Sul piano storico (sul quale peraltro accetto a priori di avere torto, tanto mi appassiona), che la scena moderna sia allestita con materiali che provengono anche da Tommaso, secondo me, non è affatto vero. Oppure: è vero nel senso banale che tutto ciò che viene dopo è allestito con quel che c’è prima, ma in questo senso non serve a nulla. Ricordo uno splendido, breve saggio di J. L. Marion (filosofo francese cattolico di notevolissimo spessore, attualmente vivente, e massimo conoscitore di Descartes, oltre che di Tin Tin) che in un volume celebrativo dedicato a E. Gilson dice più o meno: abbiamo imparato un sacco di cose da Gilson, il suo commentario del
Discours cartesiano (pietra d’angolo della modernità) ci ha mostrato che Descartes è pieno di Tommaso, d’altronde studiava dai gesuiti, c’aveva pure un mezzo parente, però lo storico che vuole spiegare Descartes deve spiegare perché Descartes
NON è Tommaso, per quanto possa prendere da lui. Deve mostrare la discontinuità, e qui la discontinuità è radicale: Tommaso, pensatore dell’analogia; Descartes pensatore del fondamento (problematica che s’impone solo quando cade l’
analogia entis, e arriva fino a Heidegger). D’altronde tu presenti un Tommaso che s’inclina (nella storia degli effetti), ben oltre: verso l’ermeneutica. Ma ora tiro in ballo io quel che viene prima e quel che viene dopo: l’ermeneutica è una risposta all’impasse filosofica del metodologismo moderno (lo detto in termini che se hai studiato alla Cattolica ti vengono bene), non così Tommaso: l’ermeneutica viene
dopo la modernità cartesiana, mentre Tommaso viene
prima, e non ha di contro la filosofia e la scienza moderna. Può sembrare che il rapporto tra verità e soggettività si disegni dunque in egual modo, ma solo negativamente, in rapporto al ‘momento cartesiano’ – e può sembrare soltanto. (Anzi: direi che è proprio quel che viene dopo che retrospettivamente fa vedere un certo Tommaso: ma io non dò il minimo credito, nel pensiero storico, a precorrimenti e ritorni).
Ora: se tu domandi: “come c’è arrivata la filosofia occidentale alla concezione hegeliana (heideggeriana? adinolfiana?) della verità?” e rispondi: “Non, semplicemente, contro Tommaso, ma attraverso Tommaso, e attraverso quella "storia di un errore" che è la metafisica occidentale”, stai tralasciando l’essenziale. Il punto non è infatti se siamo passati attraverso Tommaso o Speusippo, perché siamo passati attraverso entrambi: attraverso tutti (ecco di nuovo il senso banale). Il punto è proprio al contrario: non semplicemente attraverso, ma contro! La modernità si schiera compatta contro l’analogia entis. A torto o a ragione, ma è così. Si possono ritrovare i molteplici sensi dell’essere solo nel ‘900, che però si prende lo sfizio, spesso, di togliergli proprio il senso teologico. Allora perché attraverso Tommaso?
Sul piano teoretico (sul quale accetto peraltro di avere solo ragione): tu mi pare ti limiti deliberatamente a un rigo (la questione si apre e non si chiude, dici). Che la tua fosse una considerazione storica, e la mia no l’hai scritto su Leftwing, e io l’ho riportato nel mio post: d’altra parte tu mi hai chiesto perché la mia allergia, non se mi convinceva la considerazione storica (su cui di fatto ho scritto solo ora). Ora se tu vuoi dire che in generale la questione è aperta, beh: come potrei non essere d’accordo? Se invece vuoi dire che è aperta nei termini in cui la pone Tommaso, hai il dovere di fare qualche sforzo in più. Io un po’ di sforzo per dire che quei termini sono problematici assai, e per far intendere che per me non è affatto aperta in quei termini l’ho fatto, anche se so benissimo che molti ‘ermeneuti’ la tengono aperta proprio come dici tu: proprio perciò ti dicevo che mi debbo guardar bene da, ecc.
Addenda1: nonostante la mia avversione (un po’ di maniera) per gli storici della filosofia, credo si comprenda dal contenuto del commento che riconosco alla sede storica dignità di pensiero Addenda2: io non considero il neotomismo un pensiero d’accatto, e pensatori d’accatto ce ne sono dappertutto.Addenda3: mi chiederai infine: perché sporgo querela. Ma quegli accostamenti: Hegel e Massimo, concezione heideggeriana o adinolfiana, sono da querela. In più, mi diffami con la storia che Leftwing mi paga lautamente, mentre è noto che sono i sofisti a richiedere un compenso.
P.S. Se mi richiedi un altro commento ti chiedo un compenso, sia chiaro.