Tristano e Isotta

Ecco la coppia che ha rovinato l’Occidente: sul Riformista di oggi, a proposito delle indiscrezioni sulla prima enciclica di Benedetto XVI, sull’amore. (Mi dispiace per i collezionisti: il pezzo apparso ieri non l’ho segnalato, ma era già apparso su Left Wing).

5 risposte a “Tristano e Isotta

  1. Non ho letto (il mio abbonamento al Riformista non funziona da un po’ di tempo, ma pazienza, saranno i lavori sul sito) ma concordo a scatola chiusa: quei due sono stati la nostra rovina. E lo dico a ragion veduta, essendo stato in anni ormai lontani (grazie al cielo!) un cultore entusista di Wagner. Al solo pensiero, oggi che J.S. Bach è il mio Vangelo musicale, mi vengono i brividi. Come ho potuto dar credito a quell’essere contorto e “malato”, che non è degno nemmeno di lustrare le scarpe non dico al supremo Bach ma anche a quel gigante musicale che fu Giuseppe Verdi, con la sua semplicità e “pulizia” latina che così bene si sposa con il genio shakespeariano. Giusto quel detto secondo il quale la gioventù è una malattia per cui l’unica cura sono gli anni!

    Un piccolo ricordo personale, se posso. Teatro La Fenice, metà anni 80 circa (ero già diventato mozartiano, tappa intermedia verso JSB), si rappresenta il Tristano. In compagnia di una verdiana senza se e senza ma, da me trascinata obtorto collo perché a un Tristano a un tiro di schioppo da casa non si può dire di no. Ultima scena, quella interminabile, della morte di lui. Terribile. L’interprete si aggira per il palco, barcolla, si riprende, barcolla, sta per crollare, barcolla ancora … e il celebberrimo «cromatismo» wagneriano intanto fa strage di tutte le riserve della mia capacità di soffrire in silenzio (per non parlare della verdiana al mio fianco!) … ebbene dal loggione (dov’ero anch’io) si leva una voce supplicante e possente: “E muori!”

    Fu un lampo nelle tenebre, una ventata di salute fisica e mentale. Un raggio di sole nelle nebbie nibelungiche … Viva VERDI!

  2. Mi correggo: sono riuscito a entrare nel mio abbonamento al Riformista. Era un po’ che non provavo più dopo tanti tentativi andati a vuoto. Ora funziona di nuovo. Più tardi leggo quello che hai scritto. Da una prima rapida occhiata vedo che non citi la rielaborazione wagneriana: non posso darti torto, in un certo senso …, ma Wagner, che dopo tutto non era un fesso (ma questa è un’aggravante!), aveva capito molto, e a fondo, del significato della saga celtica. Denis de Rougemont, forse, se ricordo bene (l’ho letto parecchio tempo fa), non è andato molto oltre il Liebe/Tragik di Richard Wagner.

  3. Bello il tuo pezzo di ieri, e ancor più bello quello d’oggi (piaciuto molto il riferimento a Bossuet).

  4. Caro Malvino, non avevo dubbi che ti sarebbe piaciuto proprio quel riferimento là!

  5. utente anonimo

    mi è piaciuto molto il brano 

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