Severino: democrazia e cristianesimo sono miti. Cioé: teoreticamente frolli. Il loro confronto non è mica questa gigantomachia: vincerà chi ha "maggior potenza pratica". Pera: ma scherziamo! Il cristianesimo un mito? Il Papa dice di no, e dico di no anch’io. E per dirlo, non c’è bisogno che la negazione di ciò che esso afferma sia contraddittoria. Oggi tocca a Odifreddi. Odifreddi non sopporta Severino, e sente irresistibile il bisogno di bacchettarlo per insegnargli le cose più elementari. Comincia infatti così:
" […] Lo spunto per l’articolo di Pera era la seguente oscuirtà di Severino: – La democrazia è un mito, perché la sua negazione è contraddittoria -. Si tratta di un’oscurità interessante, per almeno due motivi. Anzitutto, perché rivela un’allegra confusione tra frasi e nomi: solo alle prime, e non ai secondi, si possono infatti applicare concetti come la negazione e la contraddittorietà. E poi intorbida le acque chiamando ‘mitologico’ ciò che nella storia della logica […] viene invece chiamato in tutt’altro modo: ad esempio, ‘non analitico’ o ‘contingente’, in opposizione a ‘analitico’ o ‘necessario’".
Togliamo subito la bacchetta dalle mani del professor Odifreddi. Primo l’affermazione la democrazia è un mito è di Luigi Einaudi: Severino cita. Secondo: quanto alla confusione fra frasi e nomi, Odifreddi trascura l’evidenza del testo. Subito dopo infatti, appaiando democrazia e cristianesimo, Severino scrive: "…un mito: la negazione di ciò che esso afferma, ecc." (sott. mia). Si tratta dunque della non contraddittorietà della negazione di un’affermazione. L’espressione citata da Odifreddi è insomma soltanto brachilogica. Terzo. La distinzione non-analitico e contingente e analitico e necessario fra l’altro si può certo fare. Ma se si vuole criticare Severino, bisogna portare ad esempio almeno una verità contingente. Che ora ci sia il sole non è necessario, si dice: potrebbe piovere. Ma Severino può obiettare: che il sole che in questo momento splende sia il sole che in questo momento splende non è affatto una verità contingente: se il sole non splendesse, ma piovesse, il sole che in questo momento splende non sarebbe il sole che in questo momento splende. Il che è contraddittorio. (Non dico che Severino abbia ragione, dico che la distinzione fra necessario e contingente con cui lo si vuol liquidare lo fa sorridere, e non può essere presa come ovvia e scontata, perché, mi sia infine consentito di dirlo in breve così, la questione non è logica, ma ontologica).
Poi Odifreddi riassume l’intervento di Pera, e poi lo apostrofa: ma come, tu quoque! Quindi l’affondo, contro questa storia del relativismo: "Nessuno scienziato si sognerebbe di pensare alla scienza e alle sue verità come relative e universali. Sono i filosofi , a pensare che la scienza sia relativa". Qui verrebbe voglia di chiedere a Odifreddi, così attento a bacchettare i filosofi, cosa precisamente intende per ‘relativo’, visto che lo oppone non a ‘assoluto’ ma a ‘universale’. Però non sottilizziamo, non stiamo a chiedere esempi e spiegazioni, e facciamo finta che sia tutto chiaro e sia chiaro pure che "di scienza ce n’è, e ce n’è sempre stata, una sola": il professor Odifreddi è uno che non le manda a dire. Anche perché, schietto com’è, ha pure la nobiltà d’animo di riconoscere quando l’altro ha ragione. Così scrive, lui matematico, lui logico, lui che è di quelli che la scienza è una e una sola (tirate un profondo respiro, e poi leggete tutto d’un fiato):
"Su una cosa si può comunque essere d’accordo con Pera e Ratzinger: che ‘esistono valori fondamentali iscritti nella natura stessa della persona umana, previi a qualunque giurisdizione statale, che trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo’. Ma proprio perché tali valori derivano dalla natura umana, si possono appunto conoscere studiandola. E lo studio della natura, umana e non, è compito della scienza: non della filosofia, e tanto meno della religione".
Avete letto questa verità universale e non relativa? E ora la bacchetta la prendete voi, o la prendo io? (Non c’è due senza tre, e il terzo – mi dispiace – è il peggiore).
P. S. Anche la coda dell’articolo di Odifreddi è non falsa ma sciocca. Pera ha scritto: "se il cristianesimo non fosse la verità, qualcuno un giorno potrebbe dire che uccidere, rubare e dire il falso sono solo convenzioni accidentali". Odifreddi cita, poi ricorda che simili comandamenti si trovano nel Libro dei morti egiziano (non ho difficoltà a crederlo), e chiosa: dovremmo forse allora dire che se i culti di Osiride e di Amon non fossero la verità tutto sarebbe permesso?". Ma no, caro professore. Pera non è Ivan Karamazov. Pera, d’accordo con millenni di storia filosofica e teologica, distingue tra rivelazione della verità e contenuto della verità (di certe verità del diritto e della morale naturale). Polemizzi pure con Pera (lo dice a me?) ma lo faccia con meno sicumera.