"Basta leggere un libro di biologia o mettersi al microscopio per capire che ricerca scientifica e Vangelo non sono in contrapposizione": così Massimo Castagnola, docente di chimica e biochimica dell’Università Cattlica del Sacro Cuore di Roma, rassicura i lettori di Presenza, rivista della Cattolica di Milano, nell’ultimo numero (non online) dedicato alla visita del nuovo Papa.
Però è curioso: chissà come Castagnola immagina che sia fatta una contraddizione col (e nel) Vangelo, questo manuale di biologia e logica in uso presso antichi popoli mediterranei un po’ di anni fa. E chissà che uso fa del microscopio Castagnola, e cosa riesce a vedere grazie ad esso! Vede forse una molecola e pensa: no, questa non contraddice, vediamo quest’altra?
Notevole è pure questa affermazione: "La visione molecolare del mondo non potrà mai fornire una base razionale al logos". Che uno potrebbe dire con cattiveria: dunque questo logos è infondato! Oppure chiedersi perché Castagnola vuole una base razionale per il logos, visto che è come chiedere una base logica per il logos, o una base razionale per la ragione.
L’ultimo passo (della prima colonna, oltre non vado) è cucito con un ‘perciò’. Detto che la visione molecolare "non può dare risposte definitive o in qualche modo trasferibili a considerazioni trascendenti", Castagnola aggiunge: "Il ricercatore perciò non può manipolare il campione biologico utilizzando metodi che non rispettino la vita e la sua trascendenza". Perciò? Come sarebbe: perciò?
(Poi c’è un articolo di Galvan, docente di logica e filosofia della scienza alla Cattolica di Milano. Il quale dice che la scienza è aperta. E’ aperta perché ultimamente infondata (come qualunque impresa conoscitiva umana), è aperta perché lascia inspiegati i "problemi ontologici di fondo". L’una e l’altra cosa – aggiungo io per riassumere l’articolo – si vedono bene dal fatto che puoi sempre chiedere: ‘perché?’. Galvan conclude: "se la scienza è aperta, essa è anche disponibile a passare la mano alla filosofia per la discussione, aperta alla trascendenza, dei tradizionali temi concernenti l’origine metafisica del mondo e della soggettività". Figuratevi se io non son contento: la scienza passa la mano alla filosofia! Però: 1. lo scienziato che passa la mano può sempre aggiungere: la passo a te, filosofo, perché non si tratta più di sapere: fregato!; 2. Galvan dice "trascendenza", e con una sorta di quaternio terminorum, lascia intendere che quel che trascende la scienza è trascendente in senso religioso, metaempirico. E invece può essere trascendentale, o rescendente, o immanente o non so cosa).