Grazie alla rassegna stampa di Radio radicale, che ne dà lettura, vado a vedere quale uovo abbia deposto oggi la garrula gallina di Marcello Pera (s’intenda: la Fondazione Magna Carta). L’uovo di giornata non le manda a dire: tratta di Bastardi, parla della rivolta nelle banlieues francesi, e siccome Lerner aveva detto in estate, in risposta al Presidente Pera, siamo tutti bastardi, ecco il tuorlo rosso rosso rosso:
"Ora abbiamo sotto gli occhi le fiamme delle periferie parigine, vediamo gli autobus e le ambulanze bruciare, sappiamo di donne handicappate cosparse di benzina e date alle fiamme dai ribelli, e di pensionati uccisi a sprangate perché cercavano di spegnere il rogo della propria auto. E capiamo un po’ meglio cosa vuol dire essere bastardi". (Il testo completo, albume e tuorlo, è qui).
Il Presidente Pera, o chi per lui depone le uova della Fondazione (che senza fare dell’allarmismo in tempi di influenza aviaria è pericoloso sorbirsi a crudo) ragiona insomma così: quelli che bruciano le donne handicappate sono bastardi. Gli immigrati sono bastardi. Gli immigrati sono i bastardi che bruciano le donne handicappate.
Depongo anch’io, Massimo: quelli che bruciano le donne handicappate sono dei bastardi, i laicissimi supporter dello stato multiculturale sono degli ottusi, le donne handicappate vengono bruciate per la bastardaggine dei bastardi ma soprattutto per l’ottusità degli ottusi.
Coccodè.
Bernardo
… e Bernardo a quale delle due categorie appartiene?
Bernardo, rilegga per favore il post: il suo oggetto non sono quelli che bruciano le donne handicappate, Nè io dico che non sono bastardi, se è questo che vuol sapere.
Lei chiama bastardi gli uni, e ottusi gli altri. Pera chiama bastardi gli uni, e bastardi gli altri. Non so se ora è più chiaro.
Massimo, io non ho equivocato ciò che intende lei né, credo, l’idea di Pera, ho solo detto la mia, che non è né la sua né quella di Pera, com’è nello spirito di un “commento”. Il “coccodè” era scherzoso.
Rimane il fatto che le ultimissime parlano di focolai anche in Belgio e Germania, il che mi dà clamorosamente ragione e l’ottusità degli ottusi assume giorno dopo giorno proporzioni inquietanti (e indisponenti, per chi deve subire le conseguenze della stoltezza del multiculturalismo e della laica Europa senza lombi culturali).
Bernardo
sui moto di parigi aggiorno regolarmente sul mio blog (vedo che le notizie in italia arrivano un po’ distorte). gli abitanti delle banlieues francesi sono, per il ministro dell’Interno francese Surkozy, “racailles”; forse è peggio che “bastardi”.
Pera ha buon gioco ad appoggiare la sua propaganda di intolleranza su fatti così – e sulla disinformazione; non so qualcuno gli abbia fatto notare che la situazione in cui si sono accesi i moti di Parigi è creata esattamente dal rifiuto dell’integrazione e della multietnicità: questa è l’analisi unanime che viene dalla Francia e da mezza Europa (del resto, è una ovvietà).
pardon, “moti” 🙂
Appunto, un’ovvietà. E in quanto tale anche una sciocchezza sesquipedale (come, d’altra parte, la confusione tra multietnico e multiculturale e il trombonismo radical-chic sull’intolleranza che, per eccesso di astrazione, non sa distinguere le intenzioni dalle situazioni, mentre, per eccesso di concretezza, identifica la discriminazione con la differenza).
Bernardo
E’ che a forza di farsi beffa del politically correct, Pera non si accorge di apparire un SS. Poverino.
JimMomo
io ancora non ho capito a quale categoria appartiene Bernardo, potete illuminarmi?
Gli uomini intelligenti e razionali come me, caro anonimo, sono al di fuori delle categorie, al contrario dei fessi come lei che le funestano un po’ tutte.
Bernardo
bisogna aggiungere che gli immigrati sono spesso anche dei negri.
sono anche omosessuali, dhalgren.
Si contano circa 645 donne handicappate bruciate. Si parla di 24 a parigi, 12 a montpellier, 78 a falluja, 2 a orvieto, 123 a grozny e altre in altre parti. Gli anziani sprangati, a guardia della loro 127 coupè sono risultati essere 900 circa. I marcelli pera nel mondo sono 66.000 e si moltiplicano a vista d’occhio. Un trattamento ignifugo del corpo o dell’autovettura costa circa quanto una bomba al fosforo. Dati alla mano, conviene il piede.
