Ieri, visita dal ginecologo. Venga in serata, dice il medico a mia moglie. Che arriva a casa alle ore 22.00. Alle 22.40 siamo nello studio del dottore. Tardi, direte voi. Presto! Dico io. Il nostro turno viene alle ore 1.30. Usciamo alle ore 2.10, e si trattava di una mera visita di controllo, e di un occhio alle analisi. Ma il dottore ci ha in simpatia, ci ha, non ci fa pagare una lira e ha piacere a conversare. Spegniamo le luci dello studio, e ce ne scendiamo insieme.
Stamane, sveglia alle ore 8.00 (allegria!). Mia moglie va al lavoro. A me tocca: potare i pini, fare il bagnetto a entrambi i bimbi, cucinare (pasta al sugo, filetto di merluzzo), dar da mangiare, riordinare, addormentare il bimbo (il verbo non è transitivo, e infatti mi addormento pure io). Negli intervalli, giocare. Ora c’è pace, e durerà fino alle 17.30. Oggi è San Renato, l’onomastico di mio padre e di mia figlia, e toccherà giocare fino a sera.
Cosa mi può dare un po’ di respiro? Non ve lo dico nemmeno: Marcello Pera, "un campione di laicità, un fuoriclasse di anticlericalismo, uno strenuo alfiere della libertà di ricerca scientifica". Dal bestseller di Michele De Lucia, pagina del Foglio su Pera, prima di Damasco.