Archivi del giorno: dicembre 8, 2005

La svolta trascendentale in Val di Susa

Il fatto è che sulla vicenda No-TAV in Val di Susa (parlo del merito, non della gestione della vicenda o della protesta di questi giorni) io non ho che un’opinione di terza mano. Non è che l’opinione non l’abbia, e che non sia abbastanza radicata, ma quando è di terza mano di solito non la manifesto. Rispetto la regola anche questa volta. Stasera ho letto cose qua e là (ad esempio: suzukimaruti, con interventi nei commenti,  e alderano, con relativo link), ma da nessuna parte ho trovato quel che cercavo, e cioè:

che i favorevoli o i contrari mi dicessero non la loro opinione, e neppure la loro opinione corredata con le loro buone anzi ottime ragioni, ma quali documenti essi ritengono necessari e sufficienti per formarsi la loro stessa opinione. Mi rendo conto che sarebbe una svolta trascendentale, ma è l’unica condizione che io pongo per passare non dirò alla prima, ma almeno alla seconda mano.

Ritratto

Disponevo già della foto, che il miglior fotografo della blogosfera mi aveva mandato in privato. Ma non avrei mai osato metterla sul blog. Ora il mio primo ritratto fotografico (quello che finirà sui manuali di storia della filosofia dopo la mia morte, secondo le già redatte disposizioni testamentarie) è online da kimota.

(E beinteso: io non ritratto un bel nulla)

Letterine

Caro Angelo, mi hai messo in una categoria in cui, come Bartleby, preferisco di no.

Caro Ffdes, obietti al Neri che dovrebbe toccarti di rimanere in servizio anche se non abiuri pubblicamente la fede. A Luigi Manconi osservi che quando Il foglio lamenta il confinamento privato della religione se la prende con tipi come il Neri. Sarà. Fammi però capire: secondo te Ferrara ce l’ha davvero con quelli come il Neri? Secondo te, quelli come il Neri sono maggioranza? Secondo te c’è questa opinione maggioritaria nelle scuole, che tu non possa insegnarvi? E c’è gente che si comporta di conseguenza? Io penso che in questo genere di questioni non sarebbe male guardare anche a ciò che esiste di fatto. Di fatto, ci sono o no professori credenti? Di fatto, ci sono o no politici credenti in posti di responsabilità? E medici, e notai? Di fatto, la Chiesa si esprime o no? Di fatto, c’è o non c’è il concordato, l’8 per mille, l’ora di religione, un certo regime ICI? E nel nostro paese, ci sono associazioni cattoliche che operano fuori dalle catacombe? E giornali di ispirazione cattolica, quelli: ci sono? E università cattoliche? E radiomarie? Di fatto, quanti si dichiarano in pubblico atei, e quanti invece credenti? (Così, solo per capire quanto sia compressa la possibilità di manifestazione del pensiero cattolico in Italia. Quanto cioè sia confinata nel privato, e invisibile nello spazio pubblico, dove si danno convegno masnade di atei). (Suona anticlericale, messa così? E perché?).

Caro Malvino, scrivi che Mario Adinolfi è il credente (nel gioco: croire, c’est hasarder, L. Goldmann) Massimo Adinolfi il pensante (nei commenti). Io ti ringrazio, con due postille. La prima, Mario è seriamente convinto di avere la matematica dalla sua parte (al casinò): secondo me, siamo oltre perfino il credo quia absurdum. Quanto al (mio) pensare: metto una differenza assai difficile a cogliersi tra la stronza insensibilità della pallina e l’essere di ciò che è. (Difficile a cogliersi, perché dietro le evoluzioni della pallina non metto alcun disegno. Non sono dogmatico, ma neanche scettico. Però ti tranquillizzo: non sono nemmeno terzista, o cerchiobottista).