Io propongo invece di convogliare la rabbia degli immigrati musulmani (londinesi, francesi, belgi, tedeschi, spagnoli e – perché no – italiani) sulle proprietà e le persone di zombie comunistoidi ed eletti radical-dick (che sono molti più di 66.000, purtroppo, ma sono anche facilmente riconoscibili, visto che parlano tutti con la “evve” – anche solo mentalmente – e vanno in bvodo di giuggiole per Hillavy Clinton, Castvo e Zapatevo – che trio loscano!). In altri termini: loro credono nel multiculturalismo “laico” e terzomondista, che dunque si cucchino i loro beniamini invece di cianciare baggianate in tv e sui giornali, con la pretesa di insegnare agli altri la civiltà che solo loro pensano di conoscere.
Bernardo
Doctori, Melliflatulens, predicatore della seconda crociata, stia attento: la stanno prendendo in giro e lei non riesce a nascondere la rabbia. Si vede anche un pò di bavetta. Se ne farà una reliquia, certo.
OOOPS! Scusate, ho dimenticato la firma nel messaggio.
Renzo Cucinotta
… che tristezza, nessuno che mi illumina e mi spiega a quale categoria appartiene Bernardo, a parte lui stesso, ma quello è un parere un pò troppo in “conflitto di interessi”
Carissimo, in effetti mi mancava un po’ la citazione della seconda crociata, fatta naturalmente da chi, come lei, non ha la più pallida idea di cosa sia stata davvero (ora non mi deluda, però: non tralasci la santa inquisizione, i conquistadores e i preti pedofili!). Non tema, caro: non la umilierò oltre e mi limiterò all’invito – che le rivolgo di cuore – a studiare la storia sul serio e a fare meno eticismo storicistico, che è una boiata da ignoranti. Voglio tuttavia tranquillizzarla: nessuno zombie comunistoide e/o fessacchiotto radical-dick è in grado di prendermi in giro. 🙂 Sono tranquillissimo e sto solo giocando a fare il gatto coi topolini (che, inevitabilmente, escono allo scoperto, come nel suo caso). Quanto alle reliquie, la lascio a quella del suo unico neurone: ne abbia cura. 😉
Bernardo
Melliflatulens, il livore le riesce tanto bene quanto poco l’ironia.
Comunque insista.
Vederla dibattersi impugnando goffamente con la durlindana Kristiana, suscita in me autentico, impagabile divertimento.
Se poi, tra un litro di bava e l’altro trova il modo per sostituire agli insulti degli argomenti, saranno ben accetti. E, chissà, forse ancor più divertenti.
Con sincera comprensione,
Renzo Cucinotta
Slurp! 🙂
Bernardo
gli “immigrati delle banlieu” non sono “immigrati non assimilati culturalmente”, ma giovani francesi di seconda e terza generazione, e per lo più non sono nemmeno mussulmani (l’incidenza dell’islam militante nei più giovani non è molto significativa). Se non si ha chiaro questo non si capisce il motivo del coagularsi di forme di protesta simili piuttosto che una deriva paradelinquenziale o pseudo-religiosa.
il fattore identitario-nazional-religioso in questo caso funziona solo in negativo (cioè come marchiatura non-detta della società francese-francese contro i “meticci”, considerati pseudofrancesi).
Quindi utilizzare quel fattore come chiave di lettura è piuttosto fuorviante.
La situazione esplosiva e degradata delle banlieu (altissima disoccupazione, bassa formazione, bassissima mobilità sociale) dipende da fattori storici aggregati, sintetizzabili nel mix esclusione sociale + stigmatizzazione “razziale” + assenza di politiche attive di integrazione (in particolari formative) + deregolazione del mercato abitativo.
E’ sperabile piuttosto che i fattori ideologico-identitari-religiosi (o pudicamente definiti “culturali”) non intervengano da una parte o dall’altra a surdeterminare motivi di rabbia. Paradossalmente il segno che ciò non è avvenuto è proprio la modalità della rivolta: di strada e di massa, e non di pochi e bombarola.
Non sono d’accordo, almeno in parte, caro b. georg (visto, tra l’altro, che conosco benissimo la Francia e Parigi nello specifico).
