"Non so se sia corretto parlare di parole fortunate e di parole sfortunate, ma certamente il termine laico non sembra avere vita facile nella nostra lingua e trova molte difficoltà quando lo si voglia tradurre in una lingua anglosassone. Credo che in inglese e in americano tradurrebbero laicismo con secularism, e comunque faticherebbero ad afferrare il senso vero della parola" (C. Flamigni, Considerazioni sulla laicità, ci si può arrivare da qui). E’ molto interessante che il mio vecchio vocabolario d’inglese
Zanichelli traduca scuola laica con nondenominational school. Eviterei pertanto di fare questioni di nomi, e capisco la fatica di inglesi e americani, anche perché:
"Assieme al termine “liberale”, pochi termini sono oggetto di così frequenti slittamenti di significato, nella cultura politica italiana di oggi, quanto i termini “laico” e “laicista”.
Nel comune linguaggio politico, culturale e giornalistico dell’Italia di oggi vengono definiti laici:
1) i fedeli che non sono sacerdoti consacrati come tali dalla Chiesa romana (o dalle altre Chiese, ortodosse e anglicane, che si basano sull’idea della “successione apostolica”);
2) tutti i non credenti;
3) gli atei e/o gli agnostici;
4) coloro che professano una filosofia che respinge presupposti dogmatici;
5) gli appartenenti a partiti non confessionali (sottovariante a: di centro; sottovariante b: di sinistra);
6) i fautori della neutralità delle istituzioni pubbliche rispetto alle convinzioni religiose, ideologiche o culturali (o almeno rispetto a tutte quelle convinzioni che non mettano in discussione l’uguale libertà di espressione di tutte le altre);
7) i fautori della secolarizzazione, intesa come esaurimento, oppure come espulsione, di ogni e qualunque presenza pubblica delle confessioni religiose (il che comporta il divieto di ostentarne i simboli anche per gli individui che operano o semplicemente si muovono entro le istituzioni pubbliche);
8) gli anticlericali, a loro volta intesi come
a) coloro che detestano le fedi religiose, e/o propugnano attivamente l’ateismo e/o l’agnosticismo, oppure
b) coloro che si oppongono al clericalismo;
9) i membri non togati del Csm (ultima sopravvivenza, questa, del significato di “non appartenente a una particolare professione” o “non specializzato in una particolare disciplina”, per altri versi ormai desueto, come l’antiquato significato di “incolto”).
Il termine “laicista”, a sua volta, viene usato per lo più polemicamente dai cattolici come sinonimo dei significati 7) – in genere ritenuto inevitabile conseguenza del 6 – e 8a), e da chi lo rivendica per sé per lo più come sinonimo dei significati 6) e 8b).
Questa babele di concetti (quando i termini impiegati corrispondono a scelte consapevoli) discende ovviamente, oltre che da contingenti condizionamenti legati al dibattito politico, anche da tradizioni culturali diverse. Non solo, com’è ovvio, da quella cattolica e da quella liberale (e democratica, e socialista), ma anche da tradizioni “laiche” o religiose fra loro diverse"
(Felice Mill Colorni, in Critica liberale, genaio 2001.