Archivi del giorno: dicembre 19, 2005

Vocabolario

"Non so se sia corretto parlare di parole fortunate e di parole sfortunate, ma certamente il termine laico non sembra avere vita facile nella nostra lingua e trova molte difficoltà quando lo si voglia tradurre in una lingua anglosassone. Credo che in inglese e in americano tradurrebbero laicismo con secularism, e comunque faticherebbero ad afferrare il senso vero della parola" (C. Flamigni, Considerazioni sulla laicità, ci si può arrivare da qui). E’ molto interessante che il mio vecchio vocabolario d’inglese

 Zanichelli traduca scuola laica con nondenominational school. Eviterei pertanto di fare questioni di nomi, e capisco la fatica di inglesi e americani, anche perché:

"Assieme al termine “liberale”, pochi termini sono oggetto di così frequenti slittamenti di significato, nella cultura politica italiana di oggi, quanto i termini “laico” e “laicista”.

Nel comune linguaggio politico, culturale e giornalistico dell’Italia di oggi vengono definiti laici:

1) i fedeli che non sono sacerdoti consacrati come tali dalla Chiesa romana (o dalle altre Chiese, ortodosse e anglicane, che si basano sull’idea della “successione apostolica”);

2) tutti i non credenti;

3) gli atei e/o gli agnostici;

4) coloro che professano una filosofia che respinge presupposti dogmatici;

5) gli appartenenti a partiti non confessionali (sottovariante a: di centro; sottovariante b: di sinistra);

6) i fautori della neutralità delle istituzioni pubbliche rispetto alle convinzioni religiose, ideologiche o culturali (o almeno rispetto a tutte quelle convinzioni che non mettano in discussione l’uguale libertà di espressione di tutte le altre);

7) i fautori della secolarizzazione, intesa come esaurimento, oppure come espulsione, di ogni e qualunque presenza pubblica delle confessioni religiose (il che comporta il divieto di ostentarne i simboli anche per gli individui che operano o semplicemente si muovono entro le istituzioni pubbliche);

8) gli anticlericali, a loro volta intesi come

a) coloro che detestano le fedi religiose, e/o propugnano attivamente l’ateismo e/o l’agnosticismo, oppure

b) coloro che si oppongono al clericalismo;

9) i membri non togati del Csm (ultima sopravvivenza, questa, del significato di “non appartenente a una particolare professione” o “non specializzato in una particolare disciplina”, per altri versi ormai desueto, come l’antiquato significato di “incolto”).

Il termine “laicista”, a sua volta, viene usato per lo più polemicamente dai cattolici come sinonimo dei significati 7) – in genere ritenuto inevitabile conseguenza del 6 ­– e 8a), e da chi lo rivendica per sé per lo più come sinonimo dei significati 6) e 8b).

Questa babele di concetti (quando i termini impiegati corrispondono a scelte consapevoli) discende ovviamente, oltre che da contingenti condizionamenti legati al dibattito politico, anche da tradizioni culturali diverse. Non solo, com’è ovvio, da quella cattolica e da quella liberale (e democratica, e socialista), ma anche da tradizioni “laiche” o religiose fra loro diverse"

(Felice Mill Colorni, in Critica liberale, genaio 2001.

Punto

Ma la secolarizzazione: a che punto siamo? A buon punto, a un punto di non ritorno, a un punto morto, a un punto fermo? Ora ve lo dico con precisione:
siamo a 1,740 (al 2001).
Si trova in rete il primo rapporto sulla laicità in Italia (pdf) curato dalla rivista Critica liberale, con un accurata misurazione statistica del processo di secolarizzazione della società italiana, fondato su un ben articolato sistema di indicatori (il numero che ho riportato è ovviamente comprensibile solo all’interno di tale sistema).
Ma il fascicolo contiene anche un intervento di Carlo Augusto Viano, etica laica ed etica cattolica.
Del quale non si capisce il titolo: che ci fa nel titolo la d eufonica, visto che di eufonico Viano non trova nulla? E anzi comincia col dire che, ben lungi dal rafforzarlo, la religione indebolisce il comportamento morale. Io, per me, accolgo l’interpretazione più morbida: religione e morale non sono la stessa cosa e possono entrare in conflitto.
Dopodiché, non mi dispiace affatto la formulazione conclusiva della morale laica di Viano: “Autonomia delle persone, disobbedienza alle autorità religiose, ricerca del libero accordo tra individui e uso di considerazioni sottoponibili al pubblico controllo sono i requisiti fondamentali di un’etica laica”. Mi dispiace invece che Viano mostri di considerare teologia e filosofia (leggi: metafisica) solo come pesanti bardature di cui liberarsi. (Tra l’altro: come se teologia e filosofia fossero la stessa cosa). Eppure, quando dà una prima formulazione della morale laica, frutto esclusivo di scelte individuali, aggiunge prudente che pone “notevoli problemi teorici”. Un’etica laica totalmente individualistica è “teoricamente problematica”. Un filosofo, quando incontra un problema teorico, ci si ferma un po’ su. Viano, no. Non a quel punto.

Kant e la pena di morte

Ed eccolo, l’attesissimo pezzo sulla pena di morte per Left Wing. Io avevo scelto un titolo più drastico, Una confutazione di Kant, ma Left Wing è dalemiano, e tifa per l’inciucio. E sempre in vista dell’inciucio, la goccia lascia l’ultima parola a Dio. (Il tema è stato ora ripreso anche da bob)
 
P. S. Left Wing compie due anni; io, uno e un po’. Auguri! Nell’editoriale, si approfitta delle recenti attenzioni della stampa per trovare una dimensione.