Oggi, seminario della redazione meridionale di Filosofia e Teologia con il prof. Giannino Piana, alla ricerca di nuovi modelli. Si discute di bioetica e biopolitica. Io ho da provare il biopotere dello Stato, e porto mio figlio a fare il vaccino. In giro c’è lo pneumococco. Però la coscia si gonfia un po’, compare qualche linea di febbre, e così faccio tardi. Don Giannino ha terminato.
Il post sarebbe finito qua. Ma c’è la discussione.
Nella discussione Don Giannino Palma difende una certa idea di humanitas (non dico natura, spiega, sennò si capisce natura natura, e invece si tratta di quella dell’uomo [ah ecco, penso io: il più è già fatto]).
Non c’è solo la cultura, dice, non tutto è riducibile a cultura, oggi perfino l’antropologia culturale riconosce che c’è un dato di sotto alla cultura. Per esempio, dice, i diritti umani: sono trascendentalmente universali, anche se sul piano contenutistico si riconosce la matrice occidentale [ah ecco, penso io: qui il trascendentale e l’empirico, la natura e la cultura, non si disturbano l’uno con l’altro, e tutto fila liscio]).
La persona non è solo coscienza individuale, dice. Bisogna pensare insieme individualità e relazionalità [ah ecco, penso io: non posso far di testa mia. E mi par giusto: ma chi glielo dice a don Giannino che quelle relazioni che costituiscono la persona potrebbero pure essere sado-masochiste, o chessò io].
Il post sarebbe finito qui. Ma ci sono i saluti.
Io mi scuso a destra e a sinistra. Questi figliuoli! Però, a proposito dell’invadente biopotere dello stato, il prof. Piro mi ricorda che nello Stato pontificio, per non invadere troppo la natura umana, Papa Leone XXI ebbe l’idea non brillantissima di proibire la vaccinazione del vaiolo ("chiunque ricorre al vaccino non è più figlio di Dio […]. Il vaiolo è un giudizio di Dio […] e il vaccino una sfida lanciata contro il cielo"). Qualcuno non la prese bene, e morì.
Ah ecco, penso io.