La prolusione (1)

Ho letto la prolusione di Ruini (confesso che se non tenessi un blog non mi passerebbe neanche per l’anticamera del cervello di leggerla). E ora mi trovo a mal partito.
Ruini si pone il problema perfettamente legittimo del contributo del cattlicesimo al cammino della nazione. Non è il mio problema, ma è perfettamente legittimo. E io non sono a mal partito per questo.
Ruini definisce la ‘situazione spirituale del nostro tempo’, quella che rende obsolete le tradizionali impostazioni dei rapporti Chiesa-Stato (le quali ormai sono stabili, e non si toccano [ma qui ci sarebbe qualcosa di sostanziso da dire]), definisce la situazione a partire dalla “contestazione sempre più radicale del concetto di natura umana”. Fa il nome di Nietzsche. Se non c’è natura umana, come regolatore dell’etica pubblica c’è solo la libertà individuale e nessun fondamento oggettivo. Ma non è per questo che io sono messo male, anzi.
Ruini fa una proposta: invece di accusarci reciprocamente, decidiamo democraticamente a maggioranza, voi “fautori del relativismo” e noi “sostenitori di un approccio collegato all’essere dell’uomo”. Così almeno non ci accuseremo reciprocamente di “oltranzismo antidemocratico”. [Anche qui, anche sul tempo e luogo di questa proposta, ci sarebbe qualcosa da dire]. Ma io non accuso nessuno di oltranzimo antidemocratico, e non è questo il punto che mi fa difficoltà.
Ruini poi si richiama al Papa, e al compito di “allargare gli spazi della razionalità”. E qui sono dolori. Poiché la razionalità ristretta è quella “scientifica e funzionale”, quella dell’esperimento e del calcolo. A uno che fa filosofia, gli viene stretta uguale, sicché cosa faccio?
A me viene voglia uguale di allargare i cordoni della razionalità. Eppure se allargo, amplio, sfondo addirittura, non arrivo a nessun bene oggettivo, a nessun definitivo sens ultimo, e a nessuna natura umana oggettiva. Ruini dice che il relativismo nella morale e in generale nelle questioni sul senso è solidale con la razionalità scientifica: la scienza non si pronuncia sui valori, e c’è il politeismo weberiano. Questa morsa non piace neanche a me, ma mica perché voglio pronunciarmi oggettivamente sui valori o sul senso: trovo anzi la cosa del tutto insensata. Sicchè a me viene di prendere il discorso di Ruini per chiedergli: allarghiamo pure, ma non vedi che così andiamo al largo, proprio in mare aperto? E in mare aperto c’è molto peggio che il relativismo: c’è la filosofia.

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