“Intervistatore: «Teme la morte?» Severino: «No». Intervistatore: «Eppure non posso sottrarmi all’impressione che il suo pensiero, nell’affermare l’indistruttibilità degli enti, riveli una forte reazione difensiva nei confronti della morte» Severino: «Se così fosse, vorrebbe solo dire che nella costituzione psichica dell’individuo Severino rimangono tracce di nichilismo […] L’individuo Severino, in quanto ancora abitato dalla volontà di potenza, può cedere a tutte le debolezze cui si abbandonano gli immortali. Ma l’io Severino autentico, che come tutti sta da sempre aperto alla verità, e perciò è qualcosa di infinitamente più grande di Dio, non può avere paura della morte.»”.
(pescata in questa recensione di Fondamento della contraddizione, dove manca la domanda seguente: “Ma, mi scusi, io con chi dei due sto parlando?”).
boh!!!
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e scrivi nei commenti “salvo lo chic” grazie!!!
anche x i lettori di qua…grazie mi fareste un piacer!!!
x
Massimo, sei un impareggiabile umorista (davvero, battuta fantastica).
Dì la verità: è degna delle camicie di Nietzsche!
qualcuno me la spiega?
la domanda su “quale dei due” Severini rispondesse non è stata fatta nella consapevolezza che, trattandosi di letteratura, un po’ parla l’autore e un po’ i personaggi.
(che palle ‘sto LoChic che elemosina voti ovunque – con quella faccia, poi!)