Archivi del giorno: novembre 29, 2005

Napoli e Rovigo

Ho postato ad amici (faccio di queste cose) questo pezzettino di Pasolini intervistato dal napoletano A. Ghirelli, e apparso su Nazione Indiana:
"Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù, che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg o i Boja, vive nel ventre di una grande città di mare.
Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia, o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Boja (o fanno anche, da secoli, gli zingari): è un rifiuto, sorto dal cuore della collettività (si sa anche di suicidi collettivi di mandrie di animali); una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia, come tutte le tragedia che si compiono lentamente; perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto" (al riguardo, vedi anche qui).
 
Uno di essi (il Venerabile) ha così commentato:
"Mi è sempre piaciuto moltissimo questo brano che si potrebbe intitolare "splendori e miserie dei napoletani"; splendori, se la la modernità è grigia, triste e massificata, e sfuggirvi, come tanta parte del popolo napoletano fa, è esaltante e splendido, apre squarci di alterità; al tempo stesso, deprimente e misero è rifiutare le regole della modernità, quelle che dicono più democrazia e meno camorra, più civismo e meno familismo. Questa duplicità è diventata la cartina al tornasole del mio umore, quando vado a Napoli (e ne sto appena tornando). Se sono di buon umore vedo lo splendore, se di cattivo umore la miseria. Ma non toglietemela Napoli: prendetevi pure Rovigo. Lo dico senza iattanza, senza retorica, senza voler convincere nessuno, senza niente: è un sentimento del tutto personale".
 
Al che un altro (il Nobile):
"Ma io non credo che la modernita’ sia triste, grigia e massificata".
 
(Gli altri amici sono il Lumbard, il Segretario e il Vesuviano)

Offerta di lavoro

Mica per tutti, che vi credete? Offro a Giuliano Ferrara il posto di OSSERVATORE SPIRITUALE DEL CORSO DI ERMENEUTICA FILOSOFICA 2005/06. Presa di servizio: 10 gennaio 2006 (dato d’inizio del corso). Offro all’ateodevoto Direttore de Il Foglio la possibilità di monitorare di persona (lui o un giornalista del suo giornale) le “idee di Stato” che vado predicando, il bouvardismo e pécuchettismo che alligna nelle mie lezioni, la sequela infinita di sciocchezze che spaccio per mentalità laica.
Lo pago (anche se per la retribuzione dovremo fare in nero, perché le leggi dello Stato italiano e il mio contratto di ricercatore con l’Università di Cassino non prevedono ancora la figura); in cambio, chiedo solo di poter assistere almeno una volta alla stesura dei suoi pezzi. Lo voglio vedere mentre prende la penna, o si mette al computer, e beffardo scrive gongolando (sono sicuro che gongola beffardo) di queste sciocchezze.

L'esistenza di Dio

Il capodivisione Tuzzi (che per chi non se ne ricordasse più è quello che non ha ben capito cosa sia la grande azione parallela) s’è finalmente rimesso al computer, e ha postato la presentazione della conferenza che il prof. Tomatis terrà su mio invito stamane, ore 10.00, all’Università di Cassino, sul tema: L’esistenza di Dio. Tra Kant e Schelling
(Non è che di solito io scriva di questi testi, ma ora ho un blog, e me ne faccio uno scrupolo – scrupolo non filologico perché, al solito, dubito che leggerò).
 
(Che non è per vantarmi, ma se sull’insuperabile Google cercate il capodivisione – anche così -, trovate quasi soltanto questo blog e dintorni. Posso dunque dire con orgoglio: "il capodivisione c’est moi!")