Archivi del giorno: novembre 17, 2005

Pacta sunt servanda?

"La dottrina spinoziana del diritto naturale non offre appigli per fondare il diritto in quanto tale, per convertirsi in ordinamento positivo mediante obbligazione; viene naturalmente irriso ogni tentativo hobbesiano di giustificare il rispetto superstizioso dei patti […], un patto può essere infranto tranquillamente quando non sussistano più le condizioni e i rapporti di forza che hanno indotto qualcuno a soggiacervi. Lo stato si fonda sulla potenza più o meno razionalizzata di tutti e non sul patto […]: il diritto non assoggetta destinalmente l’individuo al dover essere della legge, ma si risolve nei comportamenti cui è immanente […]. La norma è sempre negoziabile e misurata sull’utilità delle parti  e della società".

Non so se è chiaro, ma oggi Augusto Illuminati (sue le parole citate), al convegno bolognese, ce l’aveva con Cofferati e il ‘feticcio’ della legalità. Non so come la pensiate, però calma. Almeno fino a domani: c’è Antonio Negri.

(All’uscita del convegno, duecento persone manifestavano sotto le due Torri per l’auto-organizzazione sociale).

Pasti

Oggi sono qui (e pure domani). Per ora posso riferirvi solo del pranzo (qui): al mio fianco, un giovinotto ordina pizza ai frutti di mare. Arriva la pizza. Il giovinotto si mangia tutti i frutti di mare (cioè, in buona sostanza, le cozze): la pizza (una piadina camuffata) evidentemente serviva da supporto. Indi chiede dell’olio, e lo versa sulla pizza. La mia indignazione è al culmine. Protesto inutilmente con il proprietario del locale, finisco il mio insalatone n. 5 e vado via.

(Ieri invece ho mangiato splendidamente  – ripeto: splendidamente – qui, e attendo le cronachette di tizio e caio).

Cose prime ultime e intermedie

Nei commenti al post precedente, Filter (dei Fantastici 4) chiede se davvero la filosofia è in grado di occuparsi delle cose prime e ultime. Io gli rispondo che è in grado. Poi, spaventato dalle mie stesse parole, in un commento successivo lascio intendere che non è che ci riesca, ma questo non significa che non è che non ci riesca. Temo che questo suoni come il solito trucco dei filosofi, Filter forse lo prende per tale, è agfgiunge: se il filosofo la mette così, è chiaro che arriva l’Odifreddi di turno. Allora io aggiungo (in primo luogo) che Odifreddi arrivi pure, ma non è che siccome la filosofia non è in grado allora Odifreddi è automaticamente in grado. Anzi, è lui che invita a lasciar perdere le cose prime e ultime: invita la filosofia, forse perché la scienza, almeno lei, è in grado (o forse no). Ma se la scienza è in grado, lo sarà nei libri di Odifreddi, perché altrove non è stata in grado di affrontare (risolvere, e eliminare) le cose prime e ultime, preferendo saggiamente che fossero accantonate.

In secondo luogo, domando a FIlter, a te  va bene la divisione dell’universo delle cose in ‘prime e ultime’ da un lato, e ‘intermedie’ dall’altro? A me no. Sarei curioso di sapere come la si fa una divisione simile, e come si procede dalla prima cosa alla seconda, e poi via via a tutte le intermedie, e come si passa dalla penultima all’ultima. Sarei curioso di sapere cosa è ‘primo’: se le cose prime o il principio della loro divisione in prime (e ultime) da un lato, e intermedie dall’altro. Quando dunque ho detto che la filosofia è in grado, ma che essere in grado non significa riuscirvi, intendevo anzitutto che se la filosofia è in grado, non lo è certo nel senso che dà alle cose prime e ultime il genere di risposta che la scienza pretende di dare alle cose intermedie. Le quali cose intermedie sono cose intermedie per la scienza, e di rimbalzo le cose prime e ultime sono le cose che la delimitazione della regione delle cose intermedie pone/presuppone come tali. Non ci son cose prime in sé – prima cioè che Odifreddi le collochi lì dove le colloca. E’ per questo che ho anche detto che Odifreddi finisce col fare da contraltare alla fede, visto che gli riserva un bel campo. Si vedrà se gli riesce di raschiarlo via; intanto, pur di togliere terreno alla filosofia, glielo assegna.

E questo non si fa, ecco.