L'aspetto di Cristo

Io sono mancino. Mancino era Guillermo Vilas, mancino era Jimmy Connors, mancino era John McEnroe. E poi c’era Borg (sì, vabbè, c’era pure Lendl, e con ciò?).

Borg aveva "quella somiglianza a Cristo, aveva quest’aspetto cristico, quella dignità estrema, quel rispetto che riscuoteva in ogni giocatore […] Borg crea uno stile di fondo campo, l’arretramento assoluto, il lift e palle alte sulla rete. Qualunque proletario lo può capire, qualunque impiegato può capire quel gioco, non dico che possano rifarlo… Il principio stesso: fondo campo, lift, palle alte è il contrario dei principi aristocratici, sono principi popolari". L’aristocratico puro era McEnroe: "McEnroe non colpisce, ostenta: manifesta. I suoi non sono colpi, ma epifanie: «Difatti ha inventato colpi prodigiosi, ha inventato un colpo che consiste nel porre la palla, una cosa curiosa direi, non la colpisce nemmeno, la pone. Ha fatto una successione di servizio e volée che non esisteva»".

Io tifavo Vilas, non erano in molti a tifare Vilas. Non era il massimo dell’eleganza, Vilas. Ma io giocavo sull’asfalto, con uno spago come rete, e le saracinesche come corridoi laterali, e le palline senza un minimo di peluria, e la racchetta maxima torneo in legno (che Dio l’abbia in gloria), e Vilas ci stava bene con tutto ciò. Ma mi andava bene pure quando perdeva con Borg. Vilas era proletario ma non aveva l’aspetto cristico. In effetti: Deleuze ha ragione.

Una risposta a “L'aspetto di Cristo

  1. utente anonimo

    anch’io giocavo sull’asfalto! E lo stile di McEnroe nel colpire la pallina mi rapiva

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