più complicata).
Sui rapporti fra politica e religione Walzer discute in linea di principio su Il Messaggero (la religione non scompare, a un liberale non interessa come ciascuno si forma le proprie convinzioni, "malgrado ciò, la separazione tra politica e religione è un importante valore democratico", e la separazione richiede fra l’altro "un’accettazione dell’aperto, pragmatico, contingente, incerto non probante e tollerante carattere di ogni argomentazione". Nell’intervista a Europa, infine, trova sia interessante notare che "l’educazione religiosa ha più successo negli Stati Uniti, senza sostegno statale, piuttosto che in Europa, dove gode del finanziamento pubblico".
Questo si può dire, senza passare per anticlericali beceri o per nichilisti disfattisti?