E’ disponibile il video dell’intervista-conversazione con Massimo D’Alema.
(Nel frattempo, io mi sto preparando per il Contro Adinolfi, ascoltando le ficcanti interviste del mio più famoso omonimo, perché sono sicuro che Adinolfi mi inviterà)
E’ disponibile il video dell’intervista-conversazione con Massimo D’Alema.
(Nel frattempo, io mi sto preparando per il Contro Adinolfi, ascoltando le ficcanti interviste del mio più famoso omonimo, perché sono sicuro che Adinolfi mi inviterà)
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Ripendo da Coccolini questo articolo di Gad Lerner, apparso su Nigrizia, che mette in fila: la socialista cilena MIchelle Bachelet, il populista boliviano Morales, il brasiliano Lula e l’arrabbiato venezuelano Chavez, ci aggiunge un probabile Ollanta Humala in Perù (e forse pure il Messico) e osserva.
D’accordo, ci sono differenze anche grandi, ma tutti questi leader politici hanno un comune denominatore: nel lotto dal quale sono stati estratti sono i più critici con gli USA. Che fine ha fatto il giardino di casa? Non è che l’egemonia USA stia scricchiolando un po’? E’ tutto in ordine nelle politiche americane?
Pure Camillo, il 25 gennaio, faceva il punto: in USA, Gran Bretagna, Australia, Portogallo, Canada, Polonia "hanno vinto i partiti pro regime change in Iraq". E in Germania "ha perso la sinistra pacifista", e in Francia "Cirac ha perso europee e venti regioni su venti".
Camillo titola il post Dunque e domanda infine: e in Italia? La domanda me la pongo anch’io, ma i punti, i "dunque", sono due.
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Poiché sto tenendo un corso di Filosofia del linguaggio su Gadamer (porzioni di Verità e metodo, Linguaggio) mi corre l’obbligo di segnalare questo Gadamer e le arti di Osvaldo Rossi. A quel che leggo, Gadamer ne sarebbe stato lusingato. E’ possibile. Però se le "acute e penetranti osservazion" dell’Autore sull’arte contemporanea vanno solo nel senso di ciò che in essa si sarebbe perso, non è che renda a Gadamer un buon servizio. Mi pare ad esempio che Non vedi niente lì? Sentieri tra arti e filosofie del ‘900 si spinga molto più avanti nell’impiego di concetti ermeneutici per pensare il bello contemporaneo.
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