Archivi del giorno: febbraio 4, 2006

Come sarebbe perciò (e una quaternio terminorum)

"Basta leggere un libro di biologia o mettersi al microscopio per capire che ricerca scientifica e Vangelo non sono in contrapposizione": così Massimo Castagnola, docente di chimica e biochimica dell’Università Cattlica del Sacro Cuore di Roma, rassicura i lettori di Presenza, rivista della Cattolica di Milano, nell’ultimo numero (non online) dedicato alla visita del nuovo Papa.

Però è curioso: chissà come Castagnola immagina che sia fatta una contraddizione col (e nel) Vangelo, questo manuale di biologia e logica in uso presso antichi popoli mediterranei un po’ di anni fa. E chissà che uso fa del microscopio Castagnola, e cosa riesce a vedere grazie ad esso! Vede forse una molecola e pensa: no, questa non contraddice, vediamo quest’altra?

Notevole è pure questa affermazione: "La visione molecolare del mondo non potrà mai fornire una base razionale al logos". Che uno potrebbe dire con cattiveria: dunque questo logos è infondato! Oppure chiedersi perché Castagnola vuole una base razionale per il logos, visto che è come chiedere una base logica per il logos, o una base razionale per la ragione.

L’ultimo passo (della prima colonna, oltre non vado) è cucito con un ‘perciò’. Detto che la visione molecolare "non può dare risposte definitive o in qualche modo trasferibili a considerazioni trascendenti", Castagnola aggiunge: "Il ricercatore perciò non può manipolare il campione biologico utilizzando metodi che non rispettino la vita e la sua trascendenza". Perciò? Come sarebbe: perciò?

(Poi c’è un articolo di Galvan, docente di logica e filosofia della scienza alla Cattolica di Milano. Il quale dice che la scienza è aperta. E’ aperta perché ultimamente infondata (come qualunque impresa conoscitiva umana), è aperta perché lascia inspiegati i "problemi ontologici di fondo". L’una e l’altra cosa – aggiungo io per riassumere l’articolo – si vedono bene dal fatto che puoi sempre chiedere: ‘perché?’. Galvan conclude: "se la scienza è aperta, essa è anche disponibile a passare la mano alla filosofia per la discussione, aperta alla trascendenza, dei tradizionali temi concernenti l’origine metafisica del mondo e della soggettività". Figuratevi se io non son contento: la scienza passa la mano alla filosofia! Però: 1. lo scienziato che passa la mano può sempre aggiungere: la passo a te, filosofo, perché non si tratta più di sapere: fregato!; 2. Galvan dice "trascendenza", e con una sorta di quaternio terminorum, lascia intendere che quel che trascende la scienza è trascendente in senso religioso, metaempirico. E invece può essere trascendentale, o rescendente, o immanente o non so cosa).

Il più grande filosofo vivente (vero?)

Il più grande compie gli anni: 65. L’autore del più influente libro di filosofia degli ultimi 50 anni è uno che peraltro di libri ne scrive pochi. Il New York Times gli dedica un bel ritratto, nel quale Richard Rorty (che dopo tutto ha scritto anche lui un libro non da poco) figura solo come emeritus professor of comparative literature. (Sicché si capisce che quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio e io rispondo ‘ricercatore di filosofia’ di solito segua la domanda: ‘ricercatore di filosofia vero’?).

Il dovere mi chiama

E mi costringe a segnalare, sia pure con ritardo, che sull’Enciclica l’Unità del 26.01.06 ha chiesto un parere al magister meus. Leggo: "«Molto colto». «Raffinato nelle citazioni». «Professorale». D’accordo, si sa, così è Ratzinger. Ma poi? Vincenzo Vitiello, docente di Filosofia teoretica a Salerno, è educatamente ma fermamente critico: «Poi, quasi nulla. Quasi nulla di nuovo, intendo. È una forte riaffermazione della dottrina della Chiesa nella forma più tradizionale". A Vitiello stanno a cuore due cose: il tema della sacralità del corpo e un rapporto il meno paolino possibile, cioè il meno ecclesiastico possibile, con la Legge. L’Enciclica lo delude sotto entrambi gli aspetti. Non c’è nessun "mutamento di sguardo teorico".

In effetti, non c’è. (Io ho faticato pure a trovarci lo sguardo teorico e sulla raffinatezza delle citazioni ho avuto da ridire)