Archivi del giorno: dicembre 7, 2005

Ah ecco: il vaccino

Oggi, seminario della redazione meridionale di Filosofia e Teologia con il prof. Giannino Piana, alla ricerca di nuovi modelli. Si discute di bioetica e biopolitica. Io ho da provare il biopotere dello Stato, e porto mio figlio a fare il vaccino. In giro c’è lo pneumococco. Però la coscia si gonfia un po’, compare qualche linea di febbre, e così faccio tardi. Don Giannino ha terminato.

Il post sarebbe finito qua. Ma c’è la discussione.

Nella discussione Don Giannino Palma difende una certa idea di humanitas (non dico natura, spiega, sennò si capisce natura natura, e invece si tratta di quella dell’uomo [ah ecco, penso io: il più è già fatto]).

Non c’è solo la cultura, dice, non tutto è riducibile a cultura, oggi perfino l’antropologia culturale riconosce che c’è un dato di sotto alla cultura. Per esempio, dice, i diritti umani: sono trascendentalmente universali, anche se sul piano contenutistico si riconosce la matrice occidentale [ah ecco, penso io: qui il trascendentale e l’empirico, la natura e la cultura, non si disturbano l’uno con l’altro, e tutto fila liscio]).

La persona non è solo coscienza individuale, dice. Bisogna pensare insieme individualità e relazionalità [ah ecco, penso io: non posso far di testa mia. E mi par giusto: ma chi glielo dice a don Giannino che quelle relazioni che costituiscono la persona potrebbero pure essere sado-masochiste, o chessò io].

Il post sarebbe finito qui. Ma ci sono i saluti.

Io mi scuso a destra e a sinistra. Questi figliuoli! Però, a proposito dell’invadente biopotere dello stato, il prof. Piro mi ricorda che nello Stato pontificio, per non invadere troppo la natura umana, Papa Leone XXI ebbe l’idea non brillantissima di proibire la vaccinazione del vaiolo ("chiunque ricorre al vaccino non è più figlio di Dio […]. Il vaiolo è un giudizio di Dio […] e il vaccino una sfida lanciata contro il cielo"). Qualcuno non la prese bene, e morì.

Ah ecco, penso io.

 

Il blog, la storia, e treni che deragliano

Tra i francesi che s’incazzano per questa intervista, e i giornali che svolazzano, e lui che dice (anche a Repubblica) non ci siam capiti, Alain Finkielkraut è la proposta cui si affianca Il Foglio nella guerra culturale contro il politicamente corretto (e il relativismo, e il nichilismo, eccetera eccetera). Non tornerei sulla faccenda, se non mi riguardasse da vicino. Eh sì. Perché Finkielkraut è tornato alla carica, e nel numero di dicembre della Revue litteraire ci ha messi tutti (anche voi che leggete) sotto accusa [qui ho trovato gli estratti]:

Question : Vous connaissez les blogs, où tant de gens, qui parfois ne s’adressent plus à personne, se répandent. Eh bien, j’ai entendu récemment un mot nouveau : blogosphère, dont je ne sais pas ce qu’il désigne au juste, sinon peut-être ce bavardage permanent, ce bruit de fond de l’expression universelle où tout attention, et toute contemplation, est devenue impossible.

Réponse : Vous avez raison. L’avenir de la culture, ce n’est pas le désert du silence total sous un pouvoir écrasant, mais, en effet, la glossolalie, la volubilité exubérante d’une blogosphère planétaire. (…) Voyez-vous, internet est une thèse sur l’être : l’être est information, et une information, disponible, malléable (…) L’information, internet noient les œuvres dans un flux textuel informe, sans contenu. Et cela satisfait une certaine forme d’égalitarisme. On nous parle beaucoup d’humiliation à l’école : l’humiliation par les notes ; l’humiliation, aussi, par ces œuvres trop belles, trop transcendantes pour reprendre votre terme, et qui manifestent un écart insupportable entre leurs auteurs et ceux qui les lisent. Cet écart doit être comblé et c’est à cela que la technologie moderne, ou hypermoderne, se voue. Je ne vois pas bien comment résister à ce phénomène, car il a pour lui une double légitimité : celle du progrès technique et celle de la démocratie triomphante.

Question : En somme, ce processus consiste, pour combler l’écart entre les œuvres et ceux qui étaient censés les recevoir, à détruire les œuvres.

Réponse : Oui. ».

La glosslalia, la volubilità esuberante, spumeggiante, effervescente di una blogosfera planetaria, un flusso testuale informe, senza contenuto, e un falso egualitarismo che in rete finge di colmare lo scarto fra le opere d’arte e noi.

Più avanti: Si le sens de l’histoire, c’est la blogosphère, internet et les jeux vidéos, il faut vraiment essayer de faire dérailler le train ».

Interessante, non c’è che dire.

La prolusione (2), e una prima incazzatura

Poi Ruini si sofferma sull’evoluzionismo come teoria scientifica e come “filosofia, o visione del mondo” [Ovviamente, non c’è filosofo che non possa dolersi per quella “o”]. Secondo Ruini la teoria dell’evoluzione "deborda" quando si propone come “spiegazione scientifica – almeno potenziale – di tutto il creato […] «una specie di ‘filosofia prima’ che rappresenta per così dire l’autentico fondamento della comprensione razionale del mondo»”: messa così, la teoria dell’evoluzione toglie ogni spazio all’Intelligenza creatrice e quindi va rigettata.
 
E qui il filosofo si incazza. Voi dite perché? In fondo, questa cosa la si ripete da sempre. Ma il filosofo si incazza lo stesso, perché Ruini non critica la pretesa della scienza di farsi filosofia, ma la pretesa della scienza di farsi cattiva (per lui) filosofia. Se la teoria dell’evoluzione, in una maniera che non so immaginare, o un’altra ipotesi scientifica, per esempio formulata grazie ad Antonino Zichichi, supponesse l’intervento di un’Intelligenza creatrice, quello non sarebbe forse un presuntuoso e indebito debordare? Le parole di Ruini non consentono di affermarlo. (E si capisce pure perché: se Ruini la mettesse in questi termini, si troverebbe a difendere l’agnosticismo scientifico, e la cosa non gli viene bene). Le parole del prolusore consentono anzi di affermare il contrario, perché il prolusore prosegue accennando ai tentativi di individuare "strutture complesse" dei viventi non spiegabili su basi evoluzionistiche ma solo in base a un disegno intelligente. Domanda: questi tentativi non "debordano"? Qui la scienza può farsi filosofia perché va a parare dove piace al Cardinale?
 
(continua…)