Archivi del giorno: dicembre 11, 2005

Vino Nobile di Montepulciano

(Scruton a Walter gli fa un baffo: questo, finora, è forse il pezzo migliore della serie)
 
 
«È come se la natura, anch’essa artista in paese d’artisti, avesse voluto, su questo estremo limite di Toscana, riassumere in una sola tutte le impressioni delle antiche guerre, una città si stacca su quella specie di capo a cui mette fine l’immensa ondulazione dei poggi: Montepulciano, vero gioiello di guerra, di una bellezza feroce, incastonato ne’ suoi bastioni con disegno netto come un rilievo di geometria e contornato dalla strada. Ma al di là di questa piazza forte si svolge un paesaggio tutto in pianura e al di là ancora un’altra linea di montagne lontane…». Così Paul Bourget descriveva il paesaggio su cui si staglia il profilo severo di Montepulciano. Posto sulla dorsale che separa la Val d’Orcia e la Valdichiana – fra i territori più belli dell’intera Toscana – Montepulciano raccoglie in sé tutte le note distintive della terra di confine. La sua struttura urbana, la sua posizione, rivelano un destino fatto di secolari contese, come le guerre combattute fra Siena e Firenze per controllare avamposti strategici rivolti a sud. Ne deriva una mirabile commistione, o un creativo contrasto, fra la dolcezza delle colline circostanti – disegnate dai filari ininterrotti dei cipressi, punteggiate di vigne ed oliveti – e l’asperità delle battaglie, consentendoci semmai d’immaginare soldati impegnati a guerreggiare o, nelle taverne, distratti dal mangiar forte e dal bere solenne. Un sapiente equilibrio di corposità e gentilezza, nobiltà e vigore. Ne è emblema, all’interno del borgo, la ‘Piazza Grande’ – rimodellata fra Quattrocento e Cinquecento secondo il gusto rinascimentale – con l’austera mole del palazzo comunale e la ruvida facciata incompiuta del Duomo. E anche nel ‘suo’ vino, il ‘Nobile di Montepulciano’, sono intrecciati stoffa signorile e corposo vigore.    
Come per ogni lembo di Toscana, anche qui la cultura della vite ha origini antiche e prestigiose. In un documento risalente alla metà del Cinquecento – redatto dal cantiniere del papa – si esalta il vino di Montepulciano «perfettissimo tanto il verno quanto la state, odorifero, polputo, non agrestino, né carico di colore, sicché è vino da Signori». E nel Seicento, Francesco Redi lascia che Bacco stesso ne celebri le doti: «Bella Arianna con bianca mano / versa la manna di Montepulciano / … / Montepulciano d’ogni vino è Re!».
Nel 1980, il Vino Nobile di Montepulciano ha ricevuto il riconoscimento della Docg, ricuperando progressivamente l’antico prestigio. La sua produzione è ora sottoposta ad un rigoroso disciplinare, che riguarda la zona di produzione (estesa al solo territorio di Montepulciano, esclusa la zona della Valdichiana, consentendo la scelta delle uve solo per i vigneti situati ad un’altitudine compresa fra i 250 e i 600 metri sul livello del mare) e l’affinamento (anch’esso effettuabile solo entro il comune di Montepulciano). Il vitigno base per la realizzazione del ‘Nobile’ è una selezione ‘clonale’ di Sangiovese Grosso – qui denominata ‘Prugnolo Gentile’ – cui può essere aggiunta una minima percentuale di Canaiolo nero ed altri vitigni autorizzati entro la provincia di Siena. Dopo una attenta selezione dei grappoli, occorre destinare il vino ad un processo di maturazione minimo di due anni in botti di rovere o castagno e successivamente in bottiglia. Se sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni, il Vino Nobile di Montepulciano può ricevere la qualificazione ‘Riserva’. Raggiunge (e talvolta supera) i 12-13° di alcol e ha ottima capacità d’invecchiare.
È vino dalla preziosa stoffa cromatica, ove l’intensità del rosso rubino volge, col tempo, in un denso granato dai riflessi aranciati. Nei profumi s’alternano con eleganza ed equilibrio le note fruttate del sottobosco (mora, mirtillo), i toni balsamici della liquirizia, gli accenti speziati della vaniglia, sentori minerali e tostati. Al palato si rivela di solida struttura, con una grana di tannini fitta e setosa, dal finale ampio e di grande persistenza. Nelle annate di maggior pregio può valere come vino da meditazione.
Direi che l’abbinamento letterario è qui obbligato. Si beva dunque il Nobile di Montepulciano accompagnandolo con le Stanze per la Giostra di Angiolo Ambrogini detto il Poliziano – illustre figlio di questa terra (dal nome latino della sua patria: Mons Politianus, deriva peraltro anche l’appellativo con cui è conosciuto).
 Si tratta anche d’un vino superbo e severo, sicché, per quanto riguarda i richiami filosofici, arrischio l’accostamento con l’opera di Hegel. Penso, ad esempio, alla Filosofia dello spirito jenese.
 
by Walter