Sul mio blog ho affrontato approfonditamente questo tema. Mi limito qui a riproporre alcuni spunti: è proprio il multiculturalismo a fallire in quanto velleitaria costruzione “intellettuale” (tra l’altro non sfugga come le bombe londinesi siano espressione della comunità islamica inglese e non iniziative di terroristi “d’importazione”: la turbolenza, l’irriducibilità delle culture “forti” come l’Islam al crogiuolo multiculturale è un fatto determinante e ridurre tutto a letture troppo “socialisteggianti” è almeno altrettanto fuorviante) e, in secondo luogo, la pretesa della laicità di trasformarsi in identità, in una sorta di “civismo” capace di proporsi come fattore di omogeneità culturale. Tutto ciò regge – in bilico, appena appena – solo se la cultura “indigena” si rassegna al ruolo burocratico del contenitore, il che è un’altra follia intellettualistica e, in pratica, il fondamento di un’unilaterale debolezza culturale e morale.
La sua analisi contiene quindi spunti di verità nella lettura degli aspetti contingenti ma, a mio avviso, manca di visione delle radici ultime del problema.
Bernardo
Uno che dice: “La sua analisi contiene quindi spunti di verità nella lettura degli aspetti contingenti ma, a mio avviso, manca di visione delle radici ultime del problema.”, fa venire voglia di mandarlo a cagare.
imo, le situazioni inglese e francese sono molto diverse, sia perché le filosofie statali verso gli arrivati sono state diverse (differenzialista quella inglese, apparentemente assimilante quella francese, anche se più a parole che nei fatti e contraddetta dalle caratteristiche di contesto dette prima), sia perché i risultati sono ancora più diversi.
Peraltro i giovanotti inglesi di origine pakistana che mettono bombe vengono da famiglie piccolo borghesi spesso ben integrate, profilo assai diverso da quello delle banlieu. Nel caso inglese poi si tratta di ristrette minoranze di “islamismo ideologico e identitario di ritorno”, in quello francese di maggioranze che tematizzano rabbia sociale. In altri termini in francia si rivoltano perché si sentono francesi ma non si sentono trattati come tali, a londra perché si sentono anti-inglesi per via di una pseudo identità islamica fasulla e di ritorno (il che è tipico delle piccole borghesie del resto, da che esistono almeno)
La questione del civismo francese invece è così vaga e ideologica che di per sé lascia il tempo che trova, se non si spiega che quel civismo è una foglia di fico nei confronti del totale disinteresse dello stato per la questione degli abitanti delle banlieu, disinteresse che si palesa nell’assenza – con gli ultimi governi più ancora che in passato – di politiche attive, ad es. di regolazione del mercato immobiliare e di sostegno alla formazione, senza le quali le lamentazioni contro la presenza dei “ghetti” sono puri pro forma.
Grazie, caro b. georg, la vedo preparatissimo quando si tratta di distinguere (le assicuro en passant che le differenze le conosco anch’io) e altrettanto pronto quando si tratta di sorvolare sulle prossimità (anche i focolai in Belgio e Germania sono – guarda caso – a base islamica). 🙂
A prescindere da tutto, mi pare quindi opportuno ribadire che dal problema della laicità (e dalla perversa filosofia dell’integrazione che ne deriva) deriva che:
1) il civismo alla francese è tale perché non può proprio essere altro da sé (cioè rigido, totalitario, illiberale, “religioso”), a prescindere dall’inadeguatezza delle politiche sociali dei governi che, ripeto, sono epifenomeni che una visione socialisteggiante vorrebbe spacciare per fenomeni originari: non si tratta di una foglia di fico ma di una costruzione identitaria forzata dalle proprie lacune a fare la figlia di fico;
2) l’integrazione all’inglese, fondata sulla riduzione dell’identità originaria a funzione sostanzialmente economicistica (quindi più vicina a quello svuotamento “burocratico” e “iconico” del quale parlavo), funziona meglio fino a un certo punto, quando cioè si trova a dover fare i conti con la resistenza o la formazione di identità irriducibili (se originarie o di ritorno conta poco).
Bernardo
gentile bernardo, sottolineavo le differenze non perché pensassi pregiudizialmente che lei le ignorasse, ma perché nel suo discorso accostava cose molto diverse, per cui mostrava di non dar loro peso.
a mio parere resta il fatto che nelle banlieu non c’è alcuna rivolta “islamica”.
i motivi per cui i francesi di famiglia magrebina (o i tedeschi o i belgi di famiglia magrebina) siano apparentemente più portati a fare massa nei confronti dello stato ospitante rispetto ad altre comunità – come la cinese o la filippina, che sono più portate a fare massa al proprio interno e a rendersi impermeabili – ha motivi culturali e sociali e storici in cui certo conta molto anche la religione del paese d’origine – sovente poco più che un ricordo ancestrale per moltissimi di loro, specialmente in francia – ma altrettanto contano fattori e dinamiche interne alla comunità, che sono appunto complesse. Non è saggio ridurre didascalicamente il tutto a una lettura che appare come una sorta di marxismo rovesciato, in cui struttura e sovrastruttura si sono semplicemente scambiate di posto.
ero io non loggato, pardon
bg
peraltro, il fatto che la religione francese dello stato e la religione inglese dell’individuo proprietario (ammesso che simili semplificazioni abbiano un senso anche oltre le nostre chiacchiere) non siano granché nel costuire percorsi di convivenza, non è di per sé un motivo per pensare che la religione della religione funzionerebbe meglio
(questa era una battuta, eh)
Ovviamente non nego le componenti legate al disagio sociale e all’insufficienza delle politiche di integrazione dei governi francesi. Piuttosto ho identificato quale elemento strutturale della crisi – laddove per strutturale intendo un che di assai meno rigido di ciò che come tale predica il marxismo – un’errata politica dell’immigrazione che si spiega col progressivo declino dell’identità culturale europea indotto dalla laicità. Questa infatti, ricondotta ormai alle sue radici nichiliste e alla sua natura di pensiero debole, si è concretizzata, secondo me, in tre varianti fondamentali:
– il modello inglese, di stampo utilitarista ed economicista;
– il modello olandese, di stampo libertario;
– il modello francese (e, ora, al netto dei tratti più socialisti, anche spagnolo), di stampo etico, cioè centrato su una funzione pedagogica e paternalistica dello Stato e su una religiosità “civile” non immune da nazionalismo.
Credo che, a diverso titolo, tutte queste tre modalità si siano dimostrate inadeguate e perdenti dinanzi alla sfida rappresentata dal “pensiero forte” islamico (ripeto: non è un caso che i rivoltosi francesi compiano i loro delitti invocando Allah). Il dialogo e l’integrazione sono possibili solo a partire da identità altrettanto forti: come insegna la storia, le culture decadenti sono destinate a soccombere (non necessariamente in modo violento, sia chiaro) e a essere sostituite, e la loro superiorità economica è solo un palliativo in grado al massimo di prolungarne l’agonia.
Bernardo
Avevo capito che era lei, b.georg. 🙂
Alla sua battuta rispondo con un’altra battuta (non sfugga la precisazione ai più disattenti e invasati tra gli amabili lettori): non cerco religioni ma identità, radici, tradizione e cultura per un’Europa che questa stramaledetta laicità materialistica e decadente ha unito – e non poteva essere altrimenti – solo in nome della moneta e del mercato. In definitiva: una grande opportunità di colonizzazone demografica per identità più forti e consapevoli, quindi più prolifiche, anche se non necessariamente altrettanto ricche e raffinate. Paradossalmente ciò che non riuscì all’Islam colto ed eclettico dell’età dei califfati e poi a quello, aggressivo ma di certo non barbaro, dell’Impero Turco potrebbe riuscire infine ai loro discendenti poveri. Sublime ironia della storia.
Bernardo
come al solito ognuno resta della sua idea, ma va bene anche così 🙂
nel merito, io invece penso che le identità forti (leggi: la tematizzazione dell’identità come ente) siano beni rifugio nella forma di arcaismi a funzione attuale.
Che si ribellino i “giovani islamici” è credibile nella misura in cui l’islamismo – un islamismo che funziona non come dottrina, di cui quei 15enni non sanno nulla, ma come appartenenza complessiva nella forma della retroazione dello sguardo stigmatizzante della società francese e del lepenismo verso i magrebini/immigrati/feccia/islamici/invasori – può in certi casi funzionare, esattamente come altri e diversi sistemi, come coagulo ideologico, schema di interpretazione della coppia amico-nemico sovradeterminando dinamiche di gruppo sociale – esemplificate dalla situazione invivibile delle banlieu – e focalizzando la rivolta.
(Così ad esempio funzionava nelle organizzazioni militanti nere americane come il black panter. Quell’islamismo, in modo simile anche se rovesciato rispetto all’islamismo di Kutb – fratelli musulmani – e seguaci, è del tutto un prodotto contemporaneo, addirittura postmoderno, quindi analizzare il profilo di identità come se si trattasse di un reperto tradizionale vuol dire mancare il punto. In generale vuol dire appunto limitarsi a rovesciare il rapporto struttura/sovrastruttura, ottenendo solo lo stesso rovesciato)
peraltro che “i rivoltosi francesi compiano i loro delitti invocando Allah” mi pare un tantinello forzato (per non dire inventato). Dove l’ha letto, su Libero? (battuta)
Non si comprende ciò che accade se non si capisce che si tratta di una rivolta tanto contro lo stato quanto contro i mullah e il loro ruolo calmierante (non a caso nelle città di banlieu dove il potere dei mullah e della mafia è più forte, non ci sono stati incidenti)