Archivi del giorno: dicembre 12, 2005

Anti-Riforma

"Forse certe nostalgie per l’età della Controriforma sono diffuse nella Chiesa più di quanto si vorrebbe far credere".
"Due furono gli strumenti di cui la Chiesa della Controriforma seppe attrezzarsi  per conseguire lo scopo: uno fu la cattedra, l’altro il confessionale. La cattedra servì a riconquistare le coscienze […] i chierici rifondarono un rapporto con i laici a partire dalla scuola: rivogendosi ai bambini […]. Tutta questa è storia dell’Italia moderna, ma mutatis mutandis sembra fin troppo storia dell’Italia contemporanea […]. Il vero scandalo sta nel fatto che la cultura politica del centrosinistra non trovi nulla da ridire: lasciando a una manciata di radical-socialisti lo smisurato compito di arginare da soli la fiumana  della Seconda Controriforma che avanza”.
 
(Sergio Luzzatto sabato mi ha telefonato, mi ha chiesto: di che scrivi su Left Wingi? Ho accennato al tema dell’articolo, all’articolo ‘controriformistico’ di Malaparte: non lo dico io, è lui che parla di Anti-Riforma. Ha detto bene, allora anch’io ci faccio un pezzo sopra)

A me piace

Le vene e i polsi della modernità tremano su Left Wing. A me piace, ma se a voi non piace la seconda pagina, vi deve piacere per forza la compagnia delle grandi cose.

Un uomo buono

Io non ne ho parlato per una sola ragione: che non avevo molti argomenti da offrire in più rispetto a quello che mi è capitato di leggere fra coloro che hanno stigmatizzato la decisione della Congregazione per l’educazione cattolica. Per una rassegna delle reazioni (anche estere) in ambito ecclesiale e in ambito laicale, rimando a questa nota di Adista (che ovviamente ha la sua opinione).
Però ora una domanda vorrei porla: poniamo che sia esistito o esista un prete omosessuale, con la tendenza radicata e oggettivamente disordinata di cui parla il documento. Di questo prete debbo pensare che necessariamente non è (o non è stato) un buon prete, oppure no? Se è o è stato un buon prete, perché la Chiesa decide di farne a meno? Che genere di ingiustizia viene compiuta nei riguardi di questo prete? Ce n’è una più grande?
Come si vede, non riprendo qui la questione dal lato della discriminazione e del pregiudizio, che per me è sin troppo scontata, compresa l’infamia (Drewermann) di lasciare intendere che l’omosessuale è un pedofilo, ma dal lato della comunità che, ancora una volta, pare avere bisogno del capretto espiatorio.
Certo, rimane da pensare che necessariamente non è un buon prete chi presenta “una tendenza omosessuale profondamente radicata o sostiene la cultura gay” (condizione, quest’ultima, che esclude anche me dal sacerdozio). Necessariamente. E anche per decreto divino, poiché la vocazione è un dono di Dio, e Dio sarebbe troppo crudele a donare la vocazione a chi la Chiesa non ammette agli ordini sacri. Sono sicuro però che Dio e la Chiesa, che si regola di conseguenza, avranno almeno la pietà di concedere che chi ha una tendenza omosessuale profondamente radicata o sostiene la cultura gay, benché non possa essere un buon prete, possa essere poi almeno un uomo buono. Mi domando però se non sia più coerente escludere pure questo, visto “l’ostacolo al corretto relazionarsi con uomini e donne” rappresentato dalla vergognosa tendenza, quando sia radicata, e le "conseguenze negative" che possono derivarne.
 
(E visto anche l’autorevole parere del prof. Anatrella, prete dell’Arcidiocesi di Parigi, che "parla dell’omosessualità come di qualcosa che ‘non rappresenta un valore sociale’, è ‘destabilizzante per la società’, rappresenta ‘incompiutezza’ e ‘immaturità sessuale’, spinge ad atteggiamenti ‘narcisistici’, laddove al sacerdozio vanno ammessi soltanto ‘uomini ben fondati nella maturità della propria mascolinità’ […]. L’impegno di un prete gay ‘a vivere nella continenza’, infatti, spiega Anatrella, non è sufficiente a evitare ‘conseguenze negative’".
Non c’è niente da fare: non è questione di atti, è che la tendenza stessa va sradicata).