Archivi del giorno: novembre 4, 2005

Vacanze romane

A Roma ci sono andato, e in verità, ci sto ancora (ma ora parto). Una giornata con Malvino è come Pinocchio con Lucignolo nel paese dei balocchi. Siamo arrivati al punto che mi ha regalato l’ultimo libro di un filosofo cattolico (cattolico, avete letto bene), Remi Brague! Abbiamo mangiato e bevuto del buon vino, chiaccherando del più del meno (ma sul blog Malvino ha messo il meno) e solo dopo siamo andati alla fiaccolata.
Che è stata una bella cosa. E’ stata allegra e festante. Malvino fendeva la folla e io lo seguivo con la mia borsa ingombrante (con i libri, la biancheria, la camicia ed il pigiama). Ovviamente, ho conosciuto alcune, e anche altrepersone molto famose.
Poi lunga passeggiata romana con il direttore, lunga perché non si trovava la via (non dico per dove così da non gettare un’ombra inquietante sulla romanità del direttore). Il direttore mi chiede beh, che pensi di leftwing, ora me lo puoi dire, e io gli rispondo: me lo nomini un altro settimanale d’attualità online con la stessa capacità di analisi, con la stessa sveltezza di penna, e con un filosofo del mio calibro?
Poi lunga chiacchierata notturna con il mio gentilissimo ospite, poiché lui non ha aderito (e nel blog spiega perché) e io sì, e ho provato a spiegargli perché. Si è parlato anche di altro, di cose ben più importanti, ma più importanti anche di un blog, e dunque.

Sia il post. E il post fu.

Leszek Kolakowski sul Corriere di eri spiegava il nichilismo (l’approccio nichilista alla storia) così: dire che non esistono fatti ma solo interpretazioni [non l’avesse mai detta, questa cosa, Nietzsche!] può significare che qualunque descrizione di un fatto impegna l’intera storia culturale umana, e sin qui ci può stare; ma può significare anche che i fatti siano prodotti dalle interpretazioni, e questo è inaccettabile.
L’esempio di Kolakowski di questa versione nichilista troppo nichilista della frase di Nietzsche è il seguente: “dire ‘il signor K ha rubato una bottiglia di vino’ sarebbe un’interpretazione che genera il fatto; il fatto in sé non esiste. Di conseguenza, frasi come ‘il signor K è colpevole di aver rubato il vino […] non hanno significato in relazione a un fatto; sono solo parti dell’interpretazione”.
 
Due considerazioni.
1. L’esempio di Kolakowski funziona solo se lo leggete (come viene fatto di leggerlo) così: posto che K abbia rubato il vino, allora è inaccettabile che dirlo generi il fatto.
2. Il fatto in sé quale sarebbe?
 
Pausa
Prima di scandalizzarvi per questa inaccettabile deriva ermeneutica, chiedetevi se, anche ammettendo che i filosofi, da Nietzsche in giù, son tutti folli, chiedetevi se è mai possibile che un essere umano adulto vissuto negli ultimi duecento anni possa mai pensare che pronunziare le parole ‘il signor K…’ produca o generi il fatto, il signor K, la bottiglia e tutto il resto.
 
Altre due considerazioni (ripresa)
3. E allora? Non esistono ‘fatti in sé’, ma questo vuol dire avere una concezione magica (altro che nichilistica) della storia, per cui basta dire le cose a piacere perché gli eventi accadano?
4. Ma poi, se i fatti non esistono, come può un’interpretazione generarli? E’ incredibile come filosofi anche seri possano leggere la proposizione di Nietzsche così: secondo taluni ci sono X e ci sono Y, ma Y non ci sono, ci sono solo X; mentre è del tutto evidente che se ci sono solo X, il senso di X (ma anche quello di Y) non può essere lo stesso senso che riceveva quando stava dirimpetto a Y.
 
Finale
Sia il post. E il post fu.