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Archivi del giorno: novembre 24, 2005
Missioni civili
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Il terreno del confronto
"Purché l’eventuale riconoscimento giuridico del ‘diritto di morire’ in determinate situazioni di sofferenze terminali non si trasformi mai, nei fatti, in un ‘dovere di morire’. Sul punto le garanzie devono essere totali".
Ho apprezzato molto l’articolo di C.F. Grosso, su La Stampa di oggi. Quelle che cito sono le parole conclusive, con le quali concordo. Così come concordo su tutte le preoccupazioni che Grosso esprime, ma anche sull’invito rivolto alla Chiesa cattolica ad accettare il terreno del confronto: "Sarebbe un segno di civiltà, un modo di dimostrare che non esiste nel nostro Paese una sola etica, ma che l’etica ufficiale [suppongo della Chiesa cattolica] può confrontarsi con etica diverse dotate di altrettante dignità". Era quello che su Leftwing volevo dire tirando in ballo Montaigne.
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Il fine non giustifica: Metz
Su Avvenire, bella discussione Ratzinger-Metz. Mi piacciono molto le espressioni di Metz, a fronte della prudenza di Ratzinger. Io le traduco rozzamente così: non dobbiamo far tornare troppo i conti. Ratzinger risponde: lei ha ragione, però, i conti tornano. Metz dice: la giustificazione di Dio di fronte al male nel mondo non c’è, ma ci sarà nel giorno del giudizio. Ratzinger: però un’idea ce la possiamo fare. Metz: mi rifuto di entrare dentro questa logica. Dico piuttosto: mistero, e conflitto.
(Scegliete voi a chi far fare il Papa).
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Sintesi
Il Manifesto ha ripreso il convegno spinoziano al quale sono andato la scorsa settimana, per seguirlo un po’ sì e un po’ no (io, non il Manifesto). Mi fa piacere che Ciccarelli cominci il suo articolo citando proprio la relazione di Vittorio Morfino, che anch’io ho apprezzato. Le tre parole tre per ciascuna relazione non consentono di farsi un’idea decente del contenuto, ma – si sa – è la tirannia dei giornali. Però le tre parole finali dovranno riuscire veramente misteriose all’ignaro lettore. Eccole: “C’è dunque un modo per essere moltitudine, «quello di fare moltitudine – ha concluso Toni Negri – E’ da questo fare che nasce il diritto, da qui nasce lo stato, e il consenso stesso al potere»”. A parte il fatto che Negri ha voluto mettere una distanza tra essere e fare moltitudine (c’è fare proprio perché manca l’essere), ma di certo il lettore del Manifesto non si aspettava da Negri una teoria del consenso al potere! Le vie della rivoluzione sono davvero infinite!
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