Ripendo da Coccolini questo articolo di Gad Lerner, apparso su Nigrizia, che mette in fila: la socialista cilena MIchelle Bachelet, il populista boliviano Morales, il brasiliano Lula e l’arrabbiato venezuelano Chavez, ci aggiunge un probabile Ollanta Humala in Perù (e forse pure il Messico) e osserva.
D’accordo, ci sono differenze anche grandi, ma tutti questi leader politici hanno un comune denominatore: nel lotto dal quale sono stati estratti sono i più critici con gli USA. Che fine ha fatto il giardino di casa? Non è che l’egemonia USA stia scricchiolando un po’? E’ tutto in ordine nelle politiche americane?
Pure Camillo, il 25 gennaio, faceva il punto: in USA, Gran Bretagna, Australia, Portogallo, Canada, Polonia "hanno vinto i partiti pro regime change in Iraq". E in Germania "ha perso la sinistra pacifista", e in Francia "Cirac ha perso europee e venti regioni su venti".
Camillo titola il post Dunque e domanda infine: e in Italia? La domanda me la pongo anch’io, ma i punti, i "dunque", sono due.
Liste di nomi. Che palle.
E dunque le cose sono un po’ più complicate di come le vede il nostro unilaterale Camillo?