Archivi del giorno: ottobre 26, 2005

L'uomo è buono

Me ne sono definitivamente convinto. Sono ripassato al parco giochi, a quasi 24 ore di distanza dallo smarrimento. Mi guardo intorno: il libro non c’è. C’è, oltre la cancellata che delimita il parco, un meccanico: chiedo al meccanico. Il meccanico sorride e dice: citofono alla signora Farina. La signora Farina abita al quarto piano. Scende. Ieri si è affacciata al balcone, ha visto dei ragazzini gocare con un libro: lo lanciavano in aria.  E’ scesa, è entrata nel parco, ha detto ai ragazzini il libro è mio, ha avvertito il meccanico che se qualcuno fosse passato a chiedere il libro ce l’aveva lei. Eccolo. Però non se lo dimentichi più. No, signora, non si preoccupi.

Ora il libro è tornato all’ovile e se ne sta tranquillo e sicuro su uno scaffale.

Abbi dubbi

Sulla riforma universitaria approvata ieri alla Camera non ho ancora un’opinione sicura. Magari ci torno su. Intanto, trovo però che la conclusione del pezzo di Oscar Giannino su Il Riformista che lascia la parola a Blair, sia, nel principio, assolutamente condivisibile: "’I servizi pubblici devono essere basati sulla centralità della persona ai cui bisogni si rivolgono, non sulle esigenze di chi vi lavora’: quella di Blair è una massima che da sola racchiude la differenza tra la sinistra moderna, e la vecchia sinistra statalista".

Come ogni principio, anche questo da solo non basta, perché poi si tratta di vedere come si viene incontro ai bisogni della persona cui i servizi pubblici si rivolgono, e come si compongono i bisogni di diverse fasce sociali che si rivolgono allo stesso servizio. E comunque, non ho ancora un’opinione sicura. (Sulla riforma, per capire cosa cambia, è forse utile leggere qui; e per quel che mi potrebbe riguardare, cioè i futuri concorsi per associato e ordinario, c’è da trarre ogni motivo di sconforto qui)

Mundus pulcherrimus nihil (Silesius)

"Mondo che cos’è? Chi è? E’ l’altro da noi. Non l’Altro, con la maiuscola […]. In altri tempi – altre epoche! – c’erano più mondi. Tu appartenevi a un mondo, contro un altro, che apparteneva ad altri. Allora consideravi anche gli altri, perché li combattevi. Quasi li amavi, perché li potevi sconfiggere, e dunque ti davano la possibilità della lotta. L’unica ragione di vita è il conflitto. La lotta di classe era amore per la vita. […] Per decenni, nel nostro amato Novecento, ci sono stati il primo, il secondo e poi il terzo mondo. Era la belle époque delle guerre civili mondiali. La guerra “messa in forma” dal diritto internazionale […]. Mi è stato dato di vivere la parte minore di quell’epoca. L’ho amata, limitatamente. L’avrei immensamente amata, se avessi potuto viverne l’età aurea, 1914-1945. Mi sono preparato a vivere a quel livello. Poi, mentre crescevo, vedevo che il mondo si inabissava., si rimpiccioliva, si involgariva. Una china inarrestabile […] Adesso, c’è un solo mondo. La mondializzazione, in fondo, è questo: la reductio ad unum di tempo e spazio umano, compresa tutta la sua interna “differenza”. C’è pensiero unico, perché c’è un mondo unico. […] Peggiore di questa mondializzazione è solo la chiacchiera che si fa su di essa. C’è un solo mondo. O questo, o niente. A questo punto io dico: va bene, allora niente. Ma che cos’hanno tutti contro il nichilismo? E’ la risposta giusta a quella domanda sbagliata che ci chiede di vivere come se stessimo nel migliore dei mondi possibili […] E’ l’unicità, non del mondo ma di questo mondo, che rende ormai indicibile il motto marxiano-plautiano: nulla di ciò che è umano mi è estraneo. Rimarrebbe la fuga mundi dei Padri del deserto […] L’odio per il mondo non è perché esso è cattivo, ma perché è stupido. Magari fosse il male ad armare la mano degli uomini. Ci sarebbe di che combattere. E’ invece l’insensatezza a inaridire il loro cuore. Non la follia, che è cosa santa. Ma l’insipienza, questa laica condizione umana. […] La bellezza salverà il mondo? Lo diceva quel tale. Ma lo prendevano appunto per pazzo. Ammesso che valga la pena di salvarlo questo mondo, penso che, in esso, malgrado tutto, sì, “la bellezza, o mio Fedro, solo la bellezza è insieme divina e visibile”. Allora: amor pulchritudinis, e odio per chi non sa vedere, non sa sentire, non sa contemplare, non sa stupire. Il mondo di oggi è tutto intero questo non sapere. Nessuna indulgenza. Ma anche nessuna durezza, o spietatezza. Guerra al mondo, senza violenza. E’ facile amare con furore. Il difficile è odiare con tenerezza".

 

Lettera di Mario Tronti (qui il testo integrale, da cui ho prelevato ampi stralci). Mario Tronti è, insieme a Antonio Gramsci e Luisa Muraro, uno dei tre fiori nel deserto della filosofia italiana del ‘900 secondo Toni Negri. La lettera è molto bella. Non condivido nulla. Non ho nostalgia della bella époque; fra un unico mondo mondializzato, posto che così sia, e primo secondo e terzo mondo, preferisco – se si trattasse di scegliere – un unico mondo mondializzato. Se il mondo è stupido, è stupido odiarlo. E a questo punto io non dico: "allora niente", ma: così è, così sia! (Poi, più seriamente: l’unicità dell’evento del mondo non ha nulla a che vedere con ‘questo mondo’. Ed è per principio in-differente alla sua ‘forma’ – alla mondializzazione. E il mondo diviene ‘questo’ mondo – diviene un ‘questo’ – solo quando gliene si contrappone un altro, e anche se Tronti toglie all’altro (mondo) la maiuscola, l’altro mondo che non ha nulla di questo mondo è ancora, da cima a fondo, una superstizione metafisico-teologica)

Anatema pigro

V.U.E. Pseudepigrapha su fascismo e totalitarismo.