Archivi del giorno: ottobre 28, 2005

Trovare una dimensione

Ieri, alle 17 in punto, come da appuntamento, si è presentata alla porta della mia abitazione la prima cliente dello studio di consulenza filosofica (a proposito, non vi ho detto il nome: il fatto è che non l’ho messo ancora). E’ una signora di quarantacinque anni, capelli biondi tinti, leopardata. Prego, le faccio, un po’ intimidito: sono M. A. Ah, è lei: piacere, E. T. Piacere. Prego: si accomodi pure. Grazie. Bene, mi tolga subito una curiosità: come ha saputo? Me ne ha parlato mio figlio, che legge il suo blog. Ah, capisco. E mi dica. Per quale motivo ha pensato di rivolgersi a un consulente filosofico? Ha idea del genere di attività che svolge un consulente filosofico? No. Ma è per mio figlio. Per suo figlio? Quanti anni ha suo figlio? Sedici. E scusi se le domando, ma ha forse, ehm, problemi nei rapporti con suo figlio? No, per niente. Ah.  E’ che mio figlio quest’anno ha cominciato a studiare la filosofia; gli piace molto, vorrebbe fare ripetizione.

Ah.

(Emilio/millepiani mi segnala il nuovissimo blog di consulenza filosofica con il link al dottor Neri Pollastri. Se vi punge vaghezza di cliccare sul link, lasciate pure un commento e dite: son passato dal mago della consulenza filosofica, Azioneparallela, e ho saputo)

Due colonne su tre – nel frattempo

Severino ha rimesso piede in un’Università cattolica. Leo ha letto il resconto del Corriere e di Europa Cristiana: non si capisce granché. Io aggiungo Avvenire e, soprattutto, Il Foglio.

Su Avvenire, le righe per Severino son poche, ma chiare, anche se l’articolista lamenta che, senza motivare, Severino ha affermato che pensare che alla verità si giunga dalla non verità "rende impossibile arrivare alla verità stessa e quindi dire una parola incontrovertibile". Su questo, non ho alcun dubbio anch’io, ma se non motiva Severino non motivo neppure io (motiva Hegel per tutti e due).

Su Il Foglio (con titolo sbagliato per metà: Severino si è sempre confrontato con la Chiesa), potrei sottilizzare, ma posso ben concedere a Severino e al giornale le prime due colonne (il laicismo pigro; troppo facile dire ‘non ci sono verità’). Sulla terza colonna, di perplessità invece ne ho. "Al dogma cristiano si oppone il mito laicista", dice Severino, ma siccome ha appena detto che pure il cristianesimo è un mito, non c’è problema. Però è un mito deboluccio, mentre vuoi mettere il cristianesimo? Il cristianesimo si candida alla guida del mondo. Qui mi sfugge chi abbia avanzato la candidatura, e credo che Severino abbia abbondantemente torto in punta di fatto, e credo pure che al cristianesimo non faccia mica tanto bene guidare il mondo (ma questa è una valutazione tutta personale). Sta il fatto che Severino ha pure detto che se è debole il laicismo, non è affatto debole il discorso filosofico che ha prodotto questo laicismo imbelle, visto che ha spazzato la tradizione, e visto che il cristianesimo è fermo alla candidatura, e non si sa se andrà avanti. (Anzi si sa: perché per Severino la tecnica se lo mette in saccoccia, il cristianesimo). E allora qui mi pare che Severino dia un colpo al cerchio e uno alla botte. Il laicismo non sa su quale potente vulcano (il nichilismo) si sia accomodato: è puerile; la Chiesa invece lo sa, e combatte (ecco perché Severino ha piacere a confrontarsi con il cristianesimo), però le busca lo stesso. Combatte infatti con armi spuntate, perché la fede è per Severino per essenza nichilistica (nell’articolo dice: "in un certo senso solidale con l’ateismo").

Dove sono le mie perplessità? A Severino interessa lo scontro ultimo, a me invece interessano (in politica) le cose penultime (ma poi direi anche, en philosophe: un diverso modo di pensare il rapporto fra ultimo e penultimo, che non ha nulla di severiniano). Severino ritiene che il laicismo imbelle, privo di pensiero, proprio non vede lo scontro ultimo. E’ così, ma io trovo che Severino non vede tutto quello che accade nel frattempo. Accade così che nel frattempo  Severino dica di vedere con favore l’intervento della Chiesa nello spazio pubblico e politico, come se leggi dello Stato italiano vietassero ai vescovi di parlare. Il punto riguarda invece le modalità di questo intervento, e se esso non debba essere regolato dal principio che consente a tutti allo stesso titolo di condividere gli stessi diritti fondamentali nel medesimo spazio. Ma su queste modalità Severino non dice nulla, perché riguardano lo spazio penultimo – astratto, procedurale, formale – della democrazia, mentre lo scontro ultimo avviene in un altro spazio. E chissà quando.

Par condicio

Dopo aver dato conto di quel che ti combinava Heidegger, non posso esimermi dal segnalare la confessione dell’Abbè Pierre

Distanza

Su La Stampa di ieri il fisico Robert Laughlin parla di scienza e ideologia, saltellando di qua e di là così come lo fa saltellare l’intervista. E saltellando, risponde anche a questa domanda: "In Europa, come negli Stati Uniti, si discute dei limiti della scienza e del peso dell’etica. Qual è la sua posizione?"

«Pratica, anche in questo caso. Al Kaist di Seul, dove trascorro molto tempo, ho conosciuto Hwang Woo Seok, lo studioso che ha clonato la prima cellula umana. Sono un suo grande sostenitore, quel tipo di ricerca può dare risultati importantissimi nella cura di molte malattie. Credo che la vita non inizi con il concepimento, ma che l’individuo si formi gradualmente attraverso un’organizzazione gerarchica di cellule. L’uomo è la totalità che riconosciamo guardandolo a distanza, come un quadro di Monet: se lo osservassimo da vicino noteremmo solo pennellate senza senso».

Ecco, non so Odifreddi, ma io sottoscrivo in pieno questa (involontaria) semi-citazione di Merleau-Ponty: l’uomo è a distanza. (Carlo Sini scrive: l’uomo è di stanza nella distanza. Ma lo cito solo per mettere il link a questa splendida chiacchierata).