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Archivi del giorno: dicembre 10, 2005
Il matematico impertinente
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La grande Azione Parallela
Ogni tanto qualcuno mi chiede ma perché azioneparallela. La vera risposta è: perché quando scelsi il nome mi pare che Ulrich fosse già impegnato (e purtroppo, il capodivisione Tuzzi m’è venuto in mente solo dopo). Ma per farsi un’idea assolutamente precisa di cosa sia la grande Azione Parallela, anche i non lettori di Musil potranno apprezzare qualche titolo di capitolo:
La vera trovata dell’Azione Parallela…
L’Azione Parallela, sotto forma di una dama influente d’indescrivibile fascino spirituale…
…l’Azione Parallela ha un’esistenza tangibile prima che si sappia che cos’è
…l’Azione Parallela acquista il suo segretario onorario
…Definitiva organizzazione dell’Azione Parallela
I comitati dell’Azione Parallela lavorano alacremente…
L’Azione Parallela suscita esitazioni
L’Azione Parallela suscita tumulti.
(Chiaro, no?)
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Siamo liberi! (ma è ara fritta)
Un’idea di cosa sia il naturalismo liberalizzato nella versione proposta da M. De Caro credo (temo) ce la si possa fare leggendo questo saggio e questa recensione del libro di De Caro sul libero arbitrio. De Caro sostiene che siamo liberi, e siamo liberi perché descriviamo gli uomini come agenti liberi. Eh sì. Il recensore scrive: "Insomma, se gli esseri umani sono liberi ciò dipende anche dal fatto che causa si dice in molti modi". Oppure, come leggo dalla scheda di presentazione del libro: "La proposta, in sostanza, consiste nel rinunciare alla tesi che spetti solo alle scienze della natura delimitare lo spazio di ciò che esiste veramente. Assumendo una prospettiva più liberale, in effetti, la credenza nella libertà umana trova solida giustificazione nell’apparato concettuale proprio delle scienze umane, un apparato che, intrinsecamente, rimanda all’idea di libertà umana".
Non c’è solo la scienza, quel che diciamo ha qualche implicazione ontologica: e non sei contento? No, neanche un po’. Ma non è questo che dici? No, non lo dico così. Ahimè, questa che ho linkato è tutta e solo aria fritta.
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La natura ha le sue ragioni che la ragione non conosce
A leggere questa recensione del libro curato da M. De Caro e D. Macarthur, apparsa su Il manifesto, non si capisce quale sia il punto. "La conoscenza, la mente e il significato sono entità del mondo naturale". D’accordo: ma che vuol dire? Com’è fatto un mondo naturale dentro al quale ci siano allo stesso titolo entità come l’atomo di idrogeno e la conoscenza? Il libro formula una proposta di naturalismo liberalizzato. Mi pare una buona idea. Tra antinaturalismo e riduzionismo. Mi pare una buona collocazione. L’illustrazione è affidata a McDowell, all’idea che la natura umana segue ragioni, e che le ragioni non sono cause.
Ma l’articolista obietta: il punto problematico è come possa un sistema fisico agire in base a ragioni.
Già: come può? Come può un sistema che agisce secondo causalità naturale agire secondo ragioni? Come può una cosa che non sente ragioni agire secondo ragioni? Bella domanda, non è vero? Cioè: l’articolista sa già che il mondo è un sistema fisico che non sente ragioni, e si chiede: e ora come ce le ficchiamo dentro, le ragioni? Una domanda del genere ha già la risposta: le ragioni dentro non ci stanno. (E allora, di grazia: perché ce le volete mettere?)
(Insomma: uno parte da uno schema cartesiano, e poi si domanda: e ora che faccio? Riduco tutto a natura, non riduco? Ma le domande arrivano troppo tardi, e anche se lo schema cartesiano viene rifiutato, si rimane impigliati nelle sue aporie).